Cari amici, pazienti e im-pazienti
ho già annunciato che quest’anno il mio sito si sarebbe aperto ad accogliere altre voci.
Ho già pubblicato l’intervento di un amico, collega, compagno di strada.
Questa volta accolgo con piacere la voce di una amica-paziente che, sotto pseudonimo scelto e descritto da lei, ci racconta, condivide un frammento della propria analisi biografica. E lo fa in modo suggestivo.
Un modo che possa risultare, spero, uno spunto per analoghi lavori su di sé che ciascuno può fare da sé o anche frequentando il mio studio-atelier presso cui è possibile dialogare, scrivere e scarabocchiare figure che risultino poi significative.
Scelgo questo modo e non altri, facilmente suggeribili dalle tecnologia del marketing che a me risultano indigeste.
È una dieta come un’altra.
Un anno fa abbiamo esposto le le opere figurative. Principessa-pallida era presente con diversi lavori e con una memorabile lampada in carta dipinta e colorata da lei nel corso di una seduta.
Ora proviamo ad ascoltarne la voce.
Benvenuta, Principessa-pallida.
E te la scena al completo, oggi.
A te e alla tua amatissima Barbie!
Grazie di essere qui!
Paziente Francesco.
[frame src=”http://francescopazienza.it/wp-content/uploads/2016/04/Principessa-pallida.jpg” width=”250″ height=”IMAGE_HEIGHT” lightbox=”on” title=”Principessa pallida” align=”left” ]
LA PRINCIPESSA PALLIDA
Nata in Asmara qualche decade fa e di nobile origini,
il mio più grande cruccio è quello di non avere la pelle nera.
Per anni ho pensato che il colore mi fosse stato rubato…
Essenzialmente, i primi due fatti spiegano il mio pseudonimo,
mentre il terzo, mi ha portato ad incontrare Francesco Pazienza.
Lavoro nel mondo della moda da quasi 15 anni, e nello specifico sono agente di fotografi.
Adoro le arti e gli artisti ed è per questo che sono anche la fiera fondatrice, e al momento, unico membro di una ECCELLENTE CORPORAZIONE.
IO, BARBIE E DINTORNI
Testo e foto by la Principessa Pallida
Di me,
di Barbie,
della donna,
della moda.
Riflessione ad ampio raggio e respiro a sfiorare aspetti e proiezioni che sfociano in conclusioni perifericamente sociologiche e straordinariamente poco scientifiche, ma sicuramente illuminanti…
Almeno per la sottoscritta…
Recentemente ho iniziato un’ampia meditazione che, partendo da un fatto realmente accaduto, serpeggia nel substrato di tutto il mio percorso affiorando di tanto in tanto in maniera chiara e quasi tangibile come un luminoso fil-rouge che riunisce tutti gli aspetti di un sofferto cammino di crescita, ma che finalmente suggerisce un finale…
Rosa…
E come potrebbe essere altrimenti?
L’incontro
Ad un certo punto, nella mia vita di decenne “ritirata” sulle colline toscane, senza televisione, lontano dagli echi della città e ancora pienamente soddisfatta di avere come migliori amici animali e fiori, oltre ai miei genitori ovviamente,
è entrata Barbie.
Non dalla “scatola magica“ che peraltro, come già detto, non possedevo, bensì mi aspettava nelle case delle compagne.
Questa piccola bambola ricca e bella ha violentemente rimpiazzato i fiori e gli animali e, trasformando i miei genitori in alieni crudeli, ha reso me improvvisamente consapevole di essere un’ Extra Terrestre emarginata, confinata alla fine del mondo, e, ancor peggio, condannata a rimanerci.
Non so descrivere quanto forte fosse la mia infatuazione per Barbie, di sicuro posso dire che tutte le volte che le mie compagne mi concedevano di giocarci, separarmi da lei per tornare a casa era per me lacerante.
Quella piccola bambola così glamorous e bionda, piena di oggetti che io neanche immaginavo esistessero, mi prendeva per mano e mi accompagnava nel suo bellissimo mondo rosa in cui io mi perdevo fino a che tornavo a casa e mi sfinivo pregando i miei genitori di regalarmela.
Purtroppo, per loro Barbie rappresentava il concentrato di quanto volevano risparmiare alla loro preziosa creatura, ovvero il prodotto di tutte le leggi del consumismo più bieco e subdolo unite insieme rivestite con magnifici abiti ed accessori rosa, per concupire una bambina innocente e, pertanto, ignara cultrice di un virus che avrebbe portato al vanificarsi di altri ben più metafisici e validi progetti che loro avevano in mente per lei.
La risposta, di conseguenza, era invariabilmente NO.
[frame src=”http://francescopazienza.it/wp-content/uploads/2016/04/Barbie-2.jpg” width=”300″ height=”IMAGE_HEIGHT” lightbox=”on” align=”right” ] Ad un certo punto, verso la fine di quell’anno, la mia sorellina di neanche 12 mesi si ammalò di broncopolmonite, e dovette essere ricoverata in un ospedale a 40 km da casa nostra. Questo costrinse i miei genitori a trasferirsi in un pièd à terre in città e parcheggiare me da amici nel paesello alla fine del mondo.Improvvisamente mi ritrovai sola.
A parte un brevissimo report da mio padre una volta al giorno, per il resto, non avevo altri contatti con i tre membri della mia famiglia, che de facto, si erano dissolti nel nulla.
Fu così che decisi di abbandonarmi all’oblio di quella solitudine imposta.
Smisi di mangiare e di bere e cominciai ad avere violenti episodi di epistassi che culminarono in un ricovero d’urgenza il giorno successivo il ritorno a casa di mia sorella, dopo 40 giorni di ospedale.
La mia situazione parve subito molto grave ai medici, il quadro appariva talmente compromesso che erano persuasi io avessi una qualche forma di leucemia.
Quando i dottori convocarono i miei genitori per comunicare la diagnosi più accreditata, mia madre, anche se profondamente incredula e con le sue idee in proposito, uscì in lacrime dall’ospedale.
[frame src=”http://francescopazienza.it/wp-content/uploads/2016/04/Barbie-3.jpg” width=”300″ height=”IMAGE_HEIGHT” lightbox=”on” align=”left” ] Tornò qualche ora dopo, con una voluminosa borsa rosa, e venne direttamente nella mia stanza.Credo che il mio primo frame fotografico, dal NULLA TOTALE, si sia formato proprio in quel momento.
La potenza visiva della scena al rallenty, in cui io apro la scatola che custodisce, avvolta in preziosa ed impalpabile velina rosa, la sorridente e candida Barbie Sposa, ha lo stesso impatto, senza esagerazione, del tempo scandito catarticamente dalla carrozzina che precipita per la scalinata nella “Corazzata Potemkin” decretando infine la salvezza dell’infante…
Ricevuta la prova tangibile, non solo di non essere stata abbandonata, ma di essere così tanto amata da essere premiata con l’agognato dono “diabolico”, ricominciai a nutrirmi e ristabilii i miei valori, smentendo le funeste diagnosi e tornando finalmente a casa dopo 40 giorni.
Da quel giorno la mia vita è cambiata per sempre.
… … …
MY WHOLE PHILOSOPHY OF BARBIE WAS THAT, THROUGH THE DOLL, A LITTLE GIRL COULD BE ANYTHING SHE WANTED TO BE, BARBIE HAS ALWAYS REPRESENTED THE FACT THAT A WOMAN HAS CHOICES.
EVERYTHING IS POSSIBLE.(RUTH HANDLER, BARBIE’S INVENTOR)
… … …
La moda
Da anni lavoro nell’ambito della moda. Oggi posso affermare che non è affatto solo un ambito, bensì un vero e proprio pianeta i cui abitanti sono extra terrestri, diversi dai comuni umani, con una propria lingua e proprie leggi severissime.
Non sono tecnicamente una modaiola (abitante del pianeta moda), ma apprezzo quel mondo, ne subisco il fascino, ne conosco le dinamiche e le tendenze e comprendo le rigidissime regole, l’importanza e il peso di ogni elemento.
[frame src=”http://francescopazienza.it/wp-content/uploads/2016/04/Barbie-4.jpg” width=”300″ height=”IMAGE_HEIGHT” lightbox=”on” align=”right” ] Quasi 3 decadi dopo aver ricevuto l’adorata bambolina ho visitato la mostra“Barbie the Icon”.
La carrellata di bambole suddivise per decennio e contestualizzate storicamente offre una completa immediata retrospettiva sull’evoluzione della moda, e insieme a questa, della donna.
Nata nel 1959 Barbie, da subito, rappresenta la possibilità dilagante in mano a tutte le bambine e dunque alle loro mamme!
La vera rivoluzione sociale, il vero cambiamento, non è tanto la “pop art di turno”, bensì una bambola che in modo virale arriva nelle case di tutte: cittadine, campagnole, povere e ricche di tutto il mondo.
È più di un trattato scientifico, più di un altoparlante, più di un farmaco che cura una malattia, parla a milioni di donne contemporaneamente e rappresenta il “yes, you can”.
Con il suo guardaroba pressoché illimitato, Barbie è il veicolo attraverso il quale ognuno sogna di raggiungere quello status, quell’immagine.
Se la moda era fino a quel momento qualcosa di irraggiungibile, esclusivamente per modelle, attrici e regine, con Barbie apre l’orizzonte della donna comune che sente finalmente di potere diventare ciò che desidera!
Se tanti vedono la moda come la dittatura di una piccola casta che pompa al massimo la macchina del consumismo facendo leva sul desiderio innato della donna di affermarsi, spiccare, piacere e in ultima analisi di poter riscattarsi dalla supremazia congenita dell’uomo, dal mio punto di vista, invece la moda è uno strumento per la donna, uno strumento unico!
Tutte le invenzioni rivoluzionarie hanno almeno due chiavi di lettura, e come tutte anche la moda. In mano ad un numero sempre maggiore di donne che la abbracciano, è una bacchetta magica, un passaporto per il riscatto, la libertà, e infine, il successo.
Al di là della pseudo filosofia parallela, questo mio scritto è solo un estratto della mia personale esperienza. Non ho pretese di rovesciare un sistema, né di ridicolizzare le vere madri e i veri padri dell’emancipazione femminile o di qualsiasi altra pietra miliare sulla quale cammino quotidianamente col mio tacco 12 e faticosamente costruisco la mia “vie en rose”.
Lascio il compito di concludere il mio testo a due citazioni quotate da uno tra i più geniali “scrittori” della moda, che il lettore attento avrà letto tra le righe di questo mio componimento:
“Every woman is a princess”
“It’s not the money that makes you well dressed, it’s the understanding”
By Christian Dior
E come sempre,
…To be continued…
2 pensieri su “Principessa-Pallida e Barbie: analisi biografica”
Cara Principessa pallida, mi piace molto quello che scrivi a proposito della moda come strumento di affermazione e libertà. In genere tendiamo verso due opposti: a farne l’origine della decadenza della società (ma starà decadendo veramente, poi, la nostra società?) oppure, al contrario, il fine ultimo dei nostri guadagni. Invece ti ci inviti a considerarlo un utile mezzo. Ottimo stimolo, grazie!
Cara Paola,
son giorni che voglio ridponderti e solo ora trovo un po’ di tempo per provarci!
Sono contenta che ti piaccia quello che scrivo; so che l’argomento fa “raggrinzire” parecchi. Ciò detto, son d’accordo sul tuo punto di domanda, non solo, ma se fossi brava negli algoritmi e… Scusate ma “l’ufficio e’ chiuso per cessata o mai nata attività ” potrei darti un’esatta proiezione di quanto a scadenza regolare c’è un turn over di demoni ad esempio fino a ieri burro e margarina erano i killers in agguato nel piatto e oggi invece è l’olio d’oliva ad essere ben piu’ silente sterminator. Quindi certo, boh, chissa’ di qualcuno o qualcosa la colpa sara’ ! E potri chiudere dicendo che di fatto si da’ la colpa a cio’ o a chi non si conosce…, ma qua di aprirebbe un discorso troppo vasto! Di sicuro, la mia visione seppur di parte e riconosco a tinte confetto può offrire uno spunto per un dubbio, o magari per un approfondimento. Grazie per aver accolto e raccolto il mio fine. A presto