Yoga del sabato sera

Yoga

Lo Yoga e il suo esercizio richiedono condizioni speciali soltanto nelle fantasie dei neofiti.
Ma forse yoga e meditazione significa soprattutto trovare un punto di equilibrio, su cui poggiare lo sguardo per vedere lo straordinario nell’ordinario. Scoprire nel profano il sacro.

Era stata una giornata come tante.
Invece non era stata una giornata come tante.
Si fa presto a dire così.
Era stata una giornata in cui, a ben guardare, erano successe cose importanti.

Ma non sempre siamo disposti ad offrire alle cose lo sguardo abbastanza trasversale che riveli, nel profano, il sacro.
L’eccezionale nel convenzionale.

Era stata una giornata eccezionale come tante.
Si era lottato contro la stanchezza, per il sonno e/o contro il sonno. Il dolore era stato tenuto sotto controllo grazie a un nuovo rimedio.

Qualche momento di riposo per recuperare qualche forza e…
Eccolo qui, un sabato sera che si annunciava senza la febbre del sabato sera.

Un sabato sera di riposo.
La domenica, per quanto gradevole e diversa dalle altre, avrebbe chiamato energie supplementari. Almeno un piatto di riso e verdure per gli ospiti andava preparato.
Così occorreva recuperare le forze in quelle poche ore.

E qui si apre un dilemma.
La tipologia di persone alla quale apparteneva si dispone più facilmente all’impegno piuttosto che allo svago.
Certo, ne ha parlato anche Goethe. Il lavoro come gioco.
Occorre conquistare lo sguardo che ci mostri il lavoro come gioco.
Le cose più serie, le più importanti non sono che un gioco.
Un gioco essenziale come la vita.
Le cose più serie ci riescono meglio se riusciamo a vederle come un gioco.
Caratteristica del gioco è apportare diletto.
Che non è necessariamente piacere.
Quel che altri chiamano godimento.
Ma nel momento in cui si scelga il diletto, il cuore scivola. Oppure sarà il desiderio, chissà.

Insomma si ritrovava sempre con qualcosa di troppo impegnativo.
Aveva deciso di guardare un film, ma la sua collezione aveva predisposto un numero esorbitante di film impegnati.
Frugando tra i film completi su YouTube, la scelta era caduta su una commedia bianco e nero, italiana, primi anni ’60. Alberto Sordi. Attore prediletto da suo padre.
Quante associazioni nella mente. Troppe. E il cuore era irrequieto.
Persino Agostino-Padre a ricordargli: il mio cuore è irrequieto finché non riposa in te.
Ma non era quello il riposo che cercava. Il pensiero di Dio non era più così a portata di mano. Dio era morto nel frattempo.

Qualcosa invece chiamava dal banco della postura.
Quando il pensiero imperversa meglio cercare di dimorare nel corpo.
Il corpo non era in tensione, ma era stato troppo seduto lungo tutta la giornata.
Ascoltò allora l’appello della pianta del piede e, senza dare nell’occhio, lo afferrò mentre il film continuava a girare.
Meglio non mettersi in testa di meditare quando si è troppo stanchi.
Con tutti i film non ancora guardati nello scaffale. Nel girone infernale dei film troppo impegnati. Si era ridotto a guardare un film su YouTube.
Ma nel frattempo si era afferrato il piede.
Qualche pressione e qualche rotazione e, visto che nessuno vedeva, dispose la gamba piegata, il piede rovesciato appoggiandolo sul bacino fino a comporre la postura del mezzo loto.

Analoga operazione per l’altra gamba e l’altro  piede.
Si ritrovò con la postura composta nella posizione del loto.
Il film continuava a girare. Il piccolo Budda seduto sul letto.
Che buffo, però!
Con una parte del cervello seguiva il film, con l’altra dimorava nella postura felicemente acquisita.

Cominciava a lavorare ora sulle spalle e a dondolare la colonna sul bacino. Mobilitava leggermente anche il collo.
I pollici penetravano nelle cavità delle tempie e della nuca.
Cominciava a riposare davvero.

In fondo non aveva fatto che preparare la posizione del loto con la quale finì di guardare il film in santa pace.

Col cuore aveva fatto pace. Il corpo riposava. Alberto Sordi imperversava.
Ogni volta che sorgeva una turbolenza mentale, gentilmente, tornava al respiro.
Ogni volta che una vibrante critica si insinuava a sostenere l’indecenza di una cosa simile. Una attenzione sacra. Un film profano…!

Più di una voce saliva dalla sala motori.
Il rumoreggiare della ciurma che consiglia sarcasticamente, come un cattivo maestro: non hai tempo di fare una cosa? Fanne due!
Ma anche una storia Zen che in quel momento non sapeva più dove ritrovare.
Il maestro che insegnava l’attenzione indivisa e raccomandava ai discepoli di fare una sola cosa alla volta.
E quel giorno in cui scandalizzò i ragazzi facendosi sorprendere al leggere e a sorbire il the!
E la spudorata difesa. Ma io faccio una cosa sola con coscienza integrata: Leggo-bevo-il-the!

Certo che le sacrosante Upanishad non avevano contemplato la possibilità che l’asceta perseguisse la Sadhana contemplando su YouTube una commedia all’italiana!

Forse quella sera non conseguì nessuna Illuminazione definitiva.
Non si godette nemmeno con spensieratezza la commedia all’italiana, ma, cosa non trascurabile, fece pace con se stesso.

Anche questo è Psico-NON-analisi.

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