Il mio Sessantotto (1). Il Sessantotto ha “ringiovanito” il Mondo.

A meno di non riconoscervi una catastrofe, il Sessantotto non è stato un fatto politico ma qualcosa che ha riguardato il costume, la cultura, la socialità. Scelgo di celebrare il mezzo secolo dal Sessantotto parallelamente al centenario della fine della Grande guerra.
Maggio 68 e novembre 18 si fronteggiano da un capo all’altro del corso dell’anno.

Francesco Pazienza – Biografia umana e scrittura creativa

Francesco Pazienza è stato analista biografico. Qui, ora, scrive di biografia umana, letteratura, tecniche meditative, Antroposofia. Ultimi post pubblicati 10 Settembre 202210 Settembre 2022 Biografia umana Il mio gioco preferito Pertanto il bambino inappetente aveva trovato il modo di studiare i movimenti delle gru in riva alla Darsena e di governarli con la pressione di un dito sul cucchiaino posato sul banco del seggiolone. L’esclamazione gioiosa e gloriosa “Ho fatto la gru!” ha quindi tutto il suo spessore. Avevo scoperto il valore e la potenza dell’Analogia. Una divina Simmetria legava il mio cucchiaino alle gru in riva alla Darsena! Leggi l'intero articolo 2 Luglio 20224 Luglio 2022 Biografia umana Mille libri, cento quaderni e i cuscini di meditazione che tendono a zero. Meno di cinque cuscini hanno segnato la mia biografia in modo più incisivo di mille libri e di cento quaderni. Ecco perché i cuscini tendono a zero. Ciò che si usa si consuma e non lascia resto. Leggi l'intero articolo 11 Settembre 202023 Ottobre 2020 Meditazione Conversazione sul mondo dei sogni (2019) Estratto di una conferenza tenuta il 25 maggio 2019 presso la sala consiliare di un comune nelle Prealpi. Lo stato di sogno tra veglia e sonno profondo. Leggi l'intero articolo 24 Maggio 202023 Ottobre 2020 Biografia umana Una contraddizione di Glenn (ancora Elogio della contraddizione) Quale contraddizione ci rappresenta di più? Qual è il dilemma che non abbiamo mai risolto e che forse non risolveremo mai, ma che ci porta avanti? Leggi l'intero articolo 22 Aprile 202024 Ottobre 2020 Vertigine del Tempo Navigando nel vasto mare del Non-Sapere. (L’essenziale lo dicono i poeti) Vi offro qualche estratto dal mio quaderno di lavoro interiore.Una cronaca dei miei disorientamenti. Dalla Brexit all’incubo della pandemia. Esercizi di tolleranza del non-capire. Leggi l'intero articolo 25 Gennaio 202024 Aprile 2020 Antroposofia Metamorfosi del […]

Le cantine e la piazza. Riflessioni post-elettorali, marzo 2018

Care amiche/i
Scrivo queste note per risvegliarmi dal mio letargo invernale.
Sono arrivate le elezioni e, come tanti, le ho seguite con interesse e curiosità.
Hanno vinto i due “populismi” temuti dagli “intellettuali”.
Io penso, ora più che mai, quanto ho già scritto dopo le precedenti elezioni politiche a proposito della sepoltura della volontà individuale nell’urna elettorale in cui ci sacrifichiamo come individui.
Trovate qui la mia più profonda convinzione in materia.

Quando la signora Pazienza impastava la pizza.

Impastare la pizza

La signora Pazienza inpastava la pizza. In via Savona 10 a Milano. Poteva essere il 1955. Siete liberi di controllare. Il multietnico a Milano ha lontane radici. La prima etnia a comporre il multietnico é stata quella dei terroni. Mio padre lo era. Emigrato a trent’anni. Una fidanzata a Milano. La volta che la signorina, mia mamma, si era ammalata. Ventenne, finalmente era andata al paese dei genitori. Emigrati una generazione prima in Alzaia Naviglio Grande. Vicino al mitico vicolo delle lavandaie. Quelle me le ricordo davvero, in riva al naviglio. E dire che mia madre si vergognava di dire che era nata lì. Vertigine del tempo! (per me suona come una imprecazione!) Doveva starci qualche giorno, invece si è ammalata ed è rimasta qualche mese. Il medico condotto, don Ciccio Pazienza, Francesco come me, aveva un figlio studente in medicina. Lo accompagnava nelle visite. Il resto é facile indovinarlo! Dopo un fidanzamento, in mezzo una guerra mondiale, é arrivato a Milano. La valigia di cartone conteneva una laurea in medicina. Conseguita a Roma. Città lasciata con gran rimpianto. Papà non ha mai nascosto che Roma sarebbe stato meglio. Allora io e mia madre ci guardavamo. La nostra esistenza cancellata con un colpo di spugna. Strana sensibilità i terroni. Comunque lui é arrivato qui. E mia madre ha imparato ad impastare la pizza. Ma non la impastava tutti i giorni, solo quando invitavano a cena il dottor Soregaroli. Magico nome. In grado di ribaltare la casa al suo pronunciamento. Non oso digitarlo su Google. Lo mantengo così….Un Mantram. La chiave che spalancava le porte del salotto buono e della sala da pranzo. Per i primi dieci anni io non ho avuto una stanza personale. Ma c’era il salotto buono e la sala da pranzo. Si apriva raramente ma c’era. In quei casi mia madre, sulla tavola […]