Incontri con uomini straordinari

[dropcap type=”circle” color=”#COLOR_CODE” background=”#COLOR_CODE”]Q[/dropcap]uesto primo segmento preliminare del racconto sta ad indicare la mia posizione paradossale. Allora come adesso cerco di coniugare uno spirito innovativo con un rispetto del valore delle tradizioni. In qualunque contesto, in ciascun incontro.

Sono stato un uomo fortunato perché, malgrado il mio percorso universitario non sia stato lineare, (ne accenno qui) ho frequentato i due chiostri dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano in anni (i primi dei ’70) in cui il suo suolo era ancora calcato da personalità fuori dal comune.

Sofia Vanni Rovighi

La matricola che sono stato ha avuto la buona sorte di incontrare in quei chiostri personalità memorabili. Qualche volta ho assistito anche a qualche loro lezione.

Gustavo Bontadini

Individualità del calibro di Sofia Vanni Rovighi , Gustavo Bontadini, (li vedete in foto) ma anche la più giovane Elisa Oberti e un Giovanni Reale relativamente in erba, ma già rigoglioso.
Non trovo on-line una immagine di Elisa Oberti e me ne rammarico. Le ho dedicato così qualche parola in più.
Non includo ora la figura di Emo Marconi a cui sono intimamente connesso da un legame speciale che merita considerazione a sé. Vedremo presto il primo incontro con lui ma questa relazione mi accompagnerà a lungo e in profondità.
Adriano Bausola era un docente ordinario, non ancora rettore.
Funzione ancora saldamente esercitata da Giuseppe Lazzati (anche lui in foto). Giuseppe LazzatiAllievo diretto, di Padre Gemelli.
Nel suo studio dall’arredamento severo, ebbi udienza almeno una volta, insieme a qualche femminista furiosa, a qualche militante di “Lotta Continua”. Erano anni così. C’è anche chi però nello studio del rettore non è mai stato ricevuto.Studenti - Anni 70

Diversamente da molti, il fatto di sviluppare un percorso personale, alternativo al sistema proposto, non mi impediva di percepire il valore di individualità sorprendenti. Che non per questo stavo ad ascoltare. Ma, istintivamente, ne percepivo e riconoscevo la presenza.
Era anche per loro che tappezzavamo i muri di cartelli. I cosiddetti Tatze-bao.

 

Pietro Zerbi

Una volta trascrissi per intero la traduzione di una ballata di Dylan. E la dedicai a monsignor Zerbi,
che aveva ricevuto l’incarico di vegliare sulla cristianità dei contenuti trasmessi dai docenti.

Bob Dylan

 

Gli sussurravo… [quote align=”center” color=”#999999″]Sta succedendo qualcosa qui e tu non sai che cos’è!
Non è così mister Jones?[/quote]

Era solo il ritornello della dylaniana Ballad of a thin man” (Lasciatela scorrere mentre continuate la lettura…!)
Zerbi era effettivamente un uomo alto e molto magro, avvolto in una tunica nera…
In realtà non stava succedendo niente se non nella nostra immaginazione. Ma questo non fu poca cosa.

Sorvegliare la cristianità dei contenuti di insegnamento… La cosa non era poi campata per aria.
Ora vi spiego perché.

Una mattina, nell’ultimo anno di insegnamento di Elisa Oberti, prima della sua malattia e prematura scomparsa…
Ma devo raccontarvi qualcosa di lei…
Questa straordinaria signora insegnante, chiamiamola semplicemente Elisa…
Elisa sapeva trasformare le lezioni in brillanti conversazioni. La germanistica e la filosofia, la musica danzavano in limpidi concetti e brillavano in acuti rimandi reciproci. Tra le sue competenze tra loro e tra lei e noi.
Certo, allora ero l’individuo coi capelli lunghi, la barba romantica e un orecchino… Francesco PazienzaNon ero certo Corto Maltese, portavo già elegantemente le mie stampelle. Ma non ero ancora uno di degli innumerevoli individui della serie uomo-con-orecchino. Serie sviluppatasi negli anni successivi e imperversante ancor oggi.
Le studentesse di Elisa erano mediamente belle, dall’aspetto curato e preoccupate della propria estetica. Non necessariamente in senso filosofico.
Ragazze a cui si poteva canticchiare “Santa voglia di vivere, e dolce Venere di Rimmel…!

Ecco, ricordo, Elisa l’avevo incontrata come docente di filosofia estetica!
Sembrava il Sessantotto non fosse penetrato in quell’aula-salotto.Studentesse femministe Eravamo due mosche bianche. Lei tra i neo-scolastici, io tra le sue studentesse.
Forse grazie a questo mi riservava una attenzione e una cortesia particolari.
Mi permise anche di lasciare irrompere le mie amiche femministe in una sua lezione. Si scandalizzarono le sue studentesse, ma lei mantenne un contegno più che signorile.

Che ci facevo piuttosto io a quelle lezioni?

Non è difficile ricordarlo nemmeno dopo così tanti anni.
È semplice, la signora parlava con eleganza e competenza di figure che mi interessavano molto!
Mann, Schönberg, Adorno… E non solo.
Una mattina, col garbo che le era congeniale, fece precedere la sua lezione da un sommesso annuncio.
Il professor Emo Marconi, che conosceva e stimava, avrebbe tenuto un seminario in un certo pomeriggio in una piccola aula.
Il suo insegnamento non sarebbe stato materia d’esame,  avrebbe tuttavia valutato positivamente una nostra partecipazione.
Si trattava di un seminario intorno al teatro come modello generale del linguaggio.
Si sarebbero affrontati temi inerenti alla linguistica e alla semiologia. Discipline che avevano appena cominciato ad elargire i loro preziosi doni alla filosofia e alla critica letteraria, a lei cara. Io ero uno studente anomalo. Si arrampicava già in interessi impervi. Lo strutturalismo francese, Barthes, Lacan, Foucault. Anche in questo… erano anni così!
Credo di essere stato uno dei pochi. Ci andai con entusiasmo e la mia prontezza d’anima venne ampiamente ricompensata. Questo lo indicherò in seguito.

Emo MarconiPer ora basti dire che il Prof. Marconi rientrava di soppiatto nell’insegnamento accademico dopo turbolenze legate proprio alla presunta mancanza di coerenza del suo insegnamento con le linee direttive dell’Ateneo! 
Capii che lo stavano rimettendo alla prova dopo un periodo di esilio gentilmente suggerito…
Aveva dunque senso il compito di sorveglianza che monsignor Zerbi aveva da svolgere! Eccome!

Per ora mi fermo all’immagine di questo giovane studente dall’aria vagamente hippy, che partecipava al movimento, dialogava con le femministe e non disdegnava l’incontro con individualità significative del mondo accademico. Cercava davvero una cultura alternativa, ma non solo in quel movimento che comunque si riferiva a questa insegna. Non solo in Re Nudo, a cui collaborava marginalmente.
Indubbiamente non era esperienza di tutti!

Malgrado l’incontro con qualche figura straordinaria, l’orizzonte culturale e mentale di quell’ateneo in quegli anni era davvero deprimente.
Mi sarebbe facile raccontare episodi poco edificanti a carico di qualche accademico, di qualche chierico, ma non vedo il motivo di farlo.
Mi interessa soltanto portare in salvo quel che è stato prezioso per me.

Posso infine confessare, e lo faccio cristianamente ai fratelli (non cattolicamente a un prevosto) che in qualche aula di metafisica, durante qualche lezione di qualche straordinario docente, mi sono fumato qualche spinello. Si, l’ho già detto…. erano anni così…. di soppiatto si riusciva a fare anche quello!

8 pensieri su “Incontri con uomini straordinari

  1. Anch’io frequentai in quegli anni la Cattolica; non conobbi la prof.Oberti (partecipai solo ad una lezione in cui citava Heidegger che si rifaceva ai Presocratici,quasi una cosuccia da tre soldi).Reale,Zerbi,Bontadini, Bausola,Pupi,Guariglia,ed altri, ma Garzetti era sparito,E.Bettoni era da poco resuscitato,Zunini era …Agazzi,papà, con la sua “didassi” da scoperta dell’America;Severino non “appariva”più all’orizzonte dell’essere.Sì c’era molto di deprimente, per me deciso fermamente ,da figlio di operaio nullatenente ,a studiare più ancora dell’Alfieri o del Leopardi (che oggi nemmeno più si sa chi fossero). Ma più deprimente erano i “colleghi” !!! studenti snob,figli di papà (e Pazienza da dove veniva?). E perchè non ricordare ( lo può fare ora lo psicanalista) quella ragazza assassinata nella toilette, di cui poi non si seppe più nulla? Il mio destino: aver insegnato poi,dopo laurea in filosofia, per trent’anni col massimo impegno ( fino al burrn out che mi ha steso a terra). Cosa ne pensa uno psicanalista,oggi,riandando a quegli anni? Ha di nuovo pronto qualche spinello? Cosa ne pensa di tanti,ma tanti laureati ,anche con lode, che oggi non trovano lavora. Cosa ne pensa di QUALCUNO di allora che oggi ha FATTO carriera politica? IO,IN PENSIONE,PENSO ALLE CENTINAIA DEI MIEI STUDENTI, sempre esigente, perchè non si ripetesse con loro quella realtà deprimente, i cui protagonisti non sono più tra noi ( e pensiamo che tra “poco” anche noi … lasciando dietro di noi). Saluti a Francesco per l’occasione di un ricordo anche da parte mia.

  2. Dimenticavo: di quegli anni ho un ricordo di gratitudine che mi è rimasta nell’anima per sempre: il presalario e l’esenzione del pagamento delle tasse (tranne quella d’iscrizione). Poi quello che io “percepivo” (psicanaliticamente,prima che in lire) come un piccolo stipendio ( e per questo “lavoravo,ossia studiavo” ancor più di più) verrà tolto, causa di certi furbetti figli di papà,frodatori del fisco, che presentavano fasulle dichiarazioni di redditi ,da fame, per mettere le mani su quell’aiuto allo studio). Perchè non parlare di questo anche? Il “deprimente”era a 360°,bisogna dirlo.

    1. Caro Umberto, innanzi tutto benvenuto e grazie della testimonianza!
      Provo a riprendere qualcuno dei tuoi spunti. Tutti pertinenti e condivisi.
      Incomincio con uno e ne seguiranno altri. Ora ho solo qualche minuto!
      Comincio dal “delitto della cattolica”.
      Probabilmente non ti sei accorto che ne ho parlato nella paginette seguenti intitolate “La compagnia del bel campà!” e “il Castello di Cusago” rispettivamente
      http://francescopazienza.it/la-compagnia-del-bel-campa/
      e
      http://francescopazienza.it/il-castello-di-cusago/.
      Nondimeno ciò che cerco di evitare è proprio una “interpretazione psicanalitica” dell’evento. Non credo infatti in quel tipo di interpretazione!
      In America, nei mesi del suo centenario, la psicanalisi ha ricevuto un dono forse non gradito. La decisione, da parte dei tribunali di non accettare più prove nei processi penali derivate da indagini degli psicanalisti!
      A buon intenditor poche parole!
      Io insisto sul fatto, e l’ho già scritto, che sparare sulle ambulanze non è uno dei miei giochi preferiti.
      Potremmo invece ribaltare il discorso ed indicare che, pochi anni dopo, da una finestra della facoltà di giurisprudenza di Roma cattedra, se ricordo bene, di filosofia del diritto, due giovani ricercatori è innegabile che si siano dilettati a sparare non sulle ambulanze ma sulla povera studentessa Marta Russo!
      Vuoi che si interpreti tutto questo?
      Io non me la sento proprio.
      Mi sembrano fatti che parlano da soli.
      Sono più efficaci al pensiero sospendendo qualsiasi interpretazione!
      Preferisco la nudità dei fatti che funziona nel mio cuore e nella mia mente come un cuneo per aprire il varco ad altri pensieri più utili e fecondi.
      Non trovi?
      Per ora mi faro qui, ma al più presto, riprendo il discorso e le altre tue domande. Ascolterò volentieri eventuali altre osservazioni.
      Grazie dell’attenzione!

      1. Sono io che devo ringraziare ( non pensavo di meritare un’attenzione così bella da parte di una persona così importante). Quel giorno ( 8 marzo) ero “entrato” per puro caso ( non ricordo nemmeno come) nel blog, e d’istinto,ripensando a quegli anni,miei, alla Cattolica, ho “buttato giù” qualche ricordo (ed anche se sono sempre stato ‘fedele’ ai miei principi di persona credente, devo aggiungere che allora soffrii molto per il clima di chiusura che c’era ;era … un paio d’anni dopo la contestazione … si entrava e c’era il “bidello” che chiedeva di mostrare la matrice del pagamento tassa di iscrizione,.come matricola,non avendo ancora il libretto universitario: ma quel giorno il delitto ci fu – non sapevo che se ne era già parlato).Ma il discorso sui “figli di papà” per me, che marxista non sono mai stato, è importante ,ed andrebbe fatto. NON CAPISCO però il lasciar fuori la psicanalisi ( un’altra cosa che mai mi è andata giù,oltre l’episodio di Roma, è quello di Barbone per l’omicidio di Biagi. E il Barbone fuori dal carcere l’ho visto in quella luce, al di là del pentitismo e collaborazionismo negli anni del terrorismo. Gli “ismi” sono sempre la rivelazione della miseria di noi esseri umani. Perchè la psicanalisi tace, visto quel “figli” dei figli di papà?Dopo il Dio è morto, oggi anche il Freud è morto?FORSE nel blog se ne è già parlato; chiedo scusa ).

        1. Caro Umberto, scusa se ti rispondo così tardi. Non di meno ti voglio rispondere. O cercare di farlo.
          Io non penso che la psicanalisi taccia troppo.
          Sono io che voglio tacere, non identificandomi fino in fondo con nessun “ismo”, come dicevi anche tu.
          Io non credo che la psicanalisi possa illuminare episodi tanto oscuri.
          Credo che tanta oscurità vada illuminata da ciascuno nella camera segreta del proprio cuore.
          Nella mia tanta oscurità non si è mai illuminata.
          Credo che l’oscurità mantenga il suo carattere tragico.
          Troppi esperti di “misteri” hanno l’illusione che, grazie al loro sapere, i misteri non siano più tali.
          Che alla facoltà di giurisprudenza possano aver esercitato quel giochetto resta qualcosa di misterioso con cui dobbiamo fare i conti.
          Come nel caso del delitto della Cattolica.
          Che una donna possa essere stata trucidata in quel modo in quei luoghi e tempi.
          Io non sono un giudice, per fortuna, e sulla cronaca nera mi sono espresso recentemente qui
          http://francescopazienza.it/cronaca-nera/
          Non ho nulla da aggiungere. Ad altri tirare le conclusioni per sé.
          Credo che la psicanalisi non sia stata finora abbastanza illuminante da sciogliere l’enigma del desiderio che porta molti uomini ad odiare le donne.
          Coscientemente mi riferisco ad un romanzo molto letto in questi anni e di cui su un altro tavolo mi sto occupando.
          Appena avrò compiuto questa riflessione qui ne troverai, spero presto, traccia.
          Per ora, lo ripeto, preferisco custodire misteri dentro di me. Mi pare che questo sia più fecondo che non albergare o sbandierare certezze o evidenze che mi appaiono effimere.
          Spero che qualcosa di queste mie parole possa essere andato in direzione di una qualche traccia di risposta.
          Trovo in te un interlocutore prezioso. Attento e sopra tutto onesto.
          Non è poca cosa.
          Grazie dell’attenzione! A presto!

  3. Il giorno dopo :ancora un intervento. Pur nella profonda condivisione di certe opinioni, rimango ancora sulla mia posizione ( e da qui scaturisce il dialogo costruttivo).Il mio errore è stato usare la parola “psicoanalisi”, e non “psicanalisti” (validi e seri psicanalisti : certo la boria dei dotti, a dirla con il nostro Gian Battista Vico,vale anche per loro).Non è questione di rendere comprensibili i misteri o trovare soluzioni o giudicare. Non do lezione a nessuno: ma ,partendo da una profonda autoriflessione, cercando di essere sinceri con noi stessi, “imparando” da quello che abbiamo dentro ( la forza del male,anche se non in …quelle forme così atroci, la sperimentiamo tutti) un certo discorso su episodi terribili di violenza verso le donne possiamo “vedere” da dove sorgono).Prima di Freud (eros e thanatos) già gli antichi sia del vicino oriente,come l’area semitica,sia dell’Ellade (tralascio quella dell’Indo, le cui testimonianze scritte sono così farraginose che c’è da perdersi) avevano detto non poco sul binomio inscindibile piacere totalizzante-violenza gemella. Il problema è (secondo me,con umiltà di opinione) che ancor oggi siamo noi maschi ad esercitarla contro le donne.Con i mass media che poi ne fanno merce da vendere ( oggi il Padrone ha il nome di audience, ma sempre di denaro si tratta) le continue notizie (donna stuprata,donna violentata,donna seviziata,donna crocifissa,donna assassinata dal marito, donna…donna… prostituta…prostituta… baby squillo…baby squillo… ) definiscono un certo clima ( nel quale la “giustizia” italiana ci mette il suo.Se l’assassino della povera Claps non fosse stato condannato all’ergastolo in Inghilterra dopo un paio d’anni da quell’assassinio in quel paese, ora non sarebbe ancora libero ( magari come il mostro del Circeo che in libertà vigilata ne assassinò altre due di … donne).

  4. Sono stato allievo anche io di quei grandi Professori , in particolare ricordando Elisa Oberti; della quale io stesso , Francesco Solitario, e Roberto Diodato, abbiamo continuato l’esempio ed il messaggio in Università Cattolica e altre sedi. Fa veramente gioia sentirne parlare con affetto rigoroso dall’illustre Francesco Pazienza; lo ringrazio commosso. Francesco Piselli.

    1. Caro Francesco
      le leggo con gran piacere e la ringrazio.
      Il suo nome non mi è nuovo. Forse, negli anni di cui parliamo io ero una matricola e lei già un assistente.
      Se mi vuole contattare anche privatamente sarà un piacere.
      Ricordo bene anche Francesco Solitario che abitava di fronte a casa mia e che poi ho perso di vista.
      Nei giorni in cui ho scritto quella pagina ho fatto una ricerca su internet e ho saputo, se ricordo bene, che si sia trasferito in Toscana.
      Mi piacerebbe raccogliere da lei maggiori testimonianza su Elisa Oberti. Come ho descritto è stata una apparizione fugace ma indimenticabile.
      Una vera signora…. bello ricordarla oggi, 8 marzo!
      Grazie di cuore!

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