Navigando nel vasto mare del Non-Sapere. (L’essenziale lo dicono i poeti)

Vi offro qualche estratto dal mio quaderno di lavoro interiore.Una cronaca dei miei disorientamenti. Dalla Brexit all’incubo della pandemia. Esercizi di tolleranza del non-capire.

 

da Lunedì dell’Angelo 2020

Care amiche e amici, malgrado  le mie intenzioni di tornare in questo blog con maggior regolarità mi sento sempre sbalzato da emergenza all’altra.
Nella memoria del mio computer dormono diverse bozze che mi piacerebbe concludere e proporre. Sono quasi pronte. Basterebbero poche ore di lavoro redazionale per pubblicarle ma, ripeto, qualcosa di sempre nuovo e diverso mi sospinge altrove.

Lascio che sia, vorrà significare qualcosa anche questo. Fortunatamente non sono un giornalista. Nessuno mi paga e non ho alcun dovere in proposito. Se non ho convinzioni preferisco tacere. Anche su questioni cruciali.

Europa senza radici o senza foglie.

Nei mesi scorsi mi sono sentito  disorientato nel cercare di comprendere cosa stesse accadendo nel mondo e seguivo con particolare attenzione le vicende della Brexit. Mi conforta il fatto che i massimi esperti in materia dichiarino bellamente di non capirci nulla. E’ pertanto legittimo il mio disorientamento.

Come anni fa mi sono esercitato  a  pensare una Europa senza la  Grecia, ora cercavo di immaginare una Europa senza l’Inghilterra. Una Europa senza le sue radici greche o l’Europa senza la sua fioritura anglosassone. Senza radici o senza i fiori. Non che ciò che io chiamo Europa si identifichi con l’attuale Unità Europea… e questo mi conforta ma non più di tanto.

Ma perché vedo nella cultura anglosassone la fioritura dell’Europa?

Senza necessariamente chiamare in causa le leggende medievali del  Graal, se le peregrinazioni di Giuseppe di Arimatea ci appaiono improbabili,  vi mostro una carta geografica che nella Storia della Filosofia di Reale e Antiseri è posta tra il titolo e l’inizio della trattazione, nel quinto volume dedicato a “Razionalismo ed Empirismo”. La nascita della filosofia moderna. 

La didascalia recita: “Centri culturali e città natali dei personaggio trattati in questo volume”.

E’ una mappa molto eloquente e Rudolf Steiner ha buon gioco ad indicare che mentre il Mediterraneo è stato il bacino intorno a cui si è sviluppata la storia antica, greco-romana, il Mar Baltico erediterà questo ruolo nel passaggio all’epoca moderna. Al Baltico si affacciano il principe Amleto, gli eroi di Ibsen e di Dostoevskij.

Dal Mediterraneo al Baltico. Da Antico a Moderno.

A proposito della  Brexit ancora, non è che nutra consenso o simpatia per BoJo… anche se la sua biografia è curiosa e forse meriterebbe una riflessione più attenta. per questo ho qualche elemento per una opinione più fondata.
E’ sufficiente estrapolare poche indicazioni dalla sua biografia attinte in Wikipedia.
Nasce in America da genitori inglesi ma vanta origini inglesi, turche, russe, ebraiche, francesi e tedesche. Doppia cittadinanza, inglese e americana. Laurea ad Oxford in… tenetevi forte… lettere antiche, con una tesi in storia antica! 

E, dulcis in fundo, scrive un libro tradotto anche in italiano,  Il sogno di Roma  fino al 2012. Ora è introvabile  e anche questo dice qualcosa. Non dico che lo leggerei ma converrete con me che è curioso.
Il resto lo sappiamo dalle cronache odierne e non ci appare “glorioso”. Tant’è….ma ciò che a me ha colpito di più sono i suoi piedi sul tavolino di Macron, all’Eliseo, presumo. 

Infine una cosa mi parla direttamente ed è l’unica cosa che vorrei indicare all’attenzione di tutti.

La morte di Harold Bloom e l’Avvento di Brexit.

Nelle ore decisive per l’avvento della Brexit ha passato la soglia un personaggio che amavo particolarmente: Harold Bloom.
E nell’arco di pochi giorni hanno passato la soglia anche George Steiner ed Emanuele Severino.
Considero quanto si riduca drasticamente il numero degli autori viventi che sento più vicini e vi assicuro che son pochi. Bastano le dita di una mano. E due se ne vanno in pochi giorni!

Anche in questo caso mi sento provvisto di qualche strumento anche se mi è difficile mostrarlo.
Il regno dei morti è accessibile solo a determinate condizioni. E non è detto che nemmeno io ci riesca sempre e correttamente. E’ un mondo nebuloso ai nostri occhi. Per un verso professiamo credenze che contemplano la possibilità della vita oltre la morte. Per altro viviamo in una sistematica rimozione della morte. Gli psico-qualcosa ne sanno.

Cielo di nascita / Cielo di morte.

Gli amanti della biografia si dovrebbero esercitare a non meditare solo il “tema natale” di ogni biografia ma altrettanto quello che potremmo definire il “tema di morte”.

La qualità del tempo, il momento, la modalità della morte e il suo iscriversi nella storia del mondo.
Viviamo in una cultura che in modi diversi ha affermato la possibilità della vita oltre la morte  e la partecipazione dei morti alla vita dei viventi. Ogni tradizione religiosa e sapienziale (religione o filosofia) lo fa a modo suo.
Da anni mi cimento con i miei poveri strumenti ed esplorare questo nesso. Forse dalla morte improvvisa di mio padre quando avevo trent’anni.

Qualche anno fa tre eventi si costellarono in pochi giorni e tutti pregni di significato per me: la morte di Leonard Cohen, l’elezione del presidente Donald Duck e la sepoltura di Bob Dylan nel sontuoso sepolcro di un premio Nobel.
Ho scritto in proposito una pagina poco letta ma me molto cara: la trovate qui.

Tornando ad Harold Bloom, mi è così prezioso perché vede in Shakespeare l’inventore dell’umano. E che lungi dall’interpretare Shakespeare con lo sguardo di Freud, non capiremmo Freud senza ricorrere a Shakespeare. Per questo, lo sostengo dalla mia più tenera età, la psicanalisi è un fatto teatrale.
Anche in questo e per questo vedo nella cultura anglosassone l’infiorescenza dell’albero-Europa. L’ultimo Rinascimento. Quello di Enrico VIII, che diversamente dall’istituzione cavalleresca del Matrimonio, imbocca contro-corrente la via dell’altrattanto sacra via del Divorzio.
Da Enrico VIII (ma già da Enrico I Tudor) fino all'”Henry a pezzi” di Woody Allen  vedo la linea di un’unica narrazione. Non senza altri notevoli Enrico.

Muore Harold Bloom nelle ore del trionfo della Brexit! Sorprendente sincronicità!
Ecco, una delle uniche cose che mi pare di intuire, se non di comprendere, è questa.
Umoristicamente potremmo commentare che sia morto di crepacuore ma la faccenda è molto più seria. E poi era molto anziano. Ma ha scelto, se così si può dire, proprio questo momento. Oppure il buon Dio lo ha scelto per lui. Per il Mondo non fa differenza.
Con Harold Bloom potremmo vedere Shakespeare inventore dell’umano, ma se non di tutto l’umano, sicuramente dell’Europeo. Lo chiama Canone Occidentale.
E nel momento della sua morte il Regno Unito esce dalla Comunità Europea.

Coltivare i disorientamenti.

Così i temi della Grexit o della Brexit mi colpiscono tanto. Coltivo con diligenza queste forme di disorientamento. Vedremo quanto ci saranno utili. Ce lo spiegherà meglio Chandra Livia Candiani tra poco.

Da circa 40 anni mi si è scolpito nel cuore l’incipit di “Infanzia Berlinese” di Walter Benjamin.

«Non sapersi orientare in una città non significa molto. Ci vuole invece una certa pratica per smarrirsi in essa come ci si smarrisce in una foresta».

Io credo che occorra prendersi cura dei propri disorientamenti come di una pianta rara, delicata e preziosa.
In questi mesi non mancano queste occasioni.

 

Da un disorientamento all’altro: da Brexit a Corona-virus

Dal disorientamento Brexit in poche ore sono passato al disorientamento Pendemia.
In entrambi i casi non riesco a farmi opinioni fondate. Mi mancano gli strumenti.
Anche della Brexit come della Pandemia nessuno capisce molto.
Lo dichiarano bellamente  i più onesti tra gli esperti che coltivano le ipotesi più diverse senza che una riesca a prevalere su un altra.
La faccio breve perché non la so lunga e so di non sapere. Solo un esempio…

Per la pandemia i più  promettono che l’incubo finirà quando avremo il vaccino.
Ma in Italia (e non solo qui) sappiamo quanto controversa sia la questione dei vaccini.
Ecco un’altro dei miei disorientamenti.
Non ho mai preso posizione perché non mi pare di avere gli strumenti per esprimere una opinione fondata, ma molti dei miei amici professano con entusiasmo e convinzione  la fede no-vax!
Allora rifletto così. Se già nei mesi scorsi la questione vaccinale ha creato vari problemi a molte famiglie per la scolarizzazione dei figli ora andremmo verso un regime di emarginazione sociale dei no-vax. Non sarà possibile frequentare una palestra o una piscina senza un certificato di vaccinazione.

Scienza e/a scapaccioni

E nel bel mezzo di queste sparatorie mi conforta il fatto che qualcun’altro, Giulio Tarro, sostenga che “Coronavirus non è Ebola e il vaccino non serve!
Qualcun’altro non risparmia un sonoro schiaffone. Tarro è prossimo al Nobel quanto egli può esserlo al titolo di Miss Italia. E via di questo passo.
Sonori scapaccioni tra esimi scienziati.
Umani. Troppo umani!
Se infine consideriamo l’ipotesi avanzata da molti che questa pandemia stia imperversando maggiormente sugli individui immuno-depressi: anziani, vaccinati, consumatori di antibiotici,  dulcis in fundo…. maschi ed europei! Insomma…  un bel quadretto! Qualcuno ci legge il tramonto del patriarcato.
Era solo un esempio. Potremmo continuare. A me basta così. Giusto per farvi capire, se ci riesco.
Quindi all’orizzonte vedo ancora nodi non semplici da sciogliere.

L’essenziale lo dicono i poeti

Mentre continuo a coltivare  i miei disorientamenti, posso solo testimoniare una verità che già conoscevo.
Il fatto  che in ogni epoca, l’essenziale lo dicano i poeti.
Lo hanno notato in molti e diversamente, credo, ma l’importante è che me ne sia convinto io.
Così proverò a offrire qualche indizio.

La prima cosa che posso dire di aver capito di questa pandemia, è arrivata il 9 di marzo.
Mi sono sentito travolto dalle parole di un poeta di notevole statura: Mariangela  Gualtieri pubblicata il giorno stesso su Doppiozero. Esordisce così:

“Questo ti voglio dire
ci dovevamo fermare.
Lo sapevamo. Lo sentivamo tutti
ch’era troppo furioso
il nostro fare. Stare dentro le cose.
Tutti fuori di noi.
Agitare ogni ora – farla fruttare.”

 

La pagina intera, se volete, potete trovarla qui https://www.doppiozero.com/materiali/nove-marzo-duemilaventi

Oltre a quanto potrete leggere mi ha colpito lo scoprire che alla mia esigenza di “fermarmi” io stavo obbedendo da almeno  due anni. E’ stata ed è per me una esigenza profonda quella di ritirarmi da un gioco che, a mio vedere, aveva smarrito la coscienza dei confini. Ed eccoci qui. Mi sento ben preparato a correre questa Stra-Milano, son due anni che mi alleno, mi sento in buon anticipo e buona forma.

La tolleranza del Non-capire.

Ma se tutto questo non basta, alle mie rive è approdata un’altra nave in bottiglia. Mi è arrivata di dono da Chandra Livia Candiani. Un poeta che ho avuto la buona sorte di conoscere fin dai primi anni 80. Meditavamo in qualche scantinato della zona Navigli a Milano.
Candiani oggi:

Scrive che “non sappiamo tollerare di non capire”. È vero: se non si capisce qualcosa, si fa subito ricorso alla dietrologia. L’impressione è che “tollerare di non capire” possa privarci della nostra arma migliore, la razionalità, consegnandoci alla disfatta. “Tollerare di non capire“  significa perdere di centralità, ed è così difficile, lo insegna l’antico maestro che disegna un uccello sull’ampia lavagna bianca… ciò che sta accadendo oggi può insegnare la tolleranza del non capire?

Si tratta di un stupenda intervista a cura di di Laura Campanello e Daniela Monti. Si intitola

«Vuoto, silenzio: c’è il cielo (e il mondo) in una stanza»

Siamo chiusi dentro, ma possiamo aprirci. Piccole grandi cose da fare soli e insieme. La poetessa milanese racconta il suo modo di affrontare «ciò che appare una limitazione (restare dentro casa)» trasformandolo in «opportunità vera di cambiamento»
E’ stata pubblicata sul supplemento al Corriere il 20 di aprile. La versione pubblicata è incompleta e redazionalmente difettosa. Supplisco condividendo un dono che Chandra ha fatto agli amici e compagni di strada. La redazione integrale che vi rendo disponibile qui in formato PDF.

ChandraCandiani_risposte per Sette_27032020.pdf

Una settimana dopo questi spunti vengono ripresi in una conversazione radiofonica, Uomini e Profeti su Rai 3. La potete ascoltare qui. 

Vorrei concludere questa lunga traversata con una nota di “sfondo”! nel senso che attingo a quello che considero un fondale del mio sentire.

Un’ultima sincronicità mi colpisce vivamente in questi giorni.
Il numero di Marzo della rivista “Poesia” propone in evidenza la ripubblicazione di “Poesia e Destino” di Milo De Angelis.
Anche in questo caso Milo è stato mio compagno di studi nella metà degli anni 70. Frequentavamo seminari di semiotica e psicanalisi. In quegli anni lavorava a “Millimetri” e a questo “Poesia e Destino”. Conservo gelosamente la prima edizione ed è forse uno dei libri che ho più ripreso negli anni innumerevoli volte.
Non sono né letterato né poeta e non saprei dire nulla di significativo in proposito, posso solo testimoniare la mia  impressione che non sarei ciò che mi sento se non avessi incontrato questo libro e questo “compagno di studi”.
Grazie anche a te, Milo!

Chandra mi aiuta a mantenere quanto ho appreso dal Buddismo, tu, Milo mi offri la possibilità di sprofondare nelle mie radici induiste.

Non darò la mano a nessuno, per un po’. Congiungo le  mie mani e compio quel gesto antico che mi ricongiunge a me stesso. Namastè!

 

 

 

PS. Vorrei dedicare questa pagina per me così importante ai miei familiari che hanno tollerato (o subito) le intermittenze del mio umore nei mesi che ho cercato si evocare qui.

4 pensieri su “Navigando nel vasto mare del Non-Sapere. (L’essenziale lo dicono i poeti)

  1. Grazie per i sempre interessanti spunti di …utile disorientamento ! Conservo con piacere ricordo del nostro incontro

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