Un vecchio e una bambina.

Care/i
Circa un anno fa ho annunciato il mio ritiro. In campagna, in pensione. Come la si voglia chiamare. Non saprei nemmeno io, ma questo è.  E sta bene.
Grazie a diverse circostanze positive il trasloco c’è stato. Meno doloroso e traumatico di quanto temessi.
Certo abbandonare una casa a Milano che in modi e tempi diversi ho abitato per quasi 50 anni non è poca cosa. Lì ho mantenuto il mio studio dal 1981. Nel loro piccolo son numeri grossi.
Ma è andato tutto bene.
La cosa più significativa che posso dire è che malgrado la salute non sempre sia dalla mia, non mi sono mai nemmeno lontanamente pentito di questa scelta.
Ho amato e amo abbastanza Milano da saper vivere questo allontanamento non come un fuga, non come un diniego. Si può amare bene anche a distanza.

 

 

E nel frattempo perfezionare l’amore per le Prealpi lombarde in cui mi sono insediato. Le stesse Prealpi che mi hanno visto bambino in villeggiatura con mamma. La prima mezza-montagna  della mia prima vita infantile.

Ritengo una grande fortuna essere accolti da vecchi nei luoghi in cui abbiamo trascorso le prime vacanze bambini.
E’ cosa buona e giusta. Visto che la terza età è una villeggiatura e che da vecchi si ritorna spontaneamente bambini.

 

Come sempre, le aspettative più sensate e ingenue sono andate deluse.
Ho intravisto qualcosa da fare.
Prendere questo lavoro di un settennio nel blog, queste paginette disseminate qui e offrirgli un contesto più unitario e sensato. Credo che il materiale ci sia per più di un libro.

Quel che mi manca è la forza di compiere questo proposito.
Va bene raccogliere le paginette del passato ma occorre anche uno spirito nuovo.
E’ questo spirito, questo eros che tarda a farsi attingibile a me.

Il nuovo ha le sue leggi per venire alla luce.
Da qualche decennio so che a me, per costruire una nuova casa, occorrono un paio d’anni. Siamo appena a metà e posso permettermi solo questi pensieri stentati.
Lo so che per molti all’indomani di un trasloco mancano solo le tende e qualche lampadario. Ma non è così per me che osservo giorno per giorno le nuove combinazioni delle mie vecchie cose. Le cose possono parlare e spesso acquistano vita propria. Ci parlano. Occorre ascoltarle.

Il semi-interrato ha raccolto tutti gli oggetti che pensavo passassero in secondo piano. Libri, poltrone. Nella “zona giorno” non voglio vedere libri in giro. Gran parte di quanto aveva attinenza alla mia vita professionale l’ho messa in stato di sonno. Loro han cominciato a sognare e mi han chiamato ad esserne soggetto. Chissà se rifioriranno. Li ho sprofondati in un sottosuolo che non so quanto sarà fertile.

Ne è nato un locale multiforme.

Oltre a divani e poltrone, libri e scaffali è fiorita una nuova pianta. Una struttura quadrata di circa 3 m di lato. Altezza 50. Questo mi permette di accedervi senza sforzo dalla carrozzina. Di poter essere “messo al tappeto” senza sforzo e senza aiuti. Perché “essere messo al tappeto” è una condizione igenica al pensare. Me lo ha insegnato lo Yoga.

Ma questa pianta è sorta anche perché mia moglie Natasha ha intrapreso una formazione Shiatzu.
E da questo tappeto rialzato per me e rivestito di futon anche lei può studiare ed esercitare quest’arte.
Il nostro patto è che io chiuda e lei apra con l’esercizio di una professione.

La mia carriera non è stata facile né lineare. Non cambierei nulla perché questo è stato il mio destino.
Ma se da vecchio potessi consigliare un giovane apprendista terapeuta gli direi di considerare il corpo prima della filosofia o della psicologia. Di cercare queste nell’esercizio del corpo.
E’ solo questione di metodo. Non si perde niente. Ma si parte da ciò che ci è più prossimo.

L’esperienza del corpo. L’esperienza percepibile prima del riferimento al Logos. Quello che mi ostino a invocare come “pragmatismo sublime”. La “fisiologia occulta” include anche la psicologia.
Noi e il nostro corpo. Il corpo e il non-corpo. La Terra e il Cielo. Lo Yin e lo Yang da cui nascono le diecimila cose. Si comincia da lì. Lo so da una notte del 1973 al primo incontro col Tao.

E oggi da qui mi sembra di ritrovare la Via. Il Tao, appunto.

E questo Shiatzu che mi riporta al Tao, quella Via che mi fa intravedere i rudimenti della Medicina Tradizionale Cinese.
Una radice ancora più antica di quanto finora avessi immaginato delle cose più sacre che mi hanno accompagnato fin qui per qualche decennio tra lo Yoga e l’Antroposofia. 

Avevo già abbozzato altre considerazioni ma preferisco fermarmi qui. Riprenderò presto il discorso.

E’ “presto” è per me un termine scivoloso. Ne sono consapevole ma lascio che sia. Ho bisogno, ora più che mai di prendere il mio tempo.

Ah, a proposito! La rievocazione de “Il mio Sessantotto” non è ancora finita anche se ho idee abbastanza precise.

Ma anche per questo mi prendo tempo. Sono partito comunque con un anno di ritardo ma quel che vedo è così significativo che investe le prospettive dei prossimi decenni, come minimo.

Mi consola il fatto che con altrettanto ritardo un Pontefice massimo si sia espresso in proposito.
E sostenendo tesi diametralmente opposte alle mie.
Non vedo nemmeno il motivo di confrontarmi con esse. Non è la prima volta che, sebbene legga i Vangeli da sempre, sostenga il contrario di un Pontefice Massimo. Mi piace pensarmi come Pontefice Minimo. Almeno di me stesso.
Lascio che sia anche quello e cerco di andare avanti per la mia strada.

Grazie di esserci ancora, grazie dell’attenzione che vorrete dedicarmi!

10 pensieri su “Un vecchio e una bambina.

  1. Caro Francesco, apprezzo e condivido queste tue scelte drastiche e necessarie. Per continuare a vivere, bisogna cambiare. A volte è arduo lasciare il percorso noto ma il primo passo, decisivo, secondo me è esattamente quello che hai attuato:nuova zona, nuova casa, spazi da inventare, diversi, proiettati verso il futuro. Liberi dagli schemi pregressi. Lo vorrei fare anch’io ma la mia importante, prevalente metà adora lo spazio che ci ha visti giovani e ci osserva invecchiare… Continuo a seguirti dal mio piccolo spazio di mondo. Felice giornata. ❤️

    1. Grazie Adele, confermo tutto, con una riserva soltanto sulla proiezione verso il futuro!
      Ho l’impressione di sprofondare sempre più profondamente nelle mie origini. Penso più al passato che al futuro ma felicemente! Buon solstizio!

  2. belle le tue parole, Francesco. Mi sembra che lo spirito buono aleggi, eccome, nella tua nuova casa. Un abbraccio

    1. Grazie Marina, altrettanto da te, per quanto percepisco! Buon solstizio! Lo festeggeremo con il Sogno di una notte di mezza estate, come sempre. Shakespeare mi parla sempre più intimamente!

    1. Grazie Dora, immagino che qualcosa ti risuoni 😉
      Buon cammino verso il solstizio.
      Nella MTC sto scoprendo che non manca nulla: respiri (soffi della terra) tempi biografici!
      Un mondo nuovo per me!

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