Discepoli e maestri

I grandi maestri hanno sempre cattivi discepoli. Nessun discepolo riesce mai a sviluppare ulteriormente l’opera del maestro. Più che comprensibile, del resto, per individui di tal calibro! Scoppiano (e solo fenomeni caratteristici del secolo) diatribe sanguinose, veri e propri scismi sulla giusta interpretazione e continuazione dell’opera del maestro.
Sembra quasi che tali maestri non abbiano (o non abbiano più) bisogno di discepoli. Questo in Nietzsche è stato espresso in modo molto esplicito. Essere discepoli di questo o quel maestro di pensiero oggi è davvero sospetto. Sembra piuttosto che gli accaniti discepoli di un maestro siano attratti dai punti più deboli e controversi della sua opera. Dalle inevitabili ombre presenti nell’opera del maestro. Si può pensare però che ogni maestro, in qualche modo, abbia i discepoli che si merita. Sembra che tante siano le “ombre” tanti siano i discepoli. E siccome tali personaggi, l’ho premesso subito, mi appaiono anime particolarmente abitate da ombre, ecco che immediatamente vengono evocate, come magicamente, quasi per effetto della recitazione di un mantra, turbe, un po’ demoniche, di petulanti discepoli.

TE’ FILOSOFICO

TE’ FILOSOFICO. Un’occasione che diventerà un’abitudine. Domenica 19 settembre 2010, h. 11.00 CARGO – via Meucci 39, presso la Maison du Mekong Milano Tutte le domeniche da Cargo, la sala da tè Maison du Mekong ospiterà una serie di incontri, aperti al pubblico, in cui si parlerà di fidanzati/e, ex fidanzati/e, mogli/mariti, ex mogli/ex mariti, figli/e ma anche di bellezza, di arte, di etica, di diversità, di Milano e di politica, di giardini, di orti e di libri. Nel primo incontro Cargo&HighTech in collaborazione con Salani Editore vi invitano alla presentazione del libro “PER UNA BELLEZZA SOSTENIBILE” con la partecipazione degli autori: Silvia Brena e Bruno Mandalari. Complice l’atmosfera di convivialità e con l’aiuto di tre moderatori, lo psicanalista Francesco Pazienza e le consulenti filosofiche Viviana Paramithiotti e Barbara Beonio Brocchieri, ci si confronterà su questioni di immediata attualità, dialogando alla maniera degli antichi filosofi. A seguire durante il pranzo sarà possibile approfondire la discussione con gli autori ed i moderatori. Menù degustazione a base di Dim Sum. E’ preferibile prenotare, inviando una e.mail a: libri.cargo@cargomilano.it o telefonando al numero 02.27221377 Scarica il programma completo del TE’ FILOSOFICO

Una riforma sociologica

Una riforma sociologica

E’ ora che scriva una storia che alberga nella mia mente da almeno trent’anni. Solo dopo averla raccontata, nel primo poscritto, dirò come e in che occasione è stata concepita. Si tratta di una pagina di fanta-sociologia o, più propriamente, di fanta-antropologia. Sicuramente di fantascienza. Mi piacerebbe potesse essere espressa nel linguaggio dell’amatissimo Marcel Mauss. Una cosa alla Claude Levi-Strauss. Perdonate, ovviamente,  non ne sarò all’altezza.Lo scivolamento, inevitabile mentre scrivo, verso l’espressione di una utopia è sicuramente roba mia e la dedico con un po’ di stizza a coloro che in queste ore pregustano (che gusti barbari!) elezioni anticipate e una nuova mefitica campagna elettorale in Italia. Una scontata ennesima sconfitta della sinistra. Dio ce ne scampi. Chi vuole prenda rifugio qui! E’ pensabile una struttura sociale in cui l’acquisto delle merci possa avvenire solo in liberi mercati rionali all’aperto. Mercati rionali cui tutti possano accedere. I figli possono essere accompagnati dai genitori o viceversa, ma mai insieme. I figli hanno diritto ad effettuare acquisti dopo il compimento degli 11 anni. Prima non possono frequentare il mercato, nemmeno accompagnati dai genitori. Possono ricevere le merci solo come dono dei genitori nelle 5 feste dell’anno di cui si dirà. Tra gli 11 e i 19 anni i figli possono effettuare gli acquisti finanziati dalla famiglia secondo le possibilità economiche di questa. La condizione però affinché tale transazione economica possa avvenire è che l’accompagnatore del soggetto acquistante (genitore o figlio che sia) debba ripartire, completata l’operazione, con un genitore o un figlio differente con quello con cui è arrivato. La condizione per acquistare merci è pertanto che si mutui la composizione del nucleo familiare. La transazione economica risulterebbe pertanto una funzione dell’interscambio di genitori e figli. Non risulterebbe quindi altra possibilità, per mantenere costante ed unita una famiglia di tipo nucleare-tradizionale, se […]

Artrosi cervicale & amor cortese

Questa pagina conclude il racconto delle due precedenti Sala operatoria   e    L’Angelo di s. Pietroburgo.   Prologo  (cantata) Chi scrive non ha mai vissuto una “storia estiva”. D’estate è solo il Sole che lavora sui corpi. A lui i corpi si offrono con fiducia. Ne viene fecondato il seme della bellezza. Non tradire la confidenza. Che solo il Sole possa sfiorare la pelle. La maturità dei “frutti della passione” arriva con la maturazione dei frutti più dolci. Sono nato in autunno e son quelli i frutti che amo di più.  Le mele e le pere.  I fichi e l’uva. Dioniso. Lì, ogni anno, si rinnova il mistero della mia nascita. Attraverso ancora una volta l’estate: si può andare e venire, dovunque e con chiunque. Ma ho sempre trovato l’estate come un deserto da attraversare. Cerco di farlo con diligenza perché so che lì si forgia il carattere. In quelle fornaci. Le grandi guerre del passato son state combattute nel segno del Leone. Attraversando quelle forche caudine si perviene al “gran premio”. Per descrivere il passo ondivago del villeggiante, l’odissea del vacanziere, esiste una espressione milanese impagabile: balabiott. Indica letteralmente colui che balla nudo. Svestito. Ho vissuto la mia giovinezza portando nel cuore l’immagine di Cesare Pavese, vestito di tutto punto, seduto su una sdraio sulla spiaggia. Se ben ricordo, leggeva pure! Lui si, forse drammaticamente, non aveva nulla del balabiott! Inutile fare i gradassi d’estate. E’ solo la natura ed il sole che canta nei nostri corpi. E’ qualcosa di cui non abbiamo alcun merito. Possiamo lodare il sole nello splendore dei corpi. La nostra vita ricomincia in settembre. I corpi abbronzati ritornano alla vita sociale, in città. Da settembre ricominciano i giochi. I giochi veri: il lavoro, la vita quotidiana, gli impegni, il lavoro. I giochi più belli son […]

L’Angelo di San Pietroburgo

Angelo di San Pietroburgo

Questa nota non costituisce la continuazione, ma l’antecedente di quella già pubblicata col titolo “Sala operatoria”. Mi è necessario partire da un ulteriore antecedente senza del quale la narrazione di oggi non assumerebbe la prospettiva voluta. Lezioni di pianto Da bambino e ragazzo sono stato rimproverato di “avere un cuore di pietra”. Mi sono sentito colpevole di non avere pianto davanti al primo film a cui assistetti in vita mia: “Bambi“. Ma che dire… era la prima volta… forse guardavo la sala, i giochi di luce. Forse non ero ancora pronto anche se tutta la sala versava calde lacrime. Pochi anni più tardi non ho pianto, quando mio padre è stato in punto di morte! Però sono indelebili i ricordi e le frasi, gli scrollamenti di capo dei medici che andavano e venivano da casa nella notte di un 14 luglio. I ricordi abitano pur sempre in quella che Dante definisce “la camera segreta del mio cuore”. La camera oscura, direi io. Non ho pianto per le prime, laceranti, delusioni d’amore. Oscuravo solo completamente la camera, appunto. Non vedevo proprio niente. Nessuna luce. Non ho pianto quando, nei miei 30 anni, mio padre è morto improvvisamente dopo avermi detto cose misteriose e terribili a pranzo. I giorni della morte aleggiava nel terremoto d’Irpinia. Fu solo verso i 35 anni che sono riuscito a versare lacrime calde e commosse in una circostanza che, per quanto ci abbia lavorato tanto in sedute di analisi e meditazione, mi resta tuttora abbastanza misteriosa. Nel 1985 ricevetti a in Svizzera l’iniziazione di Kalaciakra conferita da sua santità il Dalai Lama. Come credo la maggior parte dei presenti non ne capii un accidente. Caldo continentale di agosto. Nella campagna intorno a Winterthur. Tendoni bianchi, enormi, soffocanti, prime ore del pomeriggio, interminabili giri di traduzioni in almeno […]

Sala Operatoria

Francobollo Croce Rossa

Penso spesso a come le acquisizioni umane penetrino nella coscienza attraverso porte diverse, talvolta successive. Sembrano quasi orientate in un certo ordine. Mi hanno sempre colpito un paio di esempi. La prescrizione di lavarsi le mani prima di mangiare appare nel Talmud come regola di disciplina purificatoria in ambito religioso. Occorrerà arrivare a Pasteur per scoprire un fondamento “scientifico” a questa procedura. Nei Veda troviamo tra l’altro la ricetta del riso condito col burro. L’idea dell’atomo, come noto, appare nelle più antiche scritture indo-ariane. Ne hanno parlato i Rishi nei Veda, è stata oggetto di speculazione filosofica e poetica presso i greci ed approda a modello tuttora impiegato nella fisica e chimica moderne. Entrando nei mesi scorsi in una sala operatoria ho avuto l’impressione di attraversare qualcosa che già avevo conosciuto in qualche altra forma. L’igiene, accennavo, appare come lavacro animico spirituale nella vita religiosa e come igiene nella prassi medica. Arrivare in sala operatoria, compiuta la preparazione (somministrata anche agli iniziandi) implica attraversare una serie di soglie. Una serie di “passaggi della soglia”. Immagine anche questa presente nella letteratura sapienziale. Il sentiero graduale. Le diverse sfere del cielo. In queste soglie addirittura cambiano i traghettatori (barellieri simili a Caronte) e si passa di mano in mano ad individui sempre più rigorosamente imbavagliati. Come non pensare alle società massoniche e segrete ai sacerdoti o sacerdotesse bendate e al volto del confessore invisibile oltre le grate. Ci sono almeno tre soglie di progressiva “purificazione” – sterilizzazione”. Val la pena anche di ricordare che più ci si avvicina alla sala operatoria più fa un freddo cane. L’ultima domanda che ricordo di aver fatto prima di ricevere la pre-anestesia fu “Perché tanto freddo?”. E l’anestesista: “Perché il freddo sterilizza”. Accipicchia, mi sentivo sulle prime falde del monte Meru! Secondo i miei amici steineriani, […]

TAGLIARE LE CORDE DELL’ARPA (Libera pluridecennale riflessione sulla psicanalisi)

Le corde dell'arpa

Negli anni sessanta e settanta mi capitava di partecipare alla sensazione che la psicanalisi avesse a che fare con qualcosa di “scandaloso”. Era facile, ancora in quegli anni, trovare nel riferimento alla sessualità qualcosa di scandaloso. Echi dello sconcerto che il dott. Freud deve avere generato nella Vienna cattolica e “cacanese” Di acqua sotto i ponti ne è passata talmente tanta che vien da sorridere a pensarci. Oggi abbiamo forse più pudore a parlare dei nostri sentimenti che non della nostra vita sessuale e tutto sommato non è un cattivo segnale. Probabilmente al suo nascere la psicanalisi ha scandalizzato anche per il riferimento alla vita sognante e alla paradossale disciplina della libera-associazione. Sono rimasto profondamente colpito negli anni passati, dialogando con anziani e scoprendo di quale infinitamente maggiorre capacità di concentrazione fossero capaci. Noi al confronto siamo molto più immersi nei nostri desideri, nelle nostre fantasticherie…. Siamo molto più frammentati. E’ passata molta psicanalisi ed un po’ di psichedelia nella cultura di massa al punto che la libera associazione è diventata quasi la regola prevalente nelle nostre conversazioni. Anche facendo cultura. Diciamo quel che ci viene in mente e spesso abbiamo una notevole difficoltà ad ascoltare ciò che l’altro sta dicendo. Facciamo davvero fatica a seguire un filo logico. Forse solo i filosofi, che non a caso ci appaioni spesso cervellotici, sono in buona parte ancora legati ad una esigenza di concatenazione logica dei pensieri che, lo ripeto, nelle generazioni precedenti, era più facilmente la norma. Il riferimento alla sessualità e alla libera associazione non scandalizza più una cultura del nostro tempo che usa il riferimento alla sessualità come veicolo di penetrazione pubblicitaria. Analogamente, dire ciò che ci salta in mente ci appare un sacrosanto diritto acquisito. Certo si potrebbe obiettare che la sessualità non è proprio solo quello. Nemmeno […]