Dall’ ipnosi al Sogno 2

Veglia -Sogno - Sonno profondo

Veglia-sogno-sonno profondo

Riprendo la riflessione sul Sogno del precedente post in cui cercavo di indicare attraverso quali paesaggi la psicanalisi abbia aperto un via di conoscenza che dallo stato di coscienza ipnotica conduca ad una considerazione cosciente della vita onirica. Come la nostra intelligenza immaginativa possa condurci ad esplorare il mondo dei sogni.

Per usare una immagine sintetica, con l’invenzione della psicanalisi, il sogno, “via regia all’inconscio” (cfr. Freud) costituisce una sorta di materiale che permetta la sutura dei buchi che si immagina la nevrosi possa provocare nella psiche umana.

Passatemi questa metafora odontotecnica. Possiamo considerare che la psicanalisi sia apparsa come la medicina che ci renda la formula magica (quindi immaginaria) della salute e dell’integrità psichica.

Rispetto a questo però ci sono un paio di cattive notizie che ci attendono. Infine anche una odue buone. Quese ‘ultime, a mio vedere, compensano di gran lunga le altre,  tuttavia…

Andiamo con ordine e consideriamo che:

1.    Come la critica ha trovato da tempo: nessuno dei famosi casi clinici narrati da Freud è mai realmente “guarito”. Gli addetti ai lavori con un po’ di onestà intellettuale lo sanno benissimo. Mi pare che sia proprio Hillmann, con la sua memorabile intervista “Cento anni di psicanalisi e il mondo va sempre peggio“, a ricordarcelo.

2.    Ho scritto “guarito” con virgolette perché la seconda cattiva notizia è che nemmeno noi guariremo mai. Almeno non come molti potrebbero immaginare. Jung arriva a concludere che possiamo curare (altri) con le nostre ferite e, considerando il significato dell’analisi didattica per la formazione degli analisti, mi pare che l’espressione sia la più felice e conclusiva.

3.     Infine, in positivo, possiamo considerare che nemmeno l’inconscio immaginato dai primi psicanalisti può essere considerato quel mondo degli orrori, quella parte oscura in cui finiscono i contenuti rimossi. Da lì viene anche la luminosità dei  sogni.

4.   Quel luogo chiamato inconscio è anche una grande parte della natura umana che non necessariamente abbiamo contro. L’abbiamo contro solo se non vogliamo evolverci. Se ci attacchiamo a qualche immagine preconcetta e non verificata della salute e del benessere. Diversamente è il grande serbatoio cui possiamo attingere energia per trasformarci insieme al mondo, insieme agli altri, in una visione più aperta del senso della nostra biografia.

Allora possiamo concludere che nel mondo del sogno non viviamo solo di notte.

È un mondo in cui scivoliamo ogni volta che ci distraiamo pensando a qualcosa di diverso da ciò che percepiamo o che ci ripromettiamo di pensare.

Ogni volta che ci distraiamo da una lettura o da un ascolto stiamo già sognando.

In questo varco si insinua l’astuzia della “ associazione libera”. Zio Sigmund, astuto come Ulisse, ha concepito un sorprendente Cavallo di Troia!

Ma anche quando pensiamo al significato di una parola che designi pure un oggetto  concreto (la scarpa, la casa), mentre ci costruiamo l’immagine mentale dell’oggetto, lì stiamo già sognando.

Su questa capacità sognante, che potremmo anche definire intelligenza immaginativa, su questa facoltà onirica poggia niente di meno che la possibilità di parlare una lingua. Capire ed essere capiti quando recitiamo quelle quattro modeste lettere (segni tracciati sulla carta o danzati nella laringe) per indicare casa nostra. C-A-S-A!

È facile allora per me scivolare nel ricordo verso una delle pagine più antiche, radicali, fondanti di tutta l’antropologia indo-ariana.

Nelle Upanishad yogiche abita l’idea sublime che l’uomo viva simultaneamente immerso in tre stati di coscienza. Quello della veglia, quello del sogno, quello del sonno profondo.*

Come dire che in ognuno di noi, in ogni attimo della vita qualcosa sia sveglio, qualcosa stia sognando, qualcosa giaccia in istato di sonno profondo.

Per quanto siamo svegli qualcosa non smette di dormire, per quanto si dorma non cessa una forma di percezione più o meno cosciente. Grazie a lei ricordiamo i sogni notturni. E questi ci stupiscono. Pensiamo che col sonno la coscienza sia spenta, mentre non riconosciamo quanti sogni ad occhi aperti costeggiano la nostra esperienza.

In conclusione potremmo dire che la psicanalisi ha potentemente ampliato le possibilitá di coscienza dell’uomo europeo.

Da un terzo, siamo passati a due terzi ma resta il nocciolo dell’ultimo terzo. Quello del sonno profondo. Questa affermazione sconvolgente degli antichi Rishi, secondo cui, nel momento della nostra nascita si addormenta qualcosa che si sveglierebbe nel momento della morte….

Ma di questo riparleremo la prossima volta!

Nel frattempo metteremo a letto i bambini!

* In qualche caso, come quello indicato nel link precedente si pensa ad un quarto stato. La tradizione di fondo comunque propone quella tripartizione così tipica delle istituzioni indoeuropee.

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