Musica come terapia del dolore DUE

Care/i, nella pagina precedente ho indicato la possibilità che ciascuno sviluppi la traccia in modo personale e decida o meno se condividerla qui.

La volta scorsa la traccia ci chiedeva quale disco/canzone sceglieresti come emblematica della tua intera biografia.

Questa volta la traccia suggerisce di ripensare al primo incontro, presumibilmente infantile con la musica.

Indaghiamo la “Preistoria musicale”. Probabilmente le radici. Il primo incontro con l’elemento musicale.

Io l’ho svolta per me stesso e credo che partire dalla testimonianza di noi stessi valga più dell’affermazione di qualunque altra esortazione o didattica.

Svolgo pertanto il mio sviluppo della traccia sperando che possa istigarvi a fare altrettanto per voi stessi. Mi piacerebbe avere testimonianze di diversi sviluppi della traccia.

Ecco la mia!

Una voce in iscatola

Credo di essere stato un bambino fortunato. I miei due genitori erano intonati e amavano cantare. Poteva risultare noioso ma questi ascolti non erano sgradevoli.

Durante le gite domenicali ai laghi la nostra Fiat 1100 Blu diventava una scatola magica, una musical box che conteneva la voce di mio padre e di mia madre che si alternavano nel canto.

Lui cantava canzoni napoletane. E in particolare questa che vi offro nella suggestiva esecuzione di Elvis. Ma mio padre la cantava in modo analogo

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Ma mio padre (ve ne racconterò qualche altra memorabile) era uomo di contrasti e cambi d’umore imprevedibili. Cantava con la stessa passione melodica un’altra canzone del tutto diversa. Cantava anche Lily Marlene in un tedesco che pur non parlava. Come io cantavo Dylan col mio inglese piccolo-piccolo! Ed io preferivo di gran lunga questa. Densa di misteri inquietanti.

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Anche mia madre cantava. cantava arie per signorine. ricordo in particola questa che evocavo il ponte di Pavia per via di un celebre film:“Come pioveva così piangeva”.

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In tutto questo, nulla che facesse presagire un ritmo.

Si dispiegava liricamente la voce. In totale assenza di strumenti ritmici. Non c’era la sala motori!

Oscurità del canto. Tamburi lontani.

Il ritmo era solo negli accenti delle parole nel canto.

Quell’effetto strano che facevano quelle strane cose che si sentivano a scuola.

Le poesie.

Ma poi è successo qualcosa ed era ancora

Una voce in altra scatola.

Ma la voce era più potente. C’era il microfono, c’era un sacco di gente e la scatola non era più la 1100 berlina ma un torpedone. Un pullman noleggiato per le gite in montagna. Si andava a sciare.

Dal microfono un lontano cugino proclamava di aver visto un cow boy laggiù nel far west che corre a cavallo da ovest ad est. Anche la Casetta in Canadà. Inizia l’epoca dei cugini di cui dirò tra poco. Ne ho parlato piu estesamente qui.
Come vi mostrerò l’avvento dei cugini ha portato il ritmo che dormiva nel canto dei miei genitori. I cugini mi porteranno il Rock!

 Occorre che spieghi come sono arrivato alla musica come terapia del dolore.
Fisico e psichico.

Ho indicato come nella mia biografia i ricoveri ospedalieri in emergenza, le operazioni, le malattie divenute croniche abbiano costellato il mio tempo. Col tempo imparai a riconoscerle come una iniziazione a non so cosa…

Ognuno di questi eventi ha segnato un passaggio di soglia.

In alcune pagine ne ho indicato la possibile significazione ma non ho ritenuto di dire di più della mia biografia. Lo sto facendo adesso che sto lavorando a qualcosa che potrebbe diventare un romanzo.

Di pagine inerenti trovate tracce precedenti qui

Ma tuttora non mi sento di affermare la credenza secondo cui ogni malattia è portatrice di evoluzione spirituale. Malgrado lo pensino in molti, persino tra i miei colleghi più prossimi.  Filosofi, psicanalisti e antroposofi.

Di malattia si può morire. Ma mi è più facile considerare il ciclo di nascita, morte e reincarnazione, indicato dalle spiritualità indo-europee piuttosto che alcune affermazione del Credo Cristiano in materia di Reurrezione della Carne (Che orrore) e vita eterna (Che incubo!) . Analogamente varie professioni di fede nella nebulosa new-age, occultistico-esoterica.

Mi limito a considerare la mia esperienza che mi sta convincendo che la musica (anche solo l’ascolto e lo studio) siano una sorta di “terapia” per la tolleranza del dolore, fisico e psichico.

Forse la prima manifestazione del valore terapeutico di questa terapia l’ho avuta senza esserne cosciente in occasione del primo “grande incidente” della mia biografia. Nel XXI anno sono diventato paraplegico e qui qualche lettore di qualche anno dopo ha ravvisato la mia prossimità alla nozione di Resilienza di cui ero ignaro. Ne parlo qui.

Pagina pubblicata qui il 19 gennaio 2020!

Curioso che questa pagina in bozza da almeno due anni, sia stata pubblicata pochi giorni prima del manifestrarsi della pandemia.

 

La pandemia di COVID-19 è stata una pandemia diffusasi a livello globale dal dicembre 2019, successivamente dichiarata come emergenza sanitaria globale dall’Organizzazione mondiale della sanità dal 30 gennaio 2020 al 5 maggio 2023, della cosiddetta “malattia da nuovo coronavirus“, meglio nota con la sigla di COVID-19.

https://it.wikipedia.org/wiki/Pandemia_di_COVID-19

Bene, concludo chiedendomi e chiedendovi se la pandemia ci ha lasciato qualche dono musicale.

Quale la nostra colonna sonora del nostro look-down?

Ho già fatto l’esempio di Ocean to ocean di Tori Amos

Molti altri se ne potrebbero fare… vi lascio offrendomi un frutto molto succoso del look-down.
Questo

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4 pensieri su “Musica come terapia del dolore DUE

  1. Mio caro Francesco sai che non leggo quasi più ma se capito qui non riesco a non leggerti. Come scrivi e quello che scrivi mi rapiscono. Per questo frequento poco il tuo blog….
    questo è il mio grande grazie contradittorio e sentito a cui aggiungo un grande abbraccio
    Maia

    1. Grazie Maia, hai l’attenuante però di leggere quanto scrive uno che come te non legge più. In realtà proprio per questo lavoro qualcosa leggo, ma poco e spesso audiolibri. Sono teatralizzazioni dei testi, se fatti bene!

  2. buonasera Francesco.
    Il mio incontro infantile con la musica? “montagne verdi” di Marcella Bella. Il suono proveniva dalla radio, anno 1972 ed ero molto piccola.

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