Seguendo il consiglio del mio psicanalista, ho seguito le vie dei canti. Ho sperimentato la vertigine del canto. Una sottospecie particolarissima di ciò che io e i miei lettori conosciamo come la vertigine del tempo.
Al termine di una mia conferenza, diversi anni fa, qualcuno ha osservato che più che un conferenziere ero apparso un cantastorie.
In effetti, nella mia biografia, non ho fatto null’altro di buono fino ai 30 anni. Poi il sacrificio…, la decisione di diventare analista. Ma qualche traccia rimane e non è male, ogni tanto, rifarci i conti!
Nell’esercizio della psicanalisi, come analizzante o come analista, mi son spesso chiesto se e quanto sia utile dar consigli. Quanto sia appropriato.
La risposta che ho trovato in fondo è semplice: si può farlo. A qualche condizione.
Da parte dell’analista che non ci si prenda troppo sul serio.
Da parte dell’analizzante, del paziente (Pazienza!) che si faccia i conti con la vertigine del tempo.
Ho accolto pazienti che mi hanno mostrato il mio indirizzo sgualcito, precisando che c’e l’avevano nel portafoglio da tre anni.
E anche quando, dopo diversi anni, come anche nel caso mio, si segue un consiglio, se il consiglio è significativo, è poi tanto difficile parlarne.
Dalla padella alla brace! Lo psicanalista non dovrebbe dar consigli e il filosofo garantisce: di ciò che non si può parlare, si deve tacere!
Evidentemente non si riesce a fare né l’una né l’altra cosa. Questo è in fondo lo spazio in cui si esercita la scrittura. Più o meno creativa. Più o meno biografica.
Ma qui, queste vie dei canti potrebbero condurci più lontano di quanto la pazienza di un lettore, pur paziente, potrebbe tollerare.
Se non straccio questa paginetta e provo a proseguirla, se ho riservato intuizioni ancora abbozzate, è solo perché, oltre tutto questo, posso in fondo indicare ai lettori due cose che mi appaiono comunque concrete e significative.
La prima che si è aperto a Milano uno spazio nuovo per l’esercizio delle pratiche filosofiche a orientamento biografico.
La seconda che esiste al mondo una persona come Germana Giannini, in grado di tenere un seminario sull’uso della voce e del canto capace di andare a toccare corde delicate e profonde. Riguardano non solo il canto, ma la biografia e la capacita di espressione di chiunque abbia la volontà di mettersi in gioco. Un gioco semplice, piacevole, istintivo come il canto!
Per quanto mi riguarda, il lavoro svolto in quelle ore sulla voce e sul canto sta ancora lavorando dentro di me. Meglio tacere. Non è così meccanico percorrere le vie dei canti. Credo però che se date un’occhiata al percorso di questa insegnante, a come lei per prima abbia percorso le vie dei canti questo, per ora, sia più che sufficiente.
Così cantare può essere un esercizio filosofico?
Ho speso molto, nei mesi scorsi, per indicare come scrivere sia un modo di conoscere, non solo di esprimere o distribuire, dispensare un sapere.
E persino cantare, usare la propria voce può essere uno strumento per conoscere e per conoscersi? Non solo per esercizio estetico.
Cantare può essere un esercizio filosofico?
Ma i lettori sanno che cosa sia un esercizio filosofico?
In fondo non ne ho ancora parlato qui.
E’ forse tempo che cominci a farlo, dato che si apre a Milano questa preziosa occasione di farne esercizio.
Presso l’involucro che per anni ha ospitato a Milano il Palazzo del Ghiaccio, oggi trasformato in un centro convegni (vi prego di prendere visione) si è aperto uno spazio in cui incontrarsi, organizzare, progettare, esercitare insieme esercizi filosofici del taglio più differente.
È qualcosa che, nell’opera di molte persone, sta prendendo forma gradualmente, ma con grande determinazione.
Forse nel Ghiaccio del Palazzo è iniziato il disgelo.
Cercherò anch’io di portare il mio contributo proponendo lì i miei tavoli di scrittura creativa a Milano.
Ripromettendomi di riprendere la domanda “che cos’è un esercizio filosofico e a cosa possa servire” vi dò appuntamento per il prossimo evento degli eventi che l’ Associazione per l’Analisi Biografica a Orientamento Filosofico (alla quale mi onoro di appartenere) sta promuovendo.
Per provare a rispondere alla domanda rivolta a diversi altri psicanalisti “Terapeuti, perché?” potremo incontrare Massimo Recalcati il 24 maggio e Romano Madera il 4 giugno, alle ore 20,45. Trovate indicazioni ulteriori nei links sopracitati.
Ci ritroveremo presto ripercorrendo altre vie dei canti.
PS. Come avrete intuito l’immagine dell’articolo ritrae Germana Giannini che ringraziamo per il memorabile seminario offertoci.