Pulizie di primavera. Negli armadi e nelle camere ancor più segrete. Le stanze della mente e del cuore.
Rovistando in questi dintorni mi accorgo di quanto addosso a me si compia qualcosa che si possa riconoscere come una forma del mutamento. Metamorfosi.
Non ha nulla a che vedere con le intenzioni di apprendimento, formazione. Nemmeno evoluzione, più o meno spirituale.
Già dall’epoca del transito dalla CURVA DEL TEMPO (il mio primo blog, non più on-line ma disciolto in questo sito) alla VERTIGINE DEL TEMPO (ancora on-line giusto nella forma di un souvenir), già da allora questo movimento ha preso piuttosto l’andamento di una caduta. Se ci si forma alla vita o alla conoscenza, se, con la giusta dose di ottimismo, si riesce a pensare ad una evoluzione, è per via di una precipitazione in sé stessi.
Ovviamente anche una precipitazione nella solitudine che costituisce la condizione della soggettività.
È così, cercando di vivere attivamente la vita culturale, ho capito che davvero non era più possibile immaginare di parlare con le persone.
Si fa sempre una grande fatica a trovare interlocutori. Almeno, per me. Niente al di fuori dalla relazione di Pazienza con i suoi pazienti. Lettori o meno. E forse non é comunque poco.
In alcuni momenti oscuri non si trovano affatto interlocutori.
E in uno di quei momenti oscuri ho capito che, se non riuscivo a parlare con le persone (almeno dal di fuori della stanza del mio studio), potevo ben parlare con le cose.
Da questo credo che sia iniziata la mia condizione di blogger.
Per fare un esempio, tra le mie paginette più amate degli anni scorsi compaiono le scarpe, gli occhiali e altre meraviglie.
È forse un modo di parlare delle cose per non scivolare nell’abisso dell’impossibilità di parlare con le persone.
Ma siccome qualche persona quelle cose finisce per leggerle, anche questo diviene uno stile di comunicazione con le persone.
Questo anche spiega il fatto che un discreto numero di persone mi legga attentamente ma pochi commentino e poco.
Dialogando con diversi lettori ho capito che davvero c’è poco da commentare.
La mia è e vuole essere semplicemente una istigazione al lavoro interiore. Un aiuto per chi voglia, come me, non aver paura a precipitare in sé stesso.Nessuno ci crederà ma io lo dico lo stesso: è questo, a mio vedere, paradossalmente, l’unico prerequisito per costituire una comunità un po’ più sana.
Chi è sprofondato in sé stesso più facilmente riesce ad accettare altrettanto in ciascuno degli altri. Meno facilmente proietta la sua immagine all’esterno.
Può, al limite, ritrovare quella condizione che nei modi più diversi ho indicato come il rispecchiarsi e riconoscersi nello sguardo dell’altro. Un riconoscimento capovolto. E che, come provavo ad indicare, ha come pre-requisito lo sprofondamento in sé stessi.
Cosa che per altro viene piuttosto facile nella condizione umana. Importante però esserne coscienti. Non raccontarsi storie troppo curiose su sé stessi e sugli altri e sulle reciproche buone volontà di comunicazione “pulita”.
È così che in questo mattino di primavera mi accorgo di essere ancor più radicalmente sprofondato in me stesso.
Non solo come blogger mi ritrovo (e questo l’ho ricordato spesso) a parlare al vento e a scrivere sulle nuvole sopra il cielo del villaggio globale.
So fare di molto peggio!
So dialogare coi muri e grazie a questo esercizio mi sembra di vedere che, a parlare coi muri, un castello risponde.
Il Castello di Cusago, per esempio… ma questo sarà il tema della prossima paginetta che vi prometto per il giorno della Pasqua.
Per la domenica delle Palme questo mi appare sufficiente!
Buon sprofondamento a tutti, pertanto, il sole di primavera ci sarà amico!
2 pensieri su “Parlare coi muri”
Sprofondare in se stessi è una pratica da ricercare, perché, in fondo, è proprio lì che ci ritroviamo nella nostra essenza! Così come le pulizie di primavera, andare nel profondo di noi stessi, è faticoso, a volte impossibile! Eppure, anche solo eseguendo fisicamente la pulizia dell’armadio della nostra stanza, insieme, puliamo un po’ di noi …. senza quasi accorgerci!
Comunicare con le persone, la relazione con l’altro, sono alla base, per me, della vera costruzione di me stessa. Diventa davvero complicato in questo tempo! C’è molta diffidenza, poco ascolto, poca voglia dell’altro e il desiderio di rimanere ancorati alle nostre roccaforti di inconsapevole solidità. Tutto è in cambiamento profondo, e noi, che abbiamo in fondo un po’ paura, cerchiamo di sottrarci al cambiamento riducendo le relazioni, parlando sempre meno e molto male quando lo facciamo. Perché questo? Non lo so. Forse non ci piace più l’altro, che poi è come dire che non ci piacciamo più noi stessi!
Un abbraccio e te Francesco e …. rimango in attesa del tuo scritto di Pasqua promesso nel giorno delle Palme!
a presto. rita
Cara Rita, innanzi tutto grazie della tua attenzione.
Provo a rispondere a questa tua domanda che copio e incollo virgolettata.
Scrivi:
“Tutto è in cambiamento profondo, e noi, che abbiamo in fondo un po’ paura, cerchiamo di sottrarci al cambiamento riducendo le relazioni, parlando sempre meno e molto male quando lo facciamo. Perché questo?
C’è una verità condivisibile in quanto dici.
Ma credo, con Popper, che una verità possa essere accolta come tale a condizione di poter essere falsificabile.
Provo a fare questo perché ai miei occhi, alle mie orecchie e alla mia sensibilità, appare il contrario.
Dopo l’invenzione della psicanalisi di certe cose si parla fin troppo e, inevitabilmente, spesso a sproposito.
Ma chi può oggi essere arbitro o giudice di tali spropositi, a maggior ragione, dopo l’invenzione della psicanalisi.
In questo senso ho cercato di esprimermi nel piccolo eBook scaricabile da questo sito.
E’, in realtà la trascrizione e rielaborazione di una conferenza. La trovi qui, se vuoi.
http://francescopazienza.it/ebook/lo-schiaffo-della-realta-ebook/
Si, in questo senso, credo che ciascuno parli di sé fin troppo a ruota libera. Per quella “libera associazione” su cui si è fondata l’invenzione della psicanalisi.
Basta guardare qualunque bacheca di FaceBook.
Compresa la mia, naturalmente!
Ognuno è libero di pubblicare quel che gli salta in mente!
Non ti pare?
Forse quello non è un modo di sprofondare in sé stessi.
E’ un ragionevole, comprensibile, umanissimo proposito di mantenersi a galla nell’epoca post-moderna.
Che comunque, io credo questo, finirà per sprofondarci in noi stessi.
Da questa sepoltura dobbiamo emergere e non mi appare certo un male.
Un caro saluto.
Grazie dei tuoi commenti!
A presto!