Scrivere nell’epoca dei social network

LEGGERE COME PERDERSI, SCRIVERE COME RITROVARSI. Parte seconda.
Certo, rispetto a quell’epoca, che per niente al mondo vorrei comunque rivivere… l’epoca prima della grande alluvione. Rispetto a quell’epoca qualcosa mi manca.
Di ogni regime decaduto, qualcosa resta sempre da rimpiangere. Se non ce ne rendiamo conto, impegnamoci a svolgere questa indagine come un esercizio utile a sviluppare il seme dell’equanimità mentale.
Niente è completamente da buttare. Nello scritto, nel letto, nella vita.
Rendere al nemico quello che in altri tempi era definito l’onore delle armi. Quello che al principe Amleto può venir reso solo dalla nobile lealtà del nemico, Fortebraccio. La parte di Amleto, quella corte di Danimarca in cui c’era qualcosa di guasto, la sua causa erano state sommerse dalla catastrofe. Ofelia per prima. Eroico pioniere. Solo il nemico era sopravvissuto ed è stato l’unico a rendergli “l’onore delle armi”.
Per rendere l’onore delle armi a quell’epoca, che considero comunque una fase acerba del mio lavoro, interiore ed esteriore, devo riconoscere che rimpiango la capacità di prendere rifugio presso la parola scritta, letta, ripetuta mentalmente e lentamente come indica Bachelard. La possibilità di dimorare nel Libro. Di svegliarmi al mattino col desiderio di riprendere il Libro.
Come per sbaglio, per un caso fortuito mi è capitato ieri mattina.
Ora, ogni mattina, il libro è interamente da riscrivere.
Mi è capitato spesso, come primo gesto al mattino, di allungare la mano verso il telefonino e consultare l’oracolo.
Il telefono vicino al letto mi serve per eventuali emergenze, ma anche per compagnia.
Quei 140 caratteri di Twitter e l’incontro con il “Prossimo Tuo” (definizione evangelica dei temini anglosassoni di Follower o Following). Il Cristo non chiedeva giusto di essere seguito? E non seguiva il Padre nei cieli? Non si seguivano e inseguivano Gesù e Giovanni Battista già da 3 mesi prima della nascita?
Se il cinema esisteva già nelle proiezioni dalla caverna di Platone, sicuramente il Social-Network affonda le radici nelle relazioni inaugurate dal Cristo. Essere collegati non secondo la carne ma secondo quelle che Goethe definisce le “affinità elettive”.
Consultato l’oracolo di Twitter, allora puoi partire, con quei messaggi in bottiglia che ti fan sentire meno solo.
Giustamente qualcuno ha osservato che quella del Social Network non è una vera socialità. E’ solo la condivisione di molte solitudini, qualcosa che assomiglia vagamente ad una comunità. Ad una Ecclesia.
Ma di questo viviamo. Nemmeno i nostri amori, matrimoni, amicizie assomigliano troppo ai nostri ideali. Nemmeno i nostri nemici sono leali e nobili come Achille o Agamennone.
Con quell’occhiata fugace riparto ogni mattina verso una nuova scrittura. Inganno me stesso con una scheggia dell’astuzia di Ulisse, per estorcermi una paginetta. Ma è come se ogni volta che volessi riposare, dovessi costruirmi una cuccia. Erigere una tenda nel deserto in cui abitiamo allegramente tutti. I sopravvissuti all’epoca moderna. E’ questa la condizione post – o iper – moderna.
Ma questo, lasciandomi alle spalle la carta da macero manoscritta di cui parlavo, ho potuto farlo solo dopo l’inizio dell’epoca della videoscrittura.
Questa condizione in cui puoi scrivere senza guardare il foglio, ma solo la tastiera. Condizione introdotta già dai pochi decenni di dattilografia.
Prima mi era talmente difficile confezionare un testo presentabile! Una impresa ascetica. Richiedeva una disciplina monacale. Come a scuola. In cui dimoriamo tutti nel medioevo che ha concepito una tal mostruosa istituzione. Gli scranni. La cattedra del maestro…. (continua)

2 pensieri su “Scrivere nell’epoca dei social network

  1. ciao  ..seguo sul tuo blog..condivido e mi identifico a volte..nel tutto  che è di tutti…ma stamattina il tuo scritto mi ha ricordato prepotentemente un librino che ci avevi consigliato…fiabe dal monastero magico…ricordi…ce ne sono alcune molto attinenti .buonagiornata!

    1. Cara Marilena, grazie dell’attenzione!
      Posso risponderti con grande gioia: COLPITO E AFFONDATO!
      E’ bello ogni tanto sentirsi sconfitti!
      Pensa che mi ricordo bene il titolo del libro (ma solo perché me lo hai rammentato) ricordo anche il fatto che lo abbia per tanti anni usato e considerato importante.
      In questo momento però non ricordo assolutamente nulla!
      Forse a causa di quella sorta di rimozione (Hilmann parla in questi casi di vero e proprio scisma) che avviene dopo le sparizioni coniugali.
      Quel libro è rimasto a Raffaella, mia prima moglie!
      Nessun problema! L’ho rivista pochi giorni fa e glielo chiederò!
      Quanto al resto Jung è stato molto chiaro: noi analisti (ma penso tutti noi) CURIAMO CON LE NOSTRE FERITE!

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