La stanza del bambino – Psicologia infantile della meditazione

Bimba che gioca
Vorrei rassicurare coloro che nelle settimane scorse si sono preoccupati per la mia salute.
Ero preoccupato anch’io.
Le cose vanno meglio e da un paio di settimane riesco a riprendere ritmi più umani.
L’abitudine che ho avuto più desiderio di riprendere è stata quella di dedicarmi alla salute del mio corpo appena sveglio e di concedermi un momento di meditazione prima di cominciare la giornata.
Offro pertanto il seme di una meditazione che mi è stata utile in queste ore.
Lasciando il peso alla terra, affacciandomi alla finestra, in cui possiamo contemplare il nostro respiro, le nostre sensazioni, i nostri pensieri, ho avuto una sensazione curiosa.
Mi è sembrato di affacciarmi nella stanza di un bambino.
Una stanza protetta in cui il bambino gioca indisturbato ragionevolmente sicuro di essere al riparo da occhi indiscreti. Da curiosità morbose.
È molto importante che questo equilibrio non si turbi.
Il bambino deve potersi sentire a suo agio. Toccare ed esplorare un po’ dappertutto.
È curioso di sensazioni e pensieri. È naturale. Sono i suoi giocattoli.
Gli oggetti grazie ai quali sviluppa le sue facoltà latenti. Le sue potenzialità.
Una volta capito il significato delle forme e dei colori, le leggi della geometria dormiranno nel fondo della sua anima. Non passerà il resto dei suoi giorni a manipolare figurine colorate di legno colorato o di cartone.
E, come sappiamo, il bambino non gioca solo con quegli oggetti che noi gli proponiamo con l’etichetta “giocattoli”.
Qualunque oggetto diventa per lui un giocattolo. Una occasione per scoprire usi impropri e trasversali.
Il cucchiaino dimenticato può diventare la pala di una gru o il badile del muratore nella costruzione immaginaria di una casetta costuita con i biscotti che non vuole mangiare.
Tutto è gioco nella piccola stanza della mente.
Tutto è cassetta degli attrezzi nel magico gioco linguistico scoperto da Wittgenstein.
I pensieri prendono associazioni impreviste se la nostra attenzione li accompagna con delicatezza. Con consapevolezza amorevole. Qualcosa che non entri nella stanza per far piazza pulita di ciò che ci appare stupido, insensato. Inutile.
Tutto è occasione di gioco e il bambino deve giocare.
Quel bambino siamo noi.
Ma siamo anche lo sguardo che lo osserva e lo accoglie.
Si prende cura di lui.
Ha voglia di farlo sentire a suo agio.
Se perdiamo quel bambino, perdiamo un innocente piacere di vivere.
Se perdiamo quel bambino, la vita diventa una cosa maledettamente seria. Quindi noiosa.
Seria nel modo sbagliato. Seriosa.
Il gioco è una cosa seria. Il bambino è attento e concentrato nel suo gioco. Anche la psicologia serissima si è accorta che il gioco è la più profonda occasione di apprendimento.
Credo che sia vero anche per l’apprendimento spirituale.
La mente non fa che giocare. In questo è la sua natura.
L’obbiettivo dell’atto meditativo (ammesso che se ne possa indicare uno, ed è già paradossale farlo) non è controllare il gioco ma accogliere il bambino. Portarlo ogni giorno con sé come porteremmo nostro figlio. Qualcuno che ci sia affidato e di cui dobbiamo avere cura.
In circa 30 anni di esercizio meditativo ho visto e sentito le cose più strane.
Persone che meditano come andassero in palestra per raggiungere l’Illuminazione.
Sacrifici inconsulti per accumulare meriti.
Indulgenze che ci accorcino il percorso verso l’illuminazione.
Ovviamente bypassando i normali circuiti ENEL!
Preferisco pagare ogni mese la mia bolletta e tenermi in pace il mio bambino.
Magari imparare qualcosa da lui.
I più grandi iniziati (Goethe e Shakespeare tra i primi, ma non solo) ci hanno assicurato che l’intera vita umana, nei suoi aspetti più tragici, drammatici non è che un gioco, qualcosa di simbolico.
Dico questo solo per rassicurare coloro che hanno bisogno dell’autorevolezza di un riferimento.
Per me se ne può fare tranquillamente a meno.
Mi piace cercare di vivere con la maggior semplicità possibile.
Di che cosa tutto questo sia simbolo è una domanda scorretta che ho imparato a non pormi. Lascio la cosa ai palestrati della meditazione. Ai ragionieri dei Misteri occulti.
Col massimo rispetto, bene inteso, per il mio commercialista! Lì la ragioneria è al posto giusto.

P.S.Dedico questa pagina alla mia amica Chandra Livia Candiani, nota poetessa italiana e attiva come formatrice e istruttrice di meditazione. Ci siamo conosciuti menditando con il sublime monaco Zen vietnamita Thich Nhat Hanh.
Ho sentito Chandra in queste ore per chiederle di tenere un corso di poesia a Erba. Mi scriveva tra l’altro: “Una giornata di pratica poetica, preferirei dedicarla ai bambini più qualche adulto che se la sente di non avere età. Ti assicuro che i più seri sono i bambini, naturalmente devono avere dagli 8 agli 11 anni altrimenti scrivere è faticoso.”

4 pensieri su “La stanza del bambino – Psicologia infantile della meditazione

  1. Ciao Francesco,non sapevo che sei stato poco bene e sono felice della tua ripresa.Voglio dirti che la tua pagina stavolta è vera poesia.Per lomeno io così l'ho percepita.L'ho letta d'un fiato.L'ho condivisa sulla mia bacheca.Buona domenica.Adele.

    1. Cara Adele, come vedi ho indugiato molto prima di approvare il tuo commento. Mi imbarazza approvare gli elogi. Grazie della tua attenzione! Non mi imbarazza invece accogliere l’affetto benevole degli amici e delle sorelle e fratelli sul cammino che è ogni giorno più difficile. Ma avvincente! Buone giornate!

  2. solo per portarti un saluto e dirti che sono contento per come stai trattando la tua psiche.
    un caro saluto
    paolo

    1. Grazie, caro Paolo! Si anch’io sono contento di come sto trattando la mia psiche!
      A parte il fatto che spesso la strappazzo un po’…. ma per ora tiene!
      Con grande affetto, grazie della tua attenzione!
      PS Ho visto uno dei tuoi bellissimi video su Coatesa del Lario, il tuo incantevole luogo elettivo.
      Ho scritto un commento ma, come spesso accade on line, è scomparso.
      Ti esprimevo gratitudine per il fatto di offrire ad un “diversamente abile” l’occasione di visitare un luogo splendido che costituisce però una barriera architettonica allo stato puro!
      Vale la pena di condividerlo coi i lettori di questo sito!
      http://vodpod.com/watch/16046021-rapida-visita-a-coatesa-sabato-4-febbraio-2012-parte-3?u=paolodel48&c=paolodel48

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