Goetheanum di notte e l’incontro con Claudio Gregorat. Musica come terapia del dolore QUATTRO

Come scrivevo nella pagina presedente

Sono cresciuto ascoltando non solo questi due “Bardi” Ebraici, Dylan e Cohen tra i quali inserirò presto un figura femminile: Joni Mitchell. Ho ascoltato il pop di quegli anni. Beatles. Rolling Stones, Bowie, fino al rock progressivo dei King Crimson, Genesis e dintorni.

Li portavo nel cuore finché intorno ai 40 anni sono diventato Antroposofo. Discepolo dell’Antroposofia steineriana.
E gli antroposofi dovrebbero ascoltare solo musica classica e solo dal vivo. Lo indicherò tra poco.

Questo sosteneva CLAUDIO GREGORAT interpretando le indicazioni di Rudolf Steiner.

Avvicinandomi a lui,  ricordo esattamente come ben presto compresi, che Claudio ed io non condividevamo le stesse credenze in materia di ascolti musicali e grammofoni.

Qualcosa ci divideva ma ben presto ci scoprimmo amanti dellOttuplice Sentiero Buddista che era guardato con sospetto dagli integralisti antroposofi. Malati di idiosincrasie.

Questo costituì la cifra di una curiosa amicizia. Curiosa ma affettuosa. Che bilanciava le differenze di approcci alla musica.

Ho un ricordo indelebile che ha come sfondo niente meno che l’edificio del Goetheanum a Dornach. Località poco distante da Basilea che ospita il Goetheanum come centro delle attività antroposofiche.

La sera avevo discusso con Claudio nelle sale interne del nostro Edificio delle nostre differenze di opinioni d’esperienze nell’ascolto della musica. Lui mi appariva un integralista antroposofo ed io un ragazzone tra i 40 e 50 che dal grammofono era passato al CD, all’MP3 fino al telefono in cui portavo a spasso la mia musica tritata dalle macchine! Oltre alla libreria Kindle!

Ricordo che uscendo dal Goetheanum feci un breve giro di diporto prima di andare a coricarmi concedendomi la contemplazione di questo presepe che appare come il Goetheanum di notte tutto l’anno.

Mentre giravo con l’auto ascoltavo con l’impianto audio, quel maledetto grammofono.  un disco di Laurie Anderson.

Ecco, lo trovate per intero qui

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Ci trovate una toccante evocazione dell’ultima lettera di Walter Benjamin che inseguiva le tracce di Rilke, Klee… L’angelo della storia. Il brano si intitola The Dream Before.
Ma ascoltate almeno questa, il trionfo finale dell’opera

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Il Goetheanum è ancora lì, a tre ore di auto da Milano. La musica ve l’ho fornita io, non vi resta che provare!

Se non lo fate non sapete cosa vi perdete. Io sono lì ogni notte!

Quanta gioia mi pervade ancora ricordando quell’ultima fetta di notte trascorsa contemplando il Goetheanum ed ascoltando in quel maledetto grammofono, la musica di Laurie Anderson!

Per vedere questa scena suggestiva invece dovete andare ogni anno al Goetheanum per la festa di San Giovanni! Ogni anno si danno appuntamento classi di scuola steineriana da tutto il mondo. E’ sempre bello vedere il Goetheanum invaso da giovani multietnici!

 

6 pensieri su “Goetheanum di notte e l’incontro con Claudio Gregorat. Musica come terapia del dolore QUATTRO

    1. Bello ritrovarla! Quando vuole ci proponga qualcosa. Non sono mai stato curioso di affari altrui ma di due cose lo sono stato. Cosa si legge e cosa si ascolta! Toglierei delicatamente cuffie/auricolari o libri che le persone leggono sui mezzi pubblici. Ma ormai usiamo sempre gli interi privati!!! 😉

  1. Francesco, grazie per questi ricordi, Claudio Gregorat è stato un grande maestro e un amico di princípi e la tua prospettiva rimarca tutto questo. Allora a presto, magari al Goetheanum dove, tra l’altro, non sono ancora stato.

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