Conversazione sul mondo dei sogni (2019)
Estratto di una conferenza tenuta il 25 maggio 2019 presso la sala consiliare di un comune nelle Prealpi.
Lo stato di sogno tra veglia e sonno profondo.
Estratto di una conferenza tenuta il 25 maggio 2019 presso la sala consiliare di un comune nelle Prealpi.
Lo stato di sogno tra veglia e sonno profondo.
Vi offro qualche estratto dal mio quaderno di lavoro interiore.Una cronaca dei miei disorientamenti. Dalla Brexit all’incubo della pandemia. Esercizi di tolleranza del non-capire.
Ritengo una grande fortuna essere accolti da vecchi nei luoghi in cui abbiamo trascorso le prime vacanze bambini.
E’ cosa buona e giusta. Visto che la terza età è una villeggiatura e che da vecchi si ritorna spontaneamente bambini
Nel maggio 68, non sapevo nulla di politica.La prima volta che scesi in piazza non impugnavo la bandiera di un partito o una convinzione. Niente falce e niente martello. Lo feci con la spontaneità ma anche la goffaggine di un diciottenne.
Ma in fondo anche i piccoli invalidi trasgrediscono, loro malgrado, una norma.
L’immagine comunque di uno stato di cose in cui gli invalidi governino il mondo seduti è una immagine curiosa. Qualcuno li chiama “diversamente-abili”. Ma diversamente-abili sono davvero soltanto gli angeli.
Sessantotto come Morte/RInascita nella biografia e nelle opere di due artisti-icona, protagonisti di quel tempo: De André e Dylan.
A meno di non riconoscervi una catastrofe, il Sessantotto non è stato un fatto politico ma qualcosa che ha riguardato il costume, la cultura, la socialità. Scelgo di celebrare il mezzo secolo dal Sessantotto parallelamente al centenario della fine della Grande guerra.
Maggio 68 e novembre 18 si fronteggiano da un capo all’altro del corso dell’anno.
Quando ho letto il tuo scritto ho tirato un respiro di sollievo e mi sono detto: ecco perché io non firmo mai gli appelli di nessun tipo! La penso anch’io così ma tu me l’hai spiegato meglio. Ecco, credo che questo sia il dovere del giornalista.
In questi mesi in Alta Brianza non ho mai sentito nessuno parlare di politica. Mi è sembrato fin strano, occasionalmente a Milano, in birreria al Ticinese, al tavolo a fianco, sentire discutere animatamente di politica. Non ritengo necessariamente utile farlo. Io per primo non avrei molto da dire. Cerco di osservare. Di ricordare. Di comporre interiormente accordi che mi sembrano dissonanti. Non sono Schoenberg ma con l’orecchio del jazz qualcosa mi riesce.
Io non potrei scrivere così se non custodissi nel cuore la poetica di Dylan e di Cohen. La svolta che mi avvicina più ai 70 che ai 60 anni è un tornante da cui sento non si transiti facilmente senza perfezionare l’arte del lasciare andare. Dell’Arte di lasciare andare sento parlare da più di trent’anni. Ma prima, da giovane, suonava come una esortazione morale, nel migliore dei casi una proposta di esercizio spirituale.
Ora mi appare come una necessità irrinunciabile per transitare da certi varchi del tempo. Ma che cosa ha prodotto in me questo cambiamento di punto di vista?
Avvicinarsi al Natale sembra ogni anno più difficile. Per fortuna ho scritto delle pagine utili per intuire di cosa si parli quando si parla del Natale.
Settembre è nella nostra memoria la ripresa dell’a-Squola. Anche ora che siamo cresciuti, settembre è il mese della ripresa della scuola della vita: il nostro lavoro e i rapporti sociali che intorno a questa si tessono.
Una pagina con una storia/riflessione su due elementi fondanti della vita quotidiana al mattino: giornale e caffè! E una domanda su tutte: voi a chi dareste gli estremi della vostra carta di credito?
Non è la tempesta, i venti apocalittici che ci spaventano. A questi ci stiamo abituando. La grande opera che ci viene chiesta e di lasciare andare sé stessi! Un anno fa, sulla scena, ho raffigurato me stesso nell’esercizio della mia professione. Alle soglie del solstizio d’estate mi sorprendo a considerare che in quei giorni mi troverò felicemente coinvolto di nuovo in una impresa teatrale. Questa volta però mi è stato chiesto di interpretare il ruolo di Shakespeare in persona. Per fortuna uno Shakespeare un po’ stordito!
Dove si nasconde, dove si mimetizza il tempo libero? Forse il tempo libero è quello che dopo il lavoro che ci dà da vivere, spendiamo facendo girare un nuovo girone del mondo economico e lavorativo. Fare buon uso del tempo libero è diventata una nuova occupazione? Oppure offrire proposte per il tempo libero è diventata una nuova occupazione. Dove è finito il gioco? Una mia riflessione sul tema.
Le fratture sono eventi. La nostra biografia non riesce a farne a meno. Quali fratture hanno costellato il corso del tempo della nostra biografia? Che lavoro può essere il lavoro interiore di un fratturato?
Nel solstizio d’estate ci si perde, si esce dalla propria testa, si è letteralmente “fuori di testa” e ci si precipita nel ventre del cielo verso le costellazioni più lontane.
In quel tripudio di luce, ci si può sentire persi e confusi. Per questo le tradizioni più diverse hanno forgiato la festa dei fuochi e delle lanterne accese qui in terra.
Abbiamo mai riflettuto sull’etimologia di questa parola? Eccola. Viene dal verbo vacare. Essere vacante. Non esserci più. Non stare. Vagare. Forse sognare.
È tutta la vita che fonti ben informate mi garantiscono che, al momento giusto, le cose ci vengano incontro senza alcuno sforzo… Domenica 14 giugno, presso la biblioteca Chiesa Rossa a Milano, prima prova aperta dello spettacolo “Padri e Figli” ricavato dal mio libro “Metamorfosi della relazione padre/figlio”.
Dopo la sepoltura della pubblicazione il testo del mio libro risorge nella testimonianza del mio primo lettore. La Pasqua è vicina. Coraggio lettori!
Se il centro commerciale è una agorà, l’IKEA è il labirinto di Teseo. Il labirinto del desiderio che, guidato dal filo della sapiente Arianna ci conduce fino alle casse.
Sono arrivato fino a Lugano ad inseguire il mio desiderio di pizza oltre i confini di stato, cavalcando il limite della scelta di evitare alimenti animali.
Posso finalmente annunciare che domenica 16 novembre, alle ore 16, nell’ambito della manifestazione Bookcity a Milano presenterò il mio libro intitolato “Metamorfosi della relazione Padre/Figlio”
Parlare di don Ciccio e della sua spalla fedele, Pierino, vuol dire contattare una zona remota della mia psiche. Un lavoro biografico e mitobiografico.
Una partita a ping-pong tra un ragazzino #ucraino e uno #israeliano. La mia foto può apparire come un allegro anagramma.
Ognuno di noi frequentando corsi e vivendo la vita, recandosi alla messa o dall’analista, recitando mantram o meditando, ci riesce a cambiare?
A chi oggi mi faccia l’onore di chiede consiglio per una formazione psicanalitica, racconto che in quegli anni a Milano si viveva in un certo fervore.
Tutti facciamo giri strani. Nei taxi, come nelle ambulanze e nei cuori a volte non è facile scrutare.
Concludendo il mio anno mi trovo a scoprire che è stato un anno di un mio ritiro dal mondo.
(Non esco quasi più di casa)
Riflessione sul sacro mistero del lavoro. La vita fa delle nostre opere ciò che crede. Col nostro sudore ci tratta come cani di paglia.
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