Cari amici lettori
mi trovo a scrivere queste parole in un momento che mi appare significativo e suggestivo.
Stiamo per entrare nel momento caratteristico del corso dell’anno che tutti abbiamo imparato a riconoscere come il solstizio d’inverno. Molti sforzi, negli ultimi anni ho impiegato per sforzarmi di produrre una riflessione sulla modulazione, sul respiro dell’anima dell’uomo nel corso dell’anno.
Ho imparato a riconoscere nel corso dell’anno il movimento di un ciclo respiratorio che rende l’uomo e la terra un essere vivente.
Vivente è ciò che respira e che modula il suo vivere tra un movimento di espansione, l’inspirazione, e uno di contrazione, l’espirazione.
Con l’aiuto della Antroposofia (l’opera di Rudolf Steiner) ho riconosciuto nei solstizi i due momenti di inspirazione e di espirazione della vita sulla terra.
In autunno la vita si è ritirata dalla superficie della terra, le foglie sono cadute e l’uomo ha ritirato al suo interno le forze, i pensieri, i sentimenti che nel corso dell’estate si sono espansi nella luce e nel sole estivo.
Il solstizio d’inverno è anche il momento in cui si ritirano in noi stessi tutte le forze e le esperienze. Il momento in cui il tempo e la vita si rigenerano.
Ci introduciamo così nella Notti Sante nel ritualismo del Capodanno. Della rigenerazione del tempo in un nuovo corso dell’anno.
Caso particolare quello di quest’anno in cui, credendoci o meno, si sono spesi fiumi di parole intorno ad una possibile fine del mondo annunciata.
E su questo punto, alla riflessione suddetta, ispirata dall’Antroposofia, vorrei fare subentrare la riflessione dello psicanalista che, mio malgrado, da una trentina d’anni mi ritrovo ad essere. O almeno sembra che funzioni come tale, nell’immaginazione di molti. Me compreso, ovviamente!
Qui lo psicanalista vede qualcosa di singolare che mi fa piacere condividere coi lettori.
Io non ho mai creduto che domani il Mondo potesse finire. Sono un uomo senza figli, dalla salute malferma ma con un senso e godimento della vita che ho acquisito in età più matura.
Malgrado senta la grandezza abissale dei miei limiti non avrei difficoltà a lasciare andare tutto e a ritirarmi in un dissolvimento che l’inconscio collettivo concepisce come l’immagine della fine del mondo.
Che il mondo finisca, se deve finire. Non sarà certo il mio parere contrario a cambiare il corso naturale delle cose.
Anzi, se necessario, che finisca in fretta. Viene in mente la celebre espressione del dettato evangelico. La frase da Gesù Cristo sussurrata a Giuda: Quel che devi fare fallo subito!
Ed è proprio in questa frase che il senso di timore vira verso l’espressione del desiderio.
Forse, se ne abbiamo così tanto parlato, c’è in tutti noi il desiderio inconscio che il mondo finisca.
Ma si, che finisca, questo mondo che ci infligge tante frustrazioni e tante tribolazioni. Il mondo come campo di una crisi perene, al di là dell’attuale crisi economica (e non sarebbe poco) quel mondo che non ha smesso di franare dal momento della mia nascita.
Ma un mondo che, comunque, a suo modo, secondo disegni che non sempre mi è stato dato capire, si è anche rigenerato e trasformato.
Accennavo al fatto che il gusto della vita è stato per me un frutto di una età più matura.
Come tutti i frutti maturi, sarà mangiato o marcirà e, in un caso o nell’altro porterà altra vita. Al mio organismo o a quello della terra. Il frutto caduto si decompone nella terra e nutre il sottosuolo. Come anche il corpo dell’uomo farebbe, se un apparato metallico e mostruoso non lo impedisse, salvaguardando la pubblica igiene, con mostruose scatole di zinco. I sepolcri che l’uomo del nostro tempo si è guadagnato!
Che finisca il mondo… Ma non credo che finirà! Il mondo è una bestia grama… Ci darà ben altro filo da torcere…. Per me sarebbe fin troppo bello.
Finirà il tempo come finisce ogni anno nel cuore dell’inverno, forse in modo più radicale. Ma questo non mi dispiace.
Mi pare che il mondo necessiti di una revisione radicale anche se, personalmente, non ne posseggo la ricetta ma ho la fiducia che qualcosa succederà.
E, ahimé, avrò ancora un sacco da fare, anche se da un bel po’ mi sento un po’ stanco e, se non fossi così mortalmente irrequieto, mi piacerebbe riposarmi per un po’. O anche per sempre. Chissà.
Ma questo l’insegnamento del Buddha lo assegna sono a chi ha maturato meriti sicuramente superiori ai miei.
In ogni caso guardo con favore alla rigenerazione del tempo nelle notti sante e, contrariamente a quanto promesso nell’ultima paginetta, decido di portare con me quello che non smetto di chiamare il catalogo dell’offerta. Ma si, l’avete capito, no? È il catalogo del commesso viaggiatore.
Lo esporrò ai magici influssi delle 12 notti sante prima di metterlo nelle vostre pregiatissime mani.
Mani pietose che hanno raccolto per molti mesi le mie non sempre facili, non sempre esplicite parole, contorcimenti irrequieti di frasi, giri di parole.
Volete anche gli auguri? No, questo no!
Vi ho già offerto il mio più sentito sorriso. Il fuoco della certezza del mio amore.
Che altro posso offrire a questo mondo che si dipinge o che dipingiamo così moribondo ma che, tutto sommato, come vien da pensare di molti anziani un po’ capricciosi, tutto sommato, finirà lui per sempellire tutti noi!
P.S. Per regalarvi un sorriso finale, la bella immagine della linguaccia Maya che ho usato per ornare la paginetta l’ho ricavata da una pagina web per giovinette!
P.P.S. Come avrete intuito, ho scritto questa paginetta nella notte tra il 19 e il 20 dicembre!
2 pensieri su “Psicanalisi e Fine del Mondo”
Grazie!
A lei e a tutti i volonterosi lettori!