W l’ a-Squola! Biografia umana, scolarizzazione e analfabetismo di ritorno

Cari amici e amiche, cari pazienti lettori,
spero siate rientrati bene dalla “vacanza” estiva. Che da questo vacare siate felicemente approdati alla nostra vita sociale e lavorativa.
Il rientro, per me, quest’anno, è stato particolarmente difficoltoso.
Riappaio infatti a settembre inoltrato, in prossimità dell’equinozio d’autunno. Il capodanno della vita sociale.
Considerando questa difficoltà vedo che quest’anno la mia vacanza non è stata completamente “vacanza”. In prossimità del Ferragosto ho partorito una pagina particolarmente importante per me. La “Meditazione di Ferragosto”. Molti lettori hanno già testimoniato interesse per questa pagina.
Per coloro che invece fossero stati “vacanti” mi permetto di riproporla. Potete attingerla, se ve la siete persa cliccando anche sull’immagine sottostante.

Biografia umana - Meditazione estiva

Riprendo così il nocciolo di questa meditazione.

 

Ancora sull’Eterno Presente

Considerando la biografia umana dal punto di vista della nozione mistica di Eterno Presente, scrivevo:  “Se cerco di dimorare nel presente, l’idea che da qualche parte esista quella cosa che chiamo la mia biografia, si scioglie come neve al sole.”
La nuova prospettiva del lavoro biografico si sposta dal piano temporale (quel che ero e quello che sono e che sarò) al piano di quello che, fin dalla nascita, sono stato e non potrò che continuare ad essere. Metamorfosando questo nucleo senza smettere di dimorare intorno ad esso.
Fedele a quel presente che dell’Eterno Presente contiene il seme. Il DNA, per usare un turpiloquio!

Francesco Pazienza durante l'infanziaNella Meditazione di Ferragosto consideravo che quel bambino con gli occhiali con una lente sola e il Topolino impugnato a gambe all’aria, sono ancora io. Sono quello che legge poco e male. Sicuramente meno di quanto non dia ad intendere e spesso leggo a gambe all’aria.
Sono un po’ presuntuoso e un po’ narcisista. Voglio atteggiarmi ad intellettuale ma…. l’evidenza è sotto gli occhi di tutti.

Anzi, ora la nascondo in modo più raffinato.

Non mi vergogno di quello che sono, lascio andare il giudizio e mi presento come un affabulatore più che come un “serio scienziato”. Che fin da bambino non avrebbe inforcato allegramente un occhiale con una lente mancante e il Topolino lo avrebbe subito preso nel verso giusto.
Infatti tutto il mio periodo scolastico è stato un tormento.
Certo con quegli occhiali e con il libro capovolto… Era scritto e immortalato già lì! O forse è una di quelle profezie che auto-avvera. Chissà?!
Nella mia vita poi sono apparso qualche volta come una persona più seria ma, alla fine… getto la maschera. Vengo a patti con le aspirazioni a migliorami e mi lascio scivolare in fondo al tunnel da cui sono venuto. Faccio pace con l’”inconveniente di essere nato e mi sprofondo nei limiti che quella immagine precoce rende evidente.
Mi arrendo all’evidenza!
Prendetemi per quello che sono.

Come sempre, in queste pagine, parlo di me per testimoniare il mio lavoro interiore ma lo faccio a scopo esemplificativo e per cercare di indicare la traccia che possa essere utile anche ad altri.

 

Lasciar andare

Chiedo pertanto a chi sia stanco di cercare di migliorare sé stesso, a chi sia stanco di attendere una Redenzione sempre più improbabile…
Chiedo con insistenza: È pensabile che chiunque lo desideri e lo osi, possa chiedere di venire preso per quello che è?
O almeno che crede di essere in base a qualche attendibile testimonianza.
Una foto, nel mio caso, o un gesto memorabile, uno scritto o un disegno. Per questo ciascuno può orientarsi come e dove crede. Dove gli viene, come nella libera associazione del gioco della psicanalisi.

Per fare questo, ho cercato di mostrarlo, occorre guardare, confrontarsi con quella che Jung chiama la nostra Ombra. Il guardiano della soglia degli Antroposofi e Occultisti.
La zona d’ombra di sé stessi. I nostri difetti le nostre incompiutezze, le nostre trascuratezze (nel senso proprio del trascurare, anche semplicemente per aver scelto altro).
Occorre, in poche parole, guardare i nostri punti deboli.
Stendere un inventario di quelli che riteniamo i nostri punti di forza e quelli di debolezza. Soppesarli e, in questo caso, procedere con delicatezza proprio dalla zona d’Ombra dei punti deboli.

Da questo punto di vista quindi, provo a continuare ad esercitare il lavoro biografico.
Siamo in settembre e tutti i settembri, in qualche modo, si somigliano un po’.
La parola chiave che porrei all’insegna dei nostri settembri è “la scuola” che scelgo di scrivere, per motivi facilmente intuibili come “l’a-Squola”. Con l’A privativa e la storpiatura ortografica.

Settembre è nella nostra memoria la ripresa dell’a-Squola. Anche ora che siamo cresciuti, settembre è il mese della ripresa della scuola della vita: il nostro lavoro e i rapporti sociali che intorno a questa si tessono.
Se seguo allora il filo del significante “scuola” trovo in queste settimane due esperienze significative che mi danno da pensare.

Per un verso Stanislav, il dodicenne ucraino che da questa estate vive presso di noi, quello che chiedeva del sale nell’acqua di mare nella Meditazione di Ferragosto, sta compiendo il balzo da una A-squola della campagna ucraina a una in centro Milano.
Chissà come il suo animo vivrà un passaggio tanto radicale. Avevo molto timore ma la prima impressione è che la tanto deprecata scuola di stato (con tutte le spese amputate) sia in grado di accompagnare un passo di questo genere. È stato inserito in una classe in cui già è inserito un ragazzino moldavo. Fanno lezione di italiano anche con un ragazzino cinese. Che allegra comitiva! Anch’io, anni fa, a Dresda ho fatto un corso di tedesco con molti giapponesi. Poco inglese e pochissimo tedesco ma di Banana Hioshimoto siamo riusciti a parlottare. Così faranno i nostri piccoli ospiti stranieri. I ragazzi italiani si prodigano a scarabocchiargli i libri per aiutarli.
Ed io, in tutto questo, riscopro il talento sepolto, esercitato in epoca universitaria, di professore di ripetizione per tutte le materie curricolari.
Sarà sicuramente per questo che il compito non mi scoraggia ma… a ciascuno di noi l’esecuzione di un calcolo algebrico, una espressione matematico o semplicemente dell’esecuzione di una divisione senza l’ausilio della calcolatrice (che ormai è integrata nel telefono) creerebbe un qualche problema?  Siamo ancora capaci di farlo?
Da decenni ormai coltivo la fantasia perversa di interrogare un vigile urbano o un impiegato delle poste intorno al teorema di Pitagora. Ce lo ricordiamo ancora? Anche quello di Euclide?
Eppure oggi non si diventa vigili urbani o impiegati delle poste senza un diploma di media superiore.

 

Allora è lecito chiedersi in quale cloaca,
in quale intestino finisca ciò che a scuola abbiamo imparato.

Platone dà una risposta impeccabile ma forse ne farò oggetto di una pagina futura. Chiedersi questo significa riflettere sul destino degli sforzi che tanti insegnanti prodigano nell’esercizio di quello che chiamo l’a-Squola.

Ma un’altra a-Squola sta prendendo l’avvio in questi giorni e questo ci sbalza in tutt’altra direzione. I miei compagni di Strada di Philo stanno inaugurando Mitobiografica. La scuola per il mestiere di vivere. Parte con notevole risconto ed entusiasmo grande. Ne sono felice e tutto questo muove in me pensieri preziosi.

 

L’a-scuola per il mestiere di vivere?

Da oltre un decennio, ne ho parlato spesso in privato e in pubblico, penso che sarebbe molto utile creare un’ a-Scuola per adulti. Un’a-Scuola del tempo libero… quello di cui mi sono spesso chiesto dove si nasconda… Una scuola per operai come quella popolare di Berlino in cui Rudolf Steiner si è fatto le ossa come pedagogo, come quelle che gli svedesi, con il talento sociale che nasce dalla solitudine, sanno disseminare un po’ dovunque… Scuole per adulti.
Facevo l’insegnante nei licei steineriani e mi sono accorto che, per contenere le aspettative di genitori che cercano l’a-Squola ideale per correggere nei figli i danni che l’a-Squola ha impresso nella propria biografia… Anche per loro occorreva costruire un’ a-squola… I miei amici di Mitobiografica ci sono andati molto vicino… Un’a-scuola per il mestiere di vivere! Non mi piace troppo questa definizione ma avrete capito di cosa si tratti!

 

Dai silenzi, un po’ di pace, no?
Elogio dell’asino.

Ma come accade spesso nelle nostre biografie le risposte sembrano arrivare troppo tardi.
Quasi avesse ragione Proust ad osservare che spesso il nostro desiderio eccessivo ci allontana dal compimento delle nostre immaginazioni… questa scuola è arrivata un po’ tardi per me. Ho imparato a farne a meno. O forse ho semplicemente smesso di pretendere di correggere le evidenti storture del mio destino. Faccio pace con queste aspettative e sprofondo nel ruolo dell’asino che ero, quando frequentavo l’a-Squola.
Mi lascio sprofondare in me stesso e prendo atto del fatto che proprio da quello studente dai propositi improbabili nasce l’autore del testo che state leggendo.
Si, nasce da questa pagina, una delle più antiche tra quelle pubblicate qui, intitolata “Il silenzio degli insegnanti”.

Il silenzio degli insegnanti

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Di silenzio ho parlato anche nell’anticamera della sala di meditazione: Il gioco del silenzio  il grado zero della meditazione.
Da questi ed altri silenzi nasce l’opera modestissima alla quale vi ringrazio, pazienti lettori, di dedicare tanta attenzione.
Finora, in fondo, tutte le mie paginette le ho confezionate con la stessa modalità che ho indicato per lo svolgimento dei compiti in classe di italiano.
Questa, stranamente, è una pagina che mi ha richiesto più tempo e differente modalità.
L’a-Scuola, a furia di frequentarla, finisce che qualcosa di impara. Magari, ma forse, solo per amore. Solo l’amore non va così, è la disciplina della terra! E’ una canzonetta di Ivano Fossati di cui, come lui stesso ama ricordare, si potrebbe dire.”E’ solo musica leggera ma, come vedi, la dobbiamo cantare!

Nelle ore della festa dell’Arcangelo Michele 2016.

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