E io lo faccio lo stesso!
Insomma anche se mi sento perdente vi dico…. e ve lo canto ED IO LO FACCIO LO STESSO!!
Insomma anche se mi sento perdente vi dico…. e ve lo canto ED IO LO FACCIO LO STESSO!!
Invece per Capodanno nel mio cuore si è affacciato qualcosa che non esito a condividere con voi.
Vi auguro Buon Anno in un momento molto buio della mia esistenza e mi è di grande conforto ascoltare la canzone di Dylan “Forever Joung”.
Sentirsi come un ciuccio nella musica avrebbe significato essere felicemente disorientati.
Ho pensato in queste ore che ciò di cui mi sto occupando in questi mesi abbia a che vedere con il sentirsi come un ciuccio nella musica.
Oggi compio un altro giro di vite proponendo una sorta di “Nichilismo sublime”.
Vi proporrò l’ascolto di due brani musicali, di due canzonette, che apparirebbero in tutto e per tutto distanti anni luce.
Ho sempre resistito a vedere le opere d’arte come “Messaggi in bottiglia”.
In questo caso faccio una eccezione dichiarando che i due brani sono accomunati dallo stesso “Nichilismo sublime”.
Dubito che qualcuno di voi riesca ad esercitare con equanimità l’amore di per una piuttosto che l’altra. Due estetiche assolutamente polari.
Coloro che vogliano proporre qualcosa, possono contattarmi sulla mia mail personale
francesco.pazienza@mac.com
E ci accordiamo per la modalità.
Oltre a quella di Aldo, citato nel messaggio, attendo altre proposte di ascolto dello svolgimento della traccia.
Sarò davvero curioso di quanto vorrete condividere!
Io la mia parte l’ho fatta!
A voi la parola!
Quanta gioia mi pervade ancora ricordando quell’ultima fetta di notte trascorsa contemplando il Goetheanum ed ascoltando in quel maledetto grammofono, la musica di Laurie Anderson!
Pensate che Rudolf Steiner in più di una occasione sostiene che se il grammofono avesse preso piede non ricordo quale disgrazia sarebbe potuta abbattersi su di noi.
Beh il grammofono non solo si è affermato ma ha continuato la sua metamorfosi verso il giradischi, mangia-dischi, audio-cassette fino ai CD all’iPod che ormai è integrato in qualunque dei nostri smart-phone.
La volta scorsa la traccia ci chiedeva quale disco/canzone sceglieresti come emblematica della tua intera biografia.
Questa volta la traccia suggerisce di ripensare al primo incontro, presumibilmente infantile con la musica.
Indaghiamo la “Preistoria musicale”. Probabilmente le radici. Il primo incontro con l’elemento musicale.
L’ascolto e lo studio della musica come terapia del dolore. Fisico e psichico.
Partiamo chiedendoci: come ascoltiamo la musica?
Ho fatto lo psicanalista circa 40 anni e spesso mi sono chiesto: del discorso del paziente, ascolto le parole o la musica? Quanto l’una quanto l’altra?
Ad alcuni ex-pazienti, divenuti im-pazienti, ho confidato che io nei loro discorsi ascoltavo più la musica che le parole!
Perché con le parole ogni paziente vuole ipnotizzarci.
Quindi due buone cuffie e occhiali e mi lancio come Snoopy a cavallo del mio scooter elettrico per disabili…
Da questa postura che ho cercato sommariamente di indicare nasce la mia proposta di ascolto guidato e commentato a ritmo settimanale.
Nel maggio 68, non sapevo nulla di politica.La prima volta che scesi in piazza non impugnavo la bandiera di un partito o una convinzione. Niente falce e niente martello. Lo feci con la spontaneità ma anche la goffaggine di un diciottenne.
Sessantotto come Morte/RInascita nella biografia e nelle opere di due artisti-icona, protagonisti di quel tempo: De André e Dylan.
A meno di non riconoscervi una catastrofe, il Sessantotto non è stato un fatto politico ma qualcosa che ha riguardato il costume, la cultura, la socialità. Scelgo di celebrare il mezzo secolo dal Sessantotto parallelamente al centenario della fine della Grande guerra.
Maggio 68 e novembre 18 si fronteggiano da un capo all’altro del corso dell’anno.
Care/i,
scelgo l’atmosfera del primo di maggio (una festa a cui ho sempre attribuito gran significato) per annunciare qualcosa che avrei già potuto annunciarvi a Natale e a Pasqua. Ma ho preferito tacere.
Ci sarebbe stata anche l’occasione di un altro appuntamento significativo per me: il 21 marzo questo sito ha compiuto sette anni di vita. Ho deciso di lasciare l’esercizio della mia professione. Ho compiuto 67 anni e nemmeno la signora Fornero avrebbe obiezioni. Condivido con voi qualche considerazione .
Care amiche/i
Scrivo queste note per risvegliarmi dal mio letargo invernale.
Sono arrivate le elezioni e, come tanti, le ho seguite con interesse e curiosità.
Hanno vinto i due “populismi” temuti dagli “intellettuali”.
Io penso, ora più che mai, quanto ho già scritto dopo le precedenti elezioni politiche a proposito della sepoltura della volontà individuale nell’urna elettorale in cui ci sacrifichiamo come individui.
Trovate qui la mia più profonda convinzione in materia.
Si avvicina una ricorrenza che sento significativa. Il quinto anniversario dell’apertura di questo sito e la duecentesima paginetta pubblicata. Voglio ripercorrere, col pensiero del cuore, agli anni trascorsi parlando dell’alchimia quotidiana in seno al mio lavoro.
È relativamente facile vedere figure del mito, sirene o silfidi in un bel paesaggio di natura irlandese. Ma solo Barbara Santagostini riesce a scorgere altrettanto nell’immagine di una radiografia.
Io mi pongo in salvo a nuoto. Mi salvo da solo. Senza Salvatori. Rientro nell’elemento da cui siamo venuti. Le acque materne in cui dimoravamo prima del grande inconveniente. Per questo sarebbe meraviglioso… allagare Milano!
La casualità mi ha portato a vedere in sequenza un film di Godard e un cartone Miyazaki. Non avevo mai visto nulla del genere. Due pellicole estratte dal mazzo in una calda notte d’estate. Come due lamine dei tarocchi.
L’uomo si avvicina al momento in cui possa attingere nuove forze non solo nell’evitare l’incontro con il male, ma nell’affrontarlo e uscirne trasformato anche positivamente.
La recitazione della metamorfosi della relazione Padre/Figlio è iniziata. La mia “traversata immaginativa” l’ho sempre pensata come celebrazione di un mistero. Alla maniera di Grotowski e di Peter Brook. Teatro povero e rituale. Una “sacra rappresentazione”.
Se il centro commerciale è una agorà, l’IKEA è il labirinto di Teseo. Il labirinto del desiderio che, guidato dal filo della sapiente Arianna ci conduce fino alle casse.
Per me è meglio lasciar cadere il monoteismo. Ingoiarlo intero. Ora che Dio è morto. E il petrolio potrebbe davvero finire. Ora che il suo prezzo comincia a crollare.
Giocare a figurine implica una sospensione del pensare discorsivo. Implica un lasciarsi trascinare dall’immagine prima di un esercizio del pensare discorsivo.
Parlare di don Ciccio e della sua spalla fedele, Pierino, vuol dire contattare una zona remota della mia psiche. Un lavoro biografico e mitobiografico.
Una partita a ping-pong tra un ragazzino #ucraino e uno #israeliano. La mia foto può apparire come un allegro anagramma.
Qualcuno lavora ancora per amore ma nessuno ruba più per amore. Tanto meno restituisce con amore.
Quando mi misero a suonare il pianoforte, nelle prime classi elementari, mi innamorai del nome di una bambina che non conoscevo ancora.
Scippano coni gelato già leccati e ripartono rileccandoli felici a loro volta! Barcollano i fondamenti del vivere civile e i presupposti dell’igiene sociale
Così si ruba senza fantasia e senza allegria e non si rubano più oggetti desiderabili. Si ruba sempre di più solo denaro.
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