La mia Europa. Tra Utopia e Distopia

Cari lettori impazienti… Di pazienti non ne ho più.
Mi sono ritirato in pensione.
Devo aver perso la pazienza.
Sono diventato impaziente anch’io.
Allora vi invito a questo convegno di impazienti in cui vorrei condividere le mie riflessioni dell’estate.
Quest’estate, in astinenza di pazienti, mi sono concentrato sulla lettura dei giornali.
Ho seguito ora per ora l’attualità. Ho pagato il mio tributo di cittadino alla gestazione e alle prime gesta di questo nuovo governo, al crollo del ponte (senza filmati però, sono uomo di fede, credo sulla Parola), ho riflettuto sulla questione Europa e i migranti e questo, in particolare, ha mosso riflessioni che mi stanno a cuore.
Ma non ho negato attenzione alle intermittenze di Asia Argento.
Ho trascurato forse Cristiano Ronaldo, ma non ce la si fa a star dietro a tutto.

 

Nel momento in cui inizio questa pagina non so ancora se sto per iniziare un discorso distopico o un discorso intorno ad una possibile realtà effettuale.
I tempi che viviamo ci esercitano a porci in questa condizione.
Mi riferisco alla possibilità che il nostro paese, con il nuovo governo, si allinei all’asse della Mitteleuropa piuttosto che ai paesi occidentali che formano l’attuale UE.

Che cose significa Mitteleuropa per me?
Devo risalire nella memoria ad alcuni viaggi memorabili che ho avuto la fortuna di compiere tra l’85 e il 95.

Le mie riflessioni non procedono da convinzioni filosofiche, ideologiche o religiose.
Ricavo impressioni e sentimenti dalla esperienze e dagli incontri che la mia biografia mi ha offerto. Anche questo è “lavoro biografico”.

 

Geografia Europa

Nel primo viaggio attraverso Vienna fino alla Cecoslovacchia, prima del crollo del Muro di Berlino, ho scoperto una cosa semplice.
La Milano in cui sono nato e cresciuto è più simile a Vienna di quanto non lo sia a Roma o Firenze.
Mi appare un dato di fatto che trova fondamento nella storica appartenenza del nostro Lombardo-Veneto all’Austria-Ungheria fino all’Unità d’Italia.
Milano e la sua periferia industriale, la Bovisa e la Bicocca, sono più simili alle periferie di Pilsen e delle città ceche.
La cucina milanese non è che una trascrizione della cucina viennese.
Dal punto di vista geografico e naturalistico, la Boemia non è dissimile alle nostre Prealpi lombarde. I Carpazi e la Foresta Nera. Europa, appunto.

 

Geografia Italia

La sfida ideale (ma anche imprenditoriale, politica ed economica) dell’Unità d’Italia è la sfida a mantenere uniti popoli profondamente diversi.
Straordinaria sfida quella fa convivere nello stesso stato Torino e Palermo. Milano e Roma. Venezia e Napoli.
Palermo o Napoli sono molto più simili a Nord-Africa e Medio Oriente di quanto non lo siano a Milano o Torino. Il Mediterraneo non è solo un lago.

Una eventuale magia nascerebbe da una armonia spontanea o da un potere forte. Ma, in fondo, si fatica ancora. Sembra una Utopia ma ci abbiamo creduto e ci proviamo ancora a credere. Militiamo in tal senso.
Sintomatiche le questioni del Mezzogiorno. Quando passo dai paesi pugliesi delle mie origini, mi vengono sempre in mente le immagini di Beirut. Mezzogiorno tragico come il Medio-Oriente.

 

La mia Mitteleuropa

Ho sempre provato interesse per la cultura e la letteratura della Mitteleuropa ed oltre, fino ai grandi romanzi russi. Come se la mia individualità di origine genetica mediterranea aspirasse verso un Nord-Est a cui potevo solo dare il volto di Zivago. Ma non di Omar Sharif. Quello di Pasternak.

Con questi sentimenti ed esperienze depositate nell’anima, una decina d’anni dopo questi viaggi, ho conosciuto l’Antroposofia di Rudolf Steiner e ho partecipato attivamente alla vita antroposofica per almeno 20 anni.

 

Cosa dice il “Dottore”?

Una precisazione preliminare e importante: Steiner, “il Dottore”, non era austriaco come si tende ad indicare oggi. Era un provinciale di una piccola provincia liminare dell’Impero austro-ungarico: la Croazia.
Gli studi lo porteranno a Vienna tra i 20 e i 30 anni. Poi a Berlino. Infine nella campagna della Basilea di Nietzsche e di Jung. Un perimetro in cui dormono le sorgenti del Reno (che scorre verso Nord) e il Danubio che si precipita giù nel Mar Nero.
Il Dottore trovava qui il cuore dell’Europa e, come Goethe, lo auscultava.

Nel pensiero sociale di Steiner l’Europa ha un posto tutto particolare.
Potremmo dire che l’Antroposofia è una forma di Cristianesimo Giovanneo. Un Cristianesimo mistico, esoterico. Rosicruciano. Se anche non vi interessano le cose esoteriche data una occhiata a L’Illuminismo dei Rosacroce della laicissima Frances Yates.
Tanta roba!

Con una formula sintetica ed elegante direi che il Dottore fa sua l’indicazione di Novalis: Cristianità ovvero Europa. Crede all’Utopia di Novalis di cui riconosce una ascendenza “giovannea”. Intende la Cristianità Giovannea distinta dal Cristianesmo di Pietro (il Cattolicesimo). Secondo l’algoritmo scolpito nel finale dell’epilogo del Vangelo di Giovanni.

Pietro allora, voltatosi, vide che li seguiva quel discepolo che Gesù amava, quello che nella cena si era trovato al suo fianco e gli aveva domandato: «Signore, chi è che ti tradisce?».
Pietro dunque, vedutolo, disse a Gesù: «Signore, e lui?».
Gesù gli rispose: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, che importa a te? Tu seguimi.
(Giovanni 21, 20-22)

 

Europa, Utopia giovannea

 

Questa Utopia giovannea, coltivata da Novalis e condivisa da Steiner, indica l’Europa come una “cittadella mistica” e cristiana per eccellenza. Una Utopia come un’altra.
Negli ultimi anni per diversi mesi però ho sentito parlare della questione del fondamento cristiano dell’Europa. Non ricordo come sia finita… forse se ne parla ancora. La questione merita.

In questa visione la Mitteleuropa ha la funzione suggerita dal termine stesso: la media Europa. A occidente il blocco di stati che compone l’attuale Unità Europea, nel mezzo la Mitteleuropa e a oriente la grande Russia. Grande, anche geograficamente, molto di più di quanto la nostra coscienza comunemente intenda. A volte la carta geografica dà i brividi. Almeno a me.
Questa l’Europa cui Steiner si riferiva assegnandole un ruolo importante nell’evoluzione della civiltà futura.
Indicherà anche che il mar Baltico potrebbe avere in questa Nuova Europa il ruolo avuto dal Mediterraneo nel mondo antico.

 

La Grande Guerra come Apocalisse

La riflessione steineriana, ancora, si muove in un momento tutto particolare della storia. Il croato si trova a vivere a cavallo della prima guerra mondiale.

Si potrebbe dire che l’Antroposofia sia semplicemente l’annuncio dell’epoca di Michele. E Michele significa qui Apocalisse.
Steiner vede nello scoppio della prima guerra mondiale (Sarajevo non era lontana dalla casa delle sue origini) l’inizio dell’epoca annunciata nell’Apocalisse di Giovanni.

Beh, non nascondiamoci che, guardandoci intorno, l’immagine di una grande battaglia di tutti contro tutti possa essere verosimile.

Ma procediamo con ordine.
La prima guerra mondiale costituisce uno spartiacque della storia universale.
Alla sua fine l’Europa è un cumulo di macerie e morte. Gli uomini, anche quelli straordinari, sono disorientati. In quegli anni si tessono gli storici carteggi tra personaggi del calibro di Einstein, Freud, Mann, Russel e molti altri. Tutti alle prese con una domanda cruciale.

 

Come ricostruire l’Europa?

A questo proposito Steiner (anch’egli interpellato) indica l’importanza di una coesione europea (nei termini sopra descritti) che risulti indipendente dal colosso americano.
È curioso come tanto Freud che Steiner (entrambi a Vienna in quegli anni e tra loro Breuer, mentore di entrambi) dedichino pagine di fuoco contro il personaggio del presidente Wilson. Freud lo considera un caso psichiatrico, Steiner analogamente, nelle conferenze intorno al 1919. Un personaggio inquietante per entrambi. Quella Europa non prevede l’Alleanza Atlantica. Anzi.

La storia ci insegna come siano andate le cose. Dopo il secondo segmento di Apocalisse (la seconda grande guerra) l’equilibrio mondiale si stabilizza su due blocchi. America ed Europa da un lato e la grande Russia dall’altro che diviene ancor più grande costituendo l’impero sovietico.

Da questa strada proveniamo e le esortazioni, le speranze del Dottore, come in molti altri ambiti, sono state ampiamente disattese.

Agli stati della Mitteleuropa è toccato un destino particolarmente ostico. Stati come la Cecoslovacchia o l’Ungheria, profondamente radicati nella cultura dell’impero austroungarica (un giro turistico in queste capitali è sufficiente ad attingerne l’evidenza) sono state separate dall’occidente europeo negli ultimi decenni.

 

Il muro di Berlino è stato l’emblema di questa
ferita nel corpo dell’Europa.

 

Quella per cui ho pianto per la prima volta a 35 anni! Ne ho già narrato qui.

L’Angelo di San Pietroburgo

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Gli stati della Mitteleuropa hanno sperimentato prima il calcagno delle invasioni naziste e, senza soluzione di continuità, il dominio sovietico.
Ritrovano uno straccio della propria identità dopo il crollo del muro di Berlino. Come dire: l’altro ieri.

Indimenticabili, ancora, per me i viaggi e gli incontri nei primi anni 90 con Antroposofi polacchi che ci avevano invitato insieme a svedesi a condividere vissuti utili alla loro emersione dalla spaventosa zona d’ombra in cui erano stati relegati. Per quattro anni per una settimana ci siamo incontrati, confrontati. Abbiamo dipinto e fatto Euritmia insieme. In Polonia, a Stoccolma e tra le ville palladiane intorno ad Oriago, lungo la riviera del Brenta. Ruotando ospitalità ogni anno.

Se i politici eletti da questi uomini mitteleuropei oggi non hanno atteggiamenti accoglienti qualche attenuante a questa insofferenza possiamo concedergliela.
D’altro canto l’ingresso di questi paesi nell’attuale UE non va senza sofferenza economica. Non mi sembra remoto che quella dell’UE possa apparire loro una nuova tirannia. Almeno sul piano economico.

Ho capito questo, giusto un’anno fa, grazie a un viaggio fino alla Ucraina occidentale, quella che reca ancora evidente l’impronta dell’appartenenza all’Austria-Ungheria. Leopoli o Černivci, la città di Paul Celan, definita anche la piccola Vienna.

 

Tornando alla superficie del discorso sono convinto di due cose:

  1. Sicuramente il nord-Italia ha un legame forte con la Mitteleuropa. Qui ho abitato e abito volentieri.
  2. L’atteggiamento del cosiddetto gruppo di Visegrad con il suo riferimento ideale del Panslavismo ha il senso di auspicare una solidarietà tra gli stati slavi meno oppressiva della “fratellanza” con l’UE.

Che l’attualità di questa estate ci abbia proiettato nella distopia di una Italia allineata al gruppo di Visegrad oltre che distopico mi appare paradossale.
Come dire:

Una Mitteleuropa estesa fino alla Sicilia?!

Ma forse c’è un metodo in questa follia. Il nostro Matteo, non l’evangelista, nemmeno mister Bean, quello della Lega…

Ma la Lega non era quella che voleva separare la Padania dal resto d’Italia?
No, ma adesso la Lega è diventata “italiana”.
E poi adesso cambia nome.
Strano, proprio adesso.

Quando l’Umberto tuonava:
La Lega…!

Quando la Lega si affermò nei primi anni ’90 ricordo i miei pensieri insistenti. Ho pensato:

Questa è la prima generazione di italiani che non hanno studiato il latino come materia obbligatoria.

Ma ora l’aria è cambiata e non a caso questo Matteo ho studiato greco e latino al Liceo Manzoni di Milano. Come Gaber e Jannacci. Anche se giura di no!

Ma in ogni caso latinorum o meno, questa nuova tipologia di politici ed elettori ha studiato con insegnanti della mia generazione.
Ho già dichiarato di appartenere alla ristretta cerchia di coloro che insegnando, se l’allievo non impara, pensa che è comunque colpa del maestro. Si, di questo, mi son sentito in colpa. Del degrado culturale del post-Sessantotto.

Ma non posso dimenticare la domenica notte, d’estate, del 1993 quando il neo-eletto sindaco leghista Formentini improvvisò un comizio sul Sagrato del Duomo. Un camioncino ed un altoparlante…
Non posso dimenticarlo perché erano notti bollenti per la mia crisi post-42-anni e mi trovavo lì con lei.
Ero lì con lei e per lei ma lui l’ho visto.
Sono cose che succedono! E non si dimenticano.

 

Formidabili anche quegli anni”, caro sor Capanna.

 

Formidabili tutti gli anni.
A condizione che li si sappia guardare.
Che li si voglia guardare.
Senza nostalgia.
Solo con Amore e Compassione.

 

PS Se mi avete seguito fin qui, concediamoci una passeggiata… intendo che vi permetto di spingere la mia carrozzina dove ancora in prossimità del terzo Millennio ho mosso qualche passo.

 

Questo è un mio scatto. La Terrazza d’Europa a Dresda. Definita così da Goethe che amava sostarci. Diceva di contemplare da lì il destino d’Europa. Alle sue spalle riposa la Madonna Sistina di Raffaello. Tanto cara agli antroposofi. Quella di cui i due “angioletti di Fiorucci” sono un particolare
L’immagine di copertina gli è sorella. Se ricordo bene era proprio l’edificio della Madonna Sistina.
Tutte le foto di questa pagina sono state scattate da me nei viaggi di cui racconto.
Non ci resta che scendere in queste acque dell’Elba così eloquenti per chi, come Goethe, le ha saputo guardare.

 

Il titolo di questo post è stato preso in prestito da una lettura edificante che consiglio a tutti: La Mia Europa di Milosz

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