Ricordare l’adagio evangelico secondo cui gli ultimi saranno i primi può risultare banale ma in questo caso è semplice e vero.
Da anni su questo blog parlo del corso dell’anno, della modulazione della qualità del tempo nel ciclo stagionale.
La tappa più cruciale di questa modulazione, di questa respirazione della terra, è, per me, la festa dell’ Arcangelo Michele, 29 settembre, nell’equinozio d’autunno, in prossimità del Capodanno ebraico, l’anno lavorativo del nostro calendario sociale.
A questa festa finora ho fatto solo qualche accenno qui.
Mi decido quindi a colmare questa lacuna ricordando appunto, quasi per scherzo, che gli ultimi saranno, o già sono, i primi. Forse non solo perché sono nato d’autunno.
Molto recentemente ho accennato alla festa del solstizio d’estate, la festa dei fuochi di s. Giovanni come il tripudio della solarità, l’accecamento glorioso dell’occhio umano che si perde nel cielo fino ai punti più lontani resi visibili da tanta luce.
Ma ho detto anche che una svolta importante del mio cammino di conoscenza, nella mia biografia, è stata quella in cui, dopo aver meditato per qualche anno il mistero del respiro nel mio corpo, sono passato a contemplare il corso dell’anno solare come un ciclo respiratorio della terra.
La respirazione della terra che per compiere il suo ciclo di inspirazione ed espirazione impiega la bellezza di dodici mesi.
I due solstizi segnano allora il culmine della inspirazione della terra (Natale) e della espirazione (S. Giovanni).
Una respirazione che si rende visibile anche grazie al fiorire ciclico della vegetazione.
A Natale, la natura riposa sotto le coltri bianche, a S. Giovanni, nel solstizio d’estate, esplode in un rigoglio esteriore nel quale ci avvolgiamo e di cui facciamo tesoro lungo l’estate.
Ci carichiamo di quella energia ridondante e, come al culmine di ogni ciclo, la modulazione del tempo ci porta a lasciar andare tutto, ad inspirare di nuovo. A ricominciare il ciclo.
Questa immaginazione potente e suggestiva mi è stata offerta dall’insegnamento di Rudolf Steiner e dalla sua Antroposofia.
Rudolf Steiner che ha proposto la sua Antroposofia anche e semplicemente come l’annuncio dell’inizio dell’epoca dell’ arcangelo Michele.
Che cosa significa questo?
Steiner riprende una tradizione che affonda le sue radici molto lontano, per quanto ne so, nell’esoterismo ebraico e nella tradizione gnostica. Indica che la vita dell’organismo-vivente-Terra, che, come ogni biografia personale, è accompagnata da una sorta di “angelo custode”.
In questo caso un super-angelo, un angelo super-eroe, un Arcangelo. L’ Arcangelo Michele.
Altri arcangeli si succedono ciclicamente al loro turno come badanti della vecchia Terra e sono Uriele, Raffaele, Gabriele e forse qualche altro… Purtroppo, per il lavoro che faccio conosco i demoni meglio di angeli ed arcangeli!
Ma importante è che siano loro a conoscere me! Mi affido e ne faccio tesoro ma non me ne proccupo. Ripeto, devo preoccuparmi dei demoni!
Chi è l’ Arcangelo Michele?
Ma chi è l’ Arcangelo Michele e cosa significa il fatto che queste tradizioni, indichino a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento, l’inizio della reggenza (badanza!) di Michele.
Michele è l’ arcangelo che, impugnando una spada nella destra e una bilancia nella sinistra, affronta direttamente il Drago. La personificazione immaginativa del male.
Che cosa può significare questo?
Proveniamo tutti da una cultura spirituale in cui, in modi diversi, tutte le espressioni religiose prescrivono all’uomo come evitare l’incontro con il male.
Coi comandamenti ebraico-cristiani, con le indicazioni del Nobile Ottuplice Sentiero buddhista, con le meditazioni e le posture dello yoga, con le regole igieniche del Talmud o della macrobiotica, con la recitazione di mantra e in infiniti altri modi.
Questa “igiene” morale si rende necessaria, indispensabile, ad un uomo inerme davanti alla potenza dell’azione del male.
Aiuta l’uomo come proteggersi prudentemente da un incontro pericoloso che lo veda impreparato.
Credo che indicare l’icona micheliana in questo momento storico, cominciato da poco più di un secolo (ma che ne durerà ancora diversi), significhi indicare che l’uomo si avvicina al momento in cui possa attingere nuove forze non solo nell’evitare l’incontro con il male, ma nell’affrontarlo (come Michele) e uscirne trasformato anche positivamente.
Intendiamoci: l’incontro con il male non è mai un incontro auspicabile o lieto. Credo che le indicazioni sulla via per cercare di evitarlo continuino ad esserci indispensabili.
Tuttavia sembra che l’accelerazione dei tempi cui la nostra civiltà sta assistendo negli ultimi secoli indichi come sempre di più l’incontro con il male diventi inevitabile in ciascuna biografia.
Pensiamo allo scatenamento di due guerre mondiali culminate con la prima esplosione nucleare a scopo bellico.
Ai problemi sociali ed ecologici.
All’aumento della ricchezza e alle relative ed inevitabili esasperazioni del senso e volontà di potere in gruppi e individui.
Ma parallelamente a questo, siamo pervenuti all’intuizione che l’incontro con il male può ferirci, ma se sopravviviamo, una volta guarite le ferite, inventariate le menomazioni, traiamo da tutto questo una nuovo forza.
Magari una forza più morale e meno fisica ma… quanto è difficile distinguere l’una dall’altra.
Anche la Terra, se sopravviverà alle possibili catastrofi accennate, ecologiche, belliche, sociali, dovrà essere una Terra migliore. Sarà comunque un’altra Terra.
Un modello più recente e convincente della enigmatica nozione di salute recita che salute non è non ammalarsi mai ma imparare a curarci, rialzarci e attingere nuove forze dalla malattia.
Proust indica come la malattia crei una rinnovata e approfondita sensibilità dell’apparato offeso. In questa direzione si attinge il tempo ritrovato al posto di quello perduto.
L’Arcangelo Michele e la spada di ferro meteorico
Ma le tradizioni ci dicono qualcosa in più dell’icona dell’ arcangelo Michele.
Ci dicono che la spada di Michele non è una spada di ferro comune. Il metallo che può anche uccidere. Si tratta di una spada di ferro meteorico.
Di che cosa si tratta?
Qui la riflessione per me è stata avvincente.
Il più grande studioso di storia delle religioni della nostra epoca, il romeno Mircea Eliade, per il quale ho una grande considerazione e riconoscenza, ha scritto, tra l’altro un trattato dal titolo “Arti del metallo e alchimia”.
Vi si sostiene qualcosa di curioso.
Pare che l’uomo abbia scoperto, sacralizzato e venerato il ferro grazie alle cadute di meteoriti. Dovevano essergli sembrate un dono prezioso dal cielo. Quel metallo era ancora sconosciuto nella sua forma minerale, terrosa e terrena.
Il ferro meteorico è quindi il dono celeste. Solo in seguito ci si accorgerà del ferro che giace nella terra, il ferro minerale e questo dono degli dei celesti chiamerà l’uomo ad estrarre il ferro e a plasmarlo. Inizia quello che comunemente viene chiamata l’età del ferro. E’ anche Rudolf Steiner ad insistere su questo.
Beh, io credo che da epoca più recente abbiamo fatto un’altra importante scoperta. Quella che il ferro, in diluizione omeopatica, è presente nel sangue umano.
Chi ne è carente è anemico. Sappiamo quanto il ferro nel sangue conferisca forza di concentrazione e forza di applicazione del pensiero al mondo concreto.
L’anemico è spesso un sognatore. A volte molto sensibile e “chiaroveggente”.
La presenza del ferro nel sangue è intuitivamente collegata alla virtù del coraggio e della prontezza mentale.
Non ci resta allora che tirare la logica conclusione.
La proposizione dell’icona di Michele ci indica che la spada di ferro meteorico non sia la belligeranza della spada di metallo minerale ma piuttosto l’esercizio della virtù del coraggio e della presenza mentale. Quel famoso dono che gli dei hanno inviato dal cielo in forma di meteorite.
La festa dell’ Arcangelo Michele, nell’equinozio d’autunno è allora la festa della ritrovata capacità di presenza mentale e di chiarezza del pensiero. Di un pensiero non più sovrastato dalla ridondanza dell’esaltazione solare. La “vacanza” della coscienza a favore della sensazione e del sentimento.
Amici, la “vacanza” è finita!
Occorre riprovarci a pensare!
Benvenuti qui ed ora!
4 pensieri su “La festa dell’ Arcangelo Michele: possiamo riprovarci a pensare”
Caro Francesco, complimenti per il tuo sito molto ricco e interessante. Stamattina l’ho guardato per poco tempo, ma mi riprometto di visitarlo bene. Gabriele
Caro Gabriele,
sono onorato dalla tua attenzione!
Attenzione per altro reciproca!
Anch’io in questi giorni sto guardando i tuoi ultimi articoli.
Considero la tua opera paziente e amorevole un punto di riferimento fondamentale per chi voglia farsi una idea più approfondita della relazione tra le spiritualità dell’antico oriente e l’Antoroposofia.
Per questo siamo tutti tuoi allievi!
Un abbraccio fraterno.
L’abbraccio a un fratello maggiore!
Ti ringrazio per le belle parole, ma soprattutto ti ringrazio per l’entusiasmo che sai donare e che connota tutta la tua personalità. Un entusiasmo davvero balsamico. Un abbraccio, Gabriele
Abbraccio ricambiato, caro Gabriele!
La tua attenzione mi conforta!
Mi pare che anche tu lavori a prodotti altrettanto balsamici.
Grazie anche a te!