Una riforma sociologica

Una riforma sociologica

E’ ora che scriva una storia che alberga nella mia mente da almeno trent’anni. Solo dopo averla raccontata, nel primo poscritto, dirò come e in che occasione è stata concepita. Si tratta di una pagina di fanta-sociologia o, più propriamente, di fanta-antropologia. Sicuramente di fantascienza. Mi piacerebbe potesse essere espressa nel linguaggio dell’amatissimo Marcel Mauss. Una cosa alla Claude Levi-Strauss. Perdonate, ovviamente,  non ne sarò all’altezza.Lo scivolamento, inevitabile mentre scrivo, verso l’espressione di una utopia è sicuramente roba mia e la dedico con un po’ di stizza a coloro che in queste ore pregustano (che gusti barbari!) elezioni anticipate e una nuova mefitica campagna elettorale in Italia. Una scontata ennesima sconfitta della sinistra. Dio ce ne scampi. Chi vuole prenda rifugio qui!

E’ pensabile una struttura sociale in cui l’acquisto delle merci possa avvenire solo in liberi mercati rionali all’aperto. Mercati rionali cui tutti possano accedere. I figli possono essere accompagnati dai genitori o viceversa, ma mai insieme.

I figli hanno diritto ad effettuare acquisti dopo il compimento degli 11 anni. Prima non possono frequentare il mercato, nemmeno accompagnati dai genitori. Possono ricevere le merci solo come dono dei genitori nelle 5 feste dell’anno di cui si dirà.

Tra gli 11 e i 19 anni i figli possono effettuare gli acquisti finanziati dalla famiglia secondo le possibilità economiche di questa.

La condizione però affinché tale transazione economica possa avvenire è che l’accompagnatore del soggetto acquistante (genitore o figlio che sia) debba ripartire, completata l’operazione, con un genitore o un figlio differente con quello con cui è arrivato. La condizione per acquistare merci è pertanto che si mutui la composizione del nucleo familiare. La transazione economica risulterebbe pertanto una funzione dell’interscambio di genitori e figli.

Non risulterebbe quindi altra possibilità, per mantenere costante ed unita una famiglia di tipo nucleare-tradizionale, se non il fatto che non avvenga alcuna transazione economica.

Come in seguito ad ogni riforma radicale di un sistema, è pensabile che si creino nuclei di resistenza difficilmente riducibili. I resistenti hanno pertanto la possibilità di ritirarsi dalla vita civile ed urbana, coltivare la terra e vivere dei suoi frutti, evitando qualunque transazione economica. L’organizzazione sociale si impegna pertanto (in omaggio alla migliore tolleranza illuministica) a non ostacolare in alcun modo tale scelta.

Gli individui che invece vogliano sperimentare tale riforma si aprono alla prospetiva che i giovani tra gli 11 e i 19 anni sperimentino lo scambio rituale di genitori e figli. Tale prospettiva offre l’opportunità di creare relazioni familiari e sociali più “costellate”.

I genitori e i figli naturali hanno comunque la possibilità di reincontrarsi, se lo desiderano, in occasione delle 5 feste rituali durante l’anno solare (2 solstizi , 2 equinozi e Pentecoste/Wesak). Le feste comunque avranno carattere collettivo e saranno celebrate in “agorà”, nei piccoli centri o nei quartieri delle città.

I genitori e i figli acquistati in occasione dello scambio diventeranno rispettivamente zii e nipoti elettivi del nucleo sociale allargato.

Tale ordinamento sociale presenta innanzitutto due importanti funzioni di cui nella nostra epoca si avverte una impellente esigenza.

1. Arginare il “consumismo” e sviluppare una maggiore “coscienza sociale ed economica”

2. Rendere più “plastica” la capacità sociale e “socievole” degli individui prima del raggiungimento dell’età adulta

Ne consegue che la possibilità di effettuare acquisti è legata alla adozione di giovani adolescenti. Per quanto riguarda gli adulti sarà possibile quindi sottrarsi a questa procedura solo ritirandosi insieme ai resistenti fuori dalla vita urbana.

Gli individui che abbiano superato i 64 anni e che lo desiderino possono essere dispensati dall’adozione e ricevere il sussidio della comunità vivendo di donazione elargite dal corpo sociale nel pieno rispetto e valorizzazione della loro esperienza. Avranno inoltre il ruolo di consiglieri particolari per la comunità. A loro e non ai “genitori” naturali o elettivi spetterà il compito di dirimere controversie nelle comunità giovanili. La loro esperienza sarà sempre tenuta in alta considerazione. Avranno un ruolo protetto di ispirazione spirituale. Non saranno obbligati a gite sociali per la terza età e potranno vivere in seno alle famiglie di origine genetica. Nel nucleo familiare genetico, in altre parole han diritto di permanere nonni e bambini.

Tra i 19 e i 22 anni invece i giovani dovranno convivere in comunità giovanili liberamente scelte e costituite tra non meno di 9 individui ed avranno a disposizione locali di proprietà della comunità.

Solo dopo i 22 anni l’individuo avrà la possibilità di vivere da solo o con chi scelga di farlo. E’ prevista la possibilità di rimanere in tali comunità giovanili fino ai 29 anni, ma uniformandosi alla decisionalità dei giovani della fascia suddetta che soli avranno diritto di voto.

Poscritto 1. I primi spunti di questa bozza sono stati concepiti dallo scrivente tra i 25 ed i 35 anni mentre, in automobile, accompagnava ed attendeva la madre a fare la spesa al mercato di viale Papiniano a Milano.

Poscritto 2. La presente, inquietante, stesura è avvenuta circa un’ora dopo avere indossato una polo Lacoste di colore arancio. Sull’opportunità di acquistarla ed indossarla il soggetto è stato a lungo incerto. Si pregano pertanto i lettori di indicare amichevolmente allo scrivente l’opportunità di continuare ad indossare tale imbarazzante indumento.

Poscritto 3. Inutile girarci intorno! La responsabilità maggiore di tale follia sono il sole, le turbolenze, il mare, la lusurreggiante, inebriante ed aromatica vegetazione dell’isola di Cherso e Lussino.

Ultimo poscritto.
Offro questa pagina alla memoria del defunto Vittorio Volpi, sicuramente il più folle dei miei formatori e psicanalista. Lo ricordo come una sorta di Roland Laing nostrano. Lui che per primo mi fece riflettere sulla polarità, tuttora portante nel mio pensare tra ECONOMICO e SIMBIOTICO.

Una riforma sociologica

E’ ora che scriva una storia che alberga nella mia mente da almeno 30 trent’anni.

Solo dopo averla raccontata, nel primo poscritto dirò come quando come e in che occasione è stata concepita.

Si tratta di una pagina di fanta – sociologia o, più propriamente di fanta – antropologia. Sicuramente di fantascienza. Mi piacerebbe potesse essere espressa nel linguaggio del compianto Claude Levi-Strauss. Perdonate, ovviamente se non ne sarò all’altezza.

Lo scivolamento, inevitabile mentre scrivo, verso l’espressione di un’utopia è sicuramente roba mia e la dedico con un po’ di stizza a coloro che in queste ore pregustano (che gusti barbari!) elezioni anticipate e mefitica campagna elettorale in Italia.

Dio ce ne scampi! Chi vuole prenda rifugio qui!

E’ pensabile una struttura sociale in cui l’acquisto delle merci possa avvenire solo in liberi mercati rionali all’aperto. Mercati rionali cui tutti possano accedere.

I figli possono essere accompagnati dai genitori o viceversa, ma mai insieme.

I figli acquistano diritto ad effettuare acquisti dopo il compimento degli 11 anni. Prima non possono frequentare il mercato, nemmeno accompagnati dai genitori. Possono ricevere le merci solo come dono dei genitori nelle 5 feste dell’anno di cui si dirà.

Tra gli 11 e i 19 anni i figli possono effettuare gli acquisti finanziati dalla famiglia secondo le possibilità economiche di questa.

La condizione però affinché tale transazione economica possa avvenire è che l’accompagnatore del soggetto acquistante (genitore o figlio che sia) debba ripartire, completata l’operazione, con un genitore o un figlio differente con quello con cui è arrivato.

La condizione per acquistare merci è pertanto che si mutui la composizione del nucleo familiare. La transazione economica risulterebbe pertanto una funzione dell’interscambio di genitori e figli. Non risulterebbe quindi altra possibilità per mantenere costante ed unita una famiglia di tipo nucleare-tradizionale è che non avvenga alcuna transazione economica.

Come in seguito ad ogni riforma radicale di un sistema, è pensabile che si creino nuclei di resistenza difficilmente riducibili. I resistenti hanno pertanto la possibilità di ritirarsi dalla vita civile ed urbana, coltivare la terra e vivere dei suoi frutti evitando qualunque transazione economica. L’organizzazione sociale si impegna pertanto (in omaggio alla migliore tolleranza illuministica) a non ostacolare in alcun modo tale scelta.

Gli individui che invece vogliano sperimentare tale riforma si aprono alla prospettiva che i giovani tra gli 11 e i 19 anni sperimentino lo scambio rituale di genitori e figli.

Tale prospettiva offre l’opportunità di creare relazioni familiari e sociali più “costellate”.

I genitori e i figli naturali hanno comunque la possibilità di rincontrarsi, se lo desiderano, in occasione delle 5 feste rituali durante l’anno solare (2 solstizi e 2 equinozi + Pentecoste/Wesak).

Le feste comunque avranno carattere collettivo e saranno celebrate in “agorà”, nei piccoli centri o nei quartieri delle città.

I genitori e i figli acquistati in occasione dello scambio diventeranno rispettivamente zii e nipoti elettivi del nucleo sociale allargato.

Tale ordinamento sociale presenta innanzitutto due importanti funzioni di cui nella nostra epoca si avverte una impellente esigenza.

1.Arginare il “consumismo” e sviluppare una maggiore “coscienza sociale ed economica”

2.Rendere più “plastica” la capacità sociale e “socievole” degli individui prima del raggiungimento dell’età adulta

Ne consegue che la possibilità di effettuare acquisti è legata alla adozione di giovani adolescenti. Per quanto riguarda gli adulti sarà possibile quindi sottrarsi a questa procedura solo ritirandosi insieme ai resistenti fuori dalla vita urbana.

Gli individui che abbiano superato i 64 anni e che lo desiderino possono essere dispensati dall’adozione e ricevere il sussidio della comunità vivendo di donazione elargite dal corpo sociale nel pieno rispetto e valorizzazione della loro esperienza. Avranno inoltre il ruolo di consiglieri particolari per la comunità.

Tra i 19 e i 22 anni i giovani dovranno convivere in comunità giovanili liberamente scelte e costituite tra non meno di 9 individui che avranno a disposizione locali di proprietà della comunità. Solo dopo i 22 anni l’individuo avrà la possibilità di vivere da solo o con chi scelga di farlo. E’ prevista la possibilità di rimanere in tali comunità giovanili fino ai 29 anni ma uniformandosi alla decisionalità dei giovani della fascia suddetta.

Poscritto 1.

I primi spunti di questa bozza sono stati concepiti dallo scrivente tra i 25 ed i 35 anni mentre, in automobile, accompagnava ed attendeva la madre a fare la spesa al mercato di viale Papiniano a Milano.

Poscritto 2.

La presente, inquietante, stesura è avvenuta circa un’ora dopo avere indossato una polo Lacoste di colore arancio. Sull’opportunità di acquistarla ed indossarla il soggetto è stato a lungo incerto.

Si pregano pertanto i lettori di indicare amichevolmente allo scrivente l’opportunità di continuare ad indossare tale imbarazzante indumento.

Poscritto 3.

Inutile girarci intorno! La responsabilità maggiore di tale follia sono il sole, le turbolenze, il mare, la lussureggiante, inebriantemente aromatica vegetazione dell’isola di Cherso e Lussino.

Ultimo poscritto.

Offro questa pagina alla memoria del defunto Vittorio Volpi, sicuramente il più folle dei miei formatore e psicanalista. Lui che per primo mi fece riflettere sulla polarità, tuttora portante nel mio pensare tra ECONOMICO e SIMBIOTICO.

2 pensieri su “Una riforma sociologica

  1. Bello e realizzabile quanto…una favola,Francesco.Leggo tra le righe tutta la potenza di un pensiero giovanile in subbuglio per un’attesa troppo prolungata…Voto per la Polo arancione che mette subito allegria e fa tanto “estate piena” a qualsiasi età.Dal balconcino in ombra su cui mi sono auto confinata ,ti auguro un ferragosto meritevole della sua fama.Il mare continua a rombare in modo sempre più fievole man mano che si placa.Mi restano due giorni di iodio.Mi impegno nella mia principale attività: Respirare…come la Terra…TI ABBRACCIO. Adele.

    1. Cara Adele
      scrivi “Bello e realizzabile quanto…una favola”.
      Certo, in fondo quella che ho cercato di scrivere è qualcosa di prossimo alla dimensione della fiaba!
      Hai una buona capacità di leggere nel mio animo e ne colgo ulteriore beneficio.
      Mentre mi hai scritto questo commento eravamo entrambi sull’Adriatico a poche decine di chilometri distanti.
      Ti auguro una buona ripresa.
      Con affetto e gratitudine
      fr

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