Sofia è emigrata in Giappone. Godard e Miyazaki in una notte di mezza estate.

Godard e Miyazaki

Doppiato il Capo di Buona Speranza dell’equinozio d’autunno, posso cominciare a lavorare nella mia camera oscura. Quella del cuore.
Lavoro allo sviluppo delle immagini estive.
Provo a sviluppare immagini scattate in una serata nei giorni del solstizio d’estate.
Lo sviluppo ora, il fissaggio a Natale. Sviluppo e fissaggio come nella fotografia di una volta.

DUE FILM, UN ORACOLO

A Milano ha fatto un caldo feroce.
L’unico rimedio trovato è stato il rifugio in camera da letto, aria condizionata e il televisore collegato al computer che poteva offrirmi dei films.
Ne ho estratti due dal mio scaffale. Non l’ho fatto ad occhi chiusi. Nondimeno ho attribuito alla scelta valore oracolare. Come estraessi due carte dal mazzo. Due lamine dei Tarocchi.

Ho trovato “Questa è la mia vita”  di Godard e “Il castello errante” di Miyazaki. Due cose che appaiono distanti anni-luce. Bene la cosa si fa interessante. C’è da lavorare, vediamo…

Vivre sa Vie - GodardGODERE GODARD!

Prima mi sono goduto uno dei più significativi capolavori di Godard.
Godere-Godard, mi appare un’imperativo categorico!
Questa è la mia vita“, “Vivre sa vie“. Più radicale l’enunciato del titolo originale. Vivere la propria vita.
Io cerco di essere un analista biografico. Pane per i miei denti.
Questo film profetico testimonia al mio sguardo l’avvento dell’epoca postmoderna che irrompe nel moderno. Una epoca che si annuncia anche con l’avvento delle donne che nel cinema francese hanno un ruolo tutto speciale.

A chi abbia percorso la traversata immaginativa del mio libro apparirebbe immediatamente che il personaggio femminile, Nanà, ha una stretta parentela con quelle che lì saluto come le “sorelline”. Tutto il libro culmina nell’annuncio dell’epoca delle “sorelline”. Regine in Ibsen, Lara in Zivago, la sorellina del giovane Holden, fino alla Beatrice di Kill Bill, e a Lisbeth Salander in Millennium.

Dove il figlio soccombe nell’incontro col Padre, interviene la “sorellina” che invece trova la strada e in qualche caso addirittura redime il fratello. Il figlio del Padre.

Metamorfosi della relazione padre-figlio - Banner
Subentra quindi il soggetto femminile che si reintegra nel discorso da cui era stata esclusa.
Quel brutto fallo fischiato dal Buon Dio per il morso a quella mela che avrebbe dato accesso alla conoscenza.
Come dire: fuori le donne dalla filosofia. Fuori dalla camera del pensiero!
Un lungo periodo di squalifica del soggetto femminile, fino al movimento delle donne che a quanto pare è appena iniziato. Giusto con la morte del buon Dio. Lulù lo ha percepito immediatamente!

La storia quindi del tentativo di presa di coscienza e di autonomia di una ragazza. Tragicamente fallito nel film di Godard.
Una provinciale che arriva in città con la testa piena di sogni confusi.
Fotografia, cinema, magari mondo della moda, finché, sprovvista di mezzi si ritrova a battere un marciapiede.
Proseguirà il suo tentativo di riscatto (ancora quel dannato peccato originale?) fino al memorabile colloquio al bar con  un vecchio filosofo.
Ma sarà solo l’ultimo e più significativo incontro prima di piombare nel precipizio.
Nella successiva scena finale la vedremo crollare sull’asfalto freddata in un regolamento di conti tra protettori che ne avrebbero trattato l’acquisto.
L’accenno enigmatico e profetico alla Giovanna d’Arco di Dreyer ne aveva anticipato qualcosa che solo nel finale riceve il suo senso. Tragico.

Il castello errante di HowlIL CASTELLO ERRANTE. ASTRONAVE A VAPORE. ERRANZA DEL GRAAL

La casualità sincronica mi ha portato poi a vedere in sequenza il capolavoro di Miyazaki “Il castello errante”.
Non avevo mai visto nulla del genere.
Mi sono sentito stupido per avere avuto fino a quel momento una considerazione riduttiva dei cartoni animati giapponesi. Considerazione pregiudiziale e infondata. Ma sono pronto a rivederla!
Eccomi al lavoro.
L’opera di Miyazaki mi è apparsa qualcosa di paragonabile  a quella di Walt Disney.
Questo rappresenta immaginativamente la condizione moderna caratterizzata dal capitalismo (Paperino, Il miliardario Paperone e Topolino, quella specie di Marco Travaglio ante litteram, pur sempre investigatori di ascendenza Amletica).

Miyazaki mi pare invece offrici un analogo paesaggio ma, questa volta, del mondo post-moderno. L’impero di Cindia nel mondo globalizzato.
Da diversi anni le conversazioni con un amico imprenditore e appassionato importatore di manufatti cinesi mi hanno messo quel che si dice una pulce nell’orecchio.
È possibile che lo straordinario potere acquisito negli ultimi decenni dalla Cina, dall’India e dintorni, abbia qualcosa a che fare con la forza dei miti, delle ideologie che questi popoli hanno alle spalle.
Vien quasi da pensare che questo avvento sia uno dei segni più visibili dell’ingresso nell’epoca post-moderna.
Cesura drammaticamente segnata anche dalla conclusione della Seconda Guerra Mondiale con le prime esplosioni atomiche per opera americana, a spese del Giappone di Miyazaki. In lui il ricordo e il riferimento nella sua opera è continuamente presente.
Può essere infine che, dal fondo dell’anima di questi popoli, il Tao, Confucio e lo Shinto, il Buddismo Zen, abbiano qualcosa a che fare con l’irruzione potente dell’Asia nella economia globale?

Tornando all’opera di Miyazaki potremmo concludere tranquillamente di sì.
Incredibile come il suo occhio sia sempre attento ad almeno due piani della realtà.
Quello dei vecchi stregoni della modernità che han costruito il potere del denaro e le macchine (lo stesso castello errante è rappresentato come una macchina, una buffa astronave a vapore, un curioso castello del Graal) e il mondo celeste in cui scorre incontaminata la vita corroborata dalla linfa dello Scintoismo. Gli esseri soprannaturali che governano la natura. Anche loro fiancheggiano il cammino dell’uomo che cammina dritto, con i piedi in terra e la testa in cielo.

Guardato da questo punto di vista l’opera immaginativa di Miyazaki appare qualcosa di parallelo al Mahabarata, all’Odissea o alle immaginazioni goethiane del Faust o alle mitologie europee soggiacenti a “il signore degli anelli”.

Mille altre cose ci sarebbero da dire e qualche centinaia spero di riuscirne a dire in futuro. Di entrambi i film scriverò più dettagliatamente.
Per ora, introduttivamente, mi limito a tirare una conclusione che collega direttamente questi due film così diversi in ogni senso eppure entrambi convergenti su una riflessione sul femminile.
Per un verso Nanà che, come punto di approdo dell’epoca moderna, cerca di accedere ad un ruolo di autonomia esistenziale che la modernità ha stentato a riconoscere alle donne. Fino ai movimenti che aspirano ad una parità sociale di genere.
Per altro verso i personaggi femminili in Miyazaki.
Nel castello errante, questa curiosa versione in macchina-astronave a vapore del castello del Graal, troviamo protagonista un ennesimo personaggio femminile miyazakiano.
Sophia, il nome è tutto un programma rispetto al contesto che ho appena indicato.
Sophia come la donna che accede a quel pensare finora maschile. Quello della filo-sofia! Che è poi amore di Sofia! Il cerchio si chiude!
E anche Sophia è una figlia particolarmente devota di un padre! E viene rapita da un mago tipo Artù o Merlino e portata nel castello-astronave a vapore del Graal!
Sembra un declinazione di Parsifal al femminile. Trova la dimensione errante del Graal.
Costituisce il rovescio di Lisbeth Salander nel suo duetto col padre.
Medio proporzionale: Pippi Calzelunghe.
L’andamento fugato della trama si annuncia in una frase che mi ha particolarmente colpito e che risuona nel discorso di una sorella che apostrofa così Sophie:

SORELLONA!
DI SE’ STESSI BISOGNA DECIDERE DA SE’ STESSI!

Spero di aver intuitivamente indicato il senso che ho percepito dalla decifrazione oracolare che mi ha portato ad accostare due cose apparentemente così distanti in ogni senso.
È questo il lavoro dell’analista biografico.
E si può applicare ad ogni svolta del lavoro interiore dentro o fuori dalla stanza d’analisi.
È sufficiente la stanza del cuore.
Sì, la camera oscura in cui in autunno sviluppiamo la pellicola dell’estate.

EPILOGO ATENIESE

Se vi raccontassi come si sia conclusa quella cruciale serata, quella notte di mezza estate, pensereste ad una finzione costruita ad arte ma è la semplice verità.
Nella notte la mia attenzione è stata assorbita, come quella di molti, dai risultati del referendum intorno al destino sociale del popolo greco.
Parlavamo di amanti di Sophia?
Allora?
La Grecia ci serve o no nell’idea attuale di Europa?
Possiamo buttarla come la buccia di un arancio spremuto?
Nella storia di solito si fa così!
In questo caso Sophia è comunque in salvo.
Presso la mente e il cuore di un bambino che ha assistito alla prima esplosione atomica a scopo bellico: Hayao Miyazaki!
Sophia è emigrata in Giappone!

 

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