Da diverse settimane non dedico più paginette (propongo questa traduzione dell’anglo sassone “post/s”) alla Meditazione.
Forse è un modo di ascoltare la modulazione del respiro dell’anno. L’estate, malgrado solo in estate molti meditanti possano fare un ritiro, non sarebbe il momento più adatto al lavoro interiore. In estate si vive “fuori” e non solo di testa 😉 mentre l’introspezione è più facile d’inverno.
Tant’è che oggi, fedele all’appuntamento, propongo una meditazione che mi sembra più adatta ma che forse è ancora un po’ più difficile. Se rileggo questa traccia annotata e trascritta anch’io fatico a capire. E’ un po’ complessa ma non faccio nulla per chiarirla.
Chissà che qualcuno si decida a far domande?!!!
Buona estate a tutti i miei cari amici bodhisattva!
1. Ascoltare tutti i movimenti, le oscillazioni del piano del presente. Quello su cui poggiamo i piedi. Quello a cui affidiamo il nostro peso per non sovraccaricarcene sempre e dovunque. Percepire gli assestamenti continui dell’asse del tempo nella nostra coscienza.
2. Percorrere scrupolosamente le vie del Presente. Conficcarsi. Sentirsene conficcati. A volte è doloroso, a volte leggero, sublime. Allinearsi e prendere rifugio in Lui. Nella grande casa della Presenza Mentale. Di solito, banalmente, la chiamiamo con nome femminile: Consapevolezza.
3. Lasciarsi guidare da quello che arriva. Navigare a vela. La volontà indirizza la barra e la vela, non spinge la barca coi remi. Navigare con tutti i venti? Sicuramente è un po’ presto!
4. Tornare al respiro è come tornare a casa. Prendere rifugio sedendo saldamente, in perfetto equilibrio sulla punta del naso. Dalla riva osservare il fiume che scorre. Respiro va, respiro viene.
5. Lasciare il peso alla terra. SI può farlo anche stando in piedi. Non solo seduti. Muovere lentamente i propri passi. Il peso che si scarica da una gamba e passa nell’altra. Ci siamo mai accorti di farlo? Il peso si sposta nel movimento del passo. Tra un passo e l’altro, il tronco e la testa son trasportati come un trofeo da servitori accorti e gentili: le gambe.
Un pensiero su “Meditazione dinamica”
Dato che nessuno fa mai domande, ora ci penso io: non mi è chiarissimo il terzo esercizio. Proprio oggi discutevo con un'amica del lasciarsi guidare da quello che arriva, al proposito mi sono resa conto che sono stata educata in modo da evitarlo il più possibile. Chiaramente poi l'effetto è stata il contrario, quindi una propensione a lasciarsi guidare da quello che arriva, anche dalle sensazioni o dalle intuizioni. Ora mi chiedo: ma c'è un limite che sarebbe bene non oltrepassare? Non è forse bene talvolta anche decidere di non farsi trasportare dagli avvenimenti, ma provare invece a revisionare, rivalutare e soppesare? Questo è stato il cruccio della mia mattinata, e probabilmente la risposta è già contenuta nello stesso punto 3 dell'informazione. Si perdoni s'è possibile l'ingenuità e la banalità della domanda, grazie e ciaoo