Sostenere simultaneamente due idee contrapposte senza perdere la capacità di funzionare (Te’ filosofico del 26-09-10)

“Il banco di prova di una intelligenza superiore è la capacità di sostenere simultaneamente due idee contrapposte senza perdere la capacità di funzionare”.

Questa frase è di Francis Scott Fitzgerald e la trovate ne “Il crollo” (ed. Adelphi).

Domenica scorsa , dopo l’inaugurazione e la presentazione delle regole del gioco, il gioco è cominciato.

Idee contrapposte sono state sostenute simultaneamente e ciascuno è diventato per un attimo dubbioso di quelle che riteneva le proprie. Non le riconosceva più, oppure avrebbe preferito cambiarle. Tutto questo semplicemente ascoltando gli altri. Te’ filosofico in azione. Circolo virtuoso. Idee contrapposte. Metamorfosi. Ascolto e comprensione. Fluire delle opinioni. Dubbio sulle proprie. Voglia di pensare. Voglia di ritornare. E non è questo l’esercizio della filosofia?

Ah, forse pensavate che essere filosofi volesse dire avere ben precise magari rigide e definite? Ma poi, se non c’è più l’Agorà, che ci sia almeno il nostro te’, domenica mattina al Cargo!

Io non son filosofo e non posso dirlo ma BBB (Barbara) e VV (Viviana), che lo sono, mi sembrano abbastanza abili a guidare il gioco appena descritto. Quasi che il pensiero sia un muscolo dell’anima da tenere allenato. Paradossalmente si nutre di contraddizioni più di quanto non ne risulti indebolito.

E pensare che i politici e i pubblicitari fanno tanto per manipolarle e soprattutto per non farcele più cambiare! Peggio per loro.

Ma, a buon intenditor poche parole.

Per indicarvi concretamente di cosa sto parlando provo a far qualche esempio di quanto avvenuto.

Che relazione c’è tra bellezza/maschera/trucco? Sottolineano e/o nascondono. Si son sviluppati pareri diversi a volte contrapposti.

Si è belli o ci si sente belli?

Ci si sente belli per piacere a chi?

Qualcuno giustamente sostiene che cerchiamo di piacere agli altri e da qui si spalanca l’abisso (o l’inferno?) del consenso. Bellezza e/è potere?

Qualcun altro con ugual ragione sostiene che è difficile piacere agli altri se non ci piacciamo! In questo senso anche la proposta del libro sulla Bellezza Sostenibile.

Bellezza come irradiazione dell’aver fatto pace con il nostro vissuto. Considerazione della nostra biografia che ci permetta di riconoscere le rughe come tracce di un percorso. Strade che certo richiedono manutenzione, ma che siano riconoscibili e percorribili!

E poi che cosa ci fa belli se non lo sguardo degli altri? Lo ha detto Merlau-Ponty, ma, se posso permettermi, nei Vangeli è scritto da un bel po’ anche se non è immediato a leggersi. Su questo con VV abbiamo riflettuto e scritto. Tema con altrettante risonanze analoghe quello dello sguardo. È uno sguardo che ci fa belli. Ma lo sguardo non è mai neutro “innocente”. Che cosa guarda lo sguardo? Soprattutto che cosa cerca? Uno dei più grandi maestri della meditazione contemporanea, Krishnamurti, si chiede spesso che cosa significhi guardare. Per un verso meditare è guardare. Uno sguardo più nudo possibile, dicono il Tao e lo Zen. E giustamente krishnamurti rilancia: ma come si fa a dire a qualcuno come guardare? Per Lacan, se non ricordo male, il non vedente non è privo di ciò che lui definisce la funzione dello sguardo! Ma questi sono paradossi professorali, li citavo quasi per scherzo.

In mezzo resta il nostro povero sguardo che guarda, cerca e, sostengo io, nessuno sa davvero cosa cerca. Ma lo cerca! Per questo si può parlare in modo non certo bigotto di purificazione o di sensibilizzazione dello sguardo. Perché è per accontentare quello sguardo che si confezionano stereotipi della bellezza.

Stereotipi /archetipi. Qualcuno vede fisso uno in evoluzione l’altro. E viceversa. Ci si allena nell’ascolto e si scoprono trasversalità inedite.

Emerge infine la questione più spinosa. L’estetica e l’etica sono davvero termini separati da un Aut/Aut? Per la nostra cultura occidentale dalla Scolastica a Schopenhauer probabilmente sì. Ma parlavo di Schopenhauer non a caso. Con lui il pensiero orientale si reinnesta nella nostra cultura europea e si riscopre l’antica connessione non teoretica, ma intuitiva tra l’una e l’altra. In modo particolare nell’Ottuplice Sentiero buddista tutti i valori umani si interconnettono in una sinergia che costituisce paradossalmente il primo sistema ecologico, la prima ecologia della mente che l’essere umano abbia concepito.

La collega VV ha ben intuito il nesso col sistema etico/estetico del Wabi-Sabi, considerato da molti (compreso il suo fondatore) il riferimento privilegiato, l’estetica di Cargo.

Di questo si continuerà a parlare domenica prossima.

A VV sono anche debitore degli appunti presi lungo il lavoro ed usati per questa memoria. Confesso di essere incapace a prenderne. Probabilmente, se fossi ragazzo oggi mi diagnosticherebbero sicuramente una qualche forma variante dislessica o disgrafica. Sicuramente dis-qualcosa! Ma ormai son venuto grande così e, cercherò di far meglio ma non ci contate più di tanto. Non ricordavo nemmeno di aver citato alla fine del primo incontro qualcosa di cui forse avrei potuto tacere. Il riferimento, lo trovate nelle Elegie Duinesi di Rilke, secondo cui il bello non sarebbe il tremendo nel suo inizio. Sempre VV ne ha trovato risonanze in Baudelaire. Ma di questo vorrei riparlare la settimana prossima in un prossimo post. Èla notte di venerdì e, causa debolezze di salute, sono in ritardo. Meglio affrontarli alla luce del sole.

Vi aspettiamo con piacere domenica prossima alle 11 presso la Sala da te’ Maison du Mekong presso Cargo a Milano. Via Meucci 39

Distratto e smemorato ma vs affezionatissimo FFW

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