Come ho cominciato a mostrare nel post precedente, la terra respira nel ciclo delle quattro stagioni e non c’è bisogno di essere esoteristi, antroposofi o psichiatri per saperlo.
Questi ritmi sono estremamente visibili per chi osservi la sofferenza umana nella malattia o semplicemente nel vivere.
Ci sono due momenti critici nel ciclo respiratorio: la completa inspirazione e la completa espirazione.
Due momenti di potenziale squilibrio energetico.
Due momenti di cui le tradizioni spirituali indicano l’importanza. Portare per un attimo di consapevolezza in questi momenti serve ad attenuare la meccanicità della respirazione. La possibilità di innescare la coscienza nella natura.
Nel giorno più lungo, o nella notte più lunga. Il giorno e la notte dei solstizi. Nello strapotere della luce o delle tenebre si aprono il varco sublimità o tormenti. Per questo è importante innestare proprio lì il seme della consapevolezza.
Un medico di base o un infermiere professionale sanno quanto il solstizio d’estate esasperi i disturbi connessi con l’ansia. Quanto il solstizio d’inverno esacerbi le situazioni a componente depressiva. Come recita il cantautore “Come in un libro scritto male lui s’era ucciso per Natale” (GUCCINI, INCONTRO).
Come Shakespeare e Ibsen sanno molto bene, una notte di mezza estate o la notte di san Giovanni sono esplosioni di confusioni ansiose. Di accecamenti, di fraintendimenti maniacali.
Accecati nella luce.
Curioso, al contrario, pensare come il buio della notte invernale, il cielo oscuro e profondo del solstizio d’inverno e delle Notti Sante permetta di percepire la lontananza come luminosa.
La luce acceca, il buio ci fa percepire la luminosità dei corpi celesti. Luminosi e lontani.
La luce acceca e porta perdizione come il buio, paradossalmente, permette di ritrovarsi.
Perdizione e Ritrovamento quale dei due è più sacro?
2 pensieri su “Perdersi e Ritrovarsi nei solstizi (Respirazione della terra 2)”
Ciao Francesco,come posso,continuo a seguirti nelle tue dissertazioni.Stavolta sono un pò sorpresa:per qualche motivo che mi sfugge ilSolstizio d'Estate,è comunque sentito da alcuni come momento rituale,cruciale non so per cosa…ma che enfatizzasse o ,meglio,esacerbasse i disturbi ansiosi,mi lascia perplessa.E' una particolarità che avrei attribuito con più facilità al Solstizio d'Inverno! Il solstizio d'estate non corrisponde al momento in cui la Terra inspira rigenerand
osi? Forse sono negata per questi ragionamenti…Non ti scandalizzerai se ti dico che mio padre ,nel giorno di San giovanni,che corrisponde al Solstizio d'Estate,con le noci ancora tenere di un noce da terrazzo,faceva il famoso Nocillo o Nocino,un liquore con proprietà salutari.Ho ancora l'albero.Ti saluto con simpatia.Adele,
Cara Adele
non buttarti così giù!
Il solstizio d’estate è il momento di massima espirazione, questa è l’unica cosa che forse hai frainteso.
L’espirazione provoca il sorgere delle foglie fino al punto massimo, il sostizio appunto, dopo di che le foglie vanno verso la caduta e il riassorbimento nel/sotto il suolo terrestre. E’ questa l’inspirazione. Il riassorbimento nella terra/polmone.
Per quanto riguarda il resto scelgo di risponderti in modo biografico.
Da anni mi occupo di questa riflessione e solo quest’anno mi sento di parlare di questo solstizio. Se guardi la sezione “Curva del tempo” dove ho raccolto le pagine del passato inerenti a questo tema, troverai Natale, Pasqua, San Michele ma non San Giovanni, la festa del solstizio estivo.
Per me è la festa più difficile perchè (forse anche per il fatto di essere nato in autunno) mi sento più a mio agio nella depressione invernale piuttosto che nell’ansia tendenzialmente maniacale estiva (vedi esempi letterari citati)
I solstizi sono momenti di intensificazione della luce o della tenebra: Il giorno o la notte più lunga.
Le energie intense possono essere sublimi, se siamo in grado di sopportarle, ma possono anche farci del male diversamente.
Per questo ti facevo il mio esempio della mia difficoltà a reggere il solstizio d’estate.
Infine ricorda quanto sia Jung che la psichiatria di ispirazione antroposofica (ma non solo) hanno bene espresso affermando che la sofferenza psichica nasce da un tentativom fallito di evoluzione spirituale.
L’energia che potrebbe faarci crescere, se non siamo pronti a riceverla potrebbe farci soffrire.
Infine concordiamo sul fatto che il nocino sia uno degli elisir più subblimi che un essere umano possa gustaare!
Un caro saluto e grazie dell’attenzione!