La passeggiata dell’erborista

La passeggiata dell'erborista
La passeggiata dell’erborista
e il giardino dell’anima
 
La paginetta che propongo oggi è parte di appunti per un intervento ad un convegno di floriterapia nel 1995.
Alcuni di questi spunti verranno ripresi nella mia prossima conferenza annunciata col titolo “Il paesaggio come anima della Terra”.

Ringrazio Arianna Ianua che ha dipinto l’immagine che riproduciamo qui e che fà da sfondo alla locandina.

Se guardiamo l’immagine dell’uomo considerata ancor oggi dalle dalle psicologie, dalla psicanalisi, modello di ogni psicoterapia, non possiamo non vedere che l’uomo “desiderante”, l’uomo che cerca continuamente l’equilibrio tra i moti dell’anima è il risultato di una sorta di maledizione.

È l’uomo miticamente scacciato dal Paradiso.

E il Paradiso era immaginato come un giardino. Naturalmente mi riferisco al giardino dell’Eden e ai noti episodi connessi!

L’antico uomo orientale viveva ancora in un rapporto simbiotico con tutto ciò che lo circonda e con gli dei. Il giardino dell’Eden è la matrice di questa condizione. Forse anche la reggia del padre, per il principe Siddharta, simboleggia qualcosa del genere. Finché l’uomo ha vissuto nel giardino, l’interiorità e l’esteriorità non erano distinguibili. L’Anima era il Giardino, il Giardino era l’Anima.
La pianta è la contro-immagine dell’uomo: alla luce del giorno inspira anidride carbonica ed espira ossigeno. In Bagavad Gita l’uomo è l’albero con le radici in cielo. L’uomo come albero rovesciato è una delle idee più radicali della medicina di ispirazione sapienziale.
Il racconto della Genesi menziona in particolare due alberi del giardino: quello della Vita e quello della Conoscenza. All’ Albero della Vita siamo ancora collegati. (A meno che non le combiniamo troppo grosse con l’ingegneria genetica, clonazione, etc…).
Dall’Albero della conoscenza siamo stati allontanati. Dobbiamo conoscere, pensare, come diremmo noi, con la nostra testa…. Un grosso grattacapo!
Per questo si rende necessaria la passeggiata dell’erborista nel bosco. Il dott. Edward Bach, con i suoi fiori in bocca ne sa qualche cosa.
Che l’uomo sia stato allontanato dall’Albero della Conoscenza e gettato fuori dal Giardino significa per noi la necessità di ricostruire una relazione cosciente ed individuale, compiutamente umana, con quanto dimora nel bosco.
A noi il compito di riscoprire innanzitutto, nella libertà, il nostro giardino interiore.
Si tratta poi di comprendere la relazione tra il giardino dell’anima e il mondo della natura che fiorisce intorno a noi, mentre passeggiamo e lo osserviamo con interesse.
Ora dobbiamo essere in grado di andare con le nostre gambe incontro alla natura.
Ricordate l’aneddoto della valigia di scarpe che il dott. Edward Bach avrebbe trasportato nel trasloco quando si lasciò la città alle spalle? Pensava di trasportare i suoi strumenti di laboratorio e si ritrova, per svista, una valigia di vecchie scarpe! Ci vogliono proprio molte buone scarpe per andare incontro alla natura!
La passeggiata dell’erborista è il movimento con cui l’uomo pensante va incontro alla natura cercando in essa i rimedi alle proprie malattie.
Come può, tuttavia, discernere nella penombra del bosco, ciò che gli serve? Non è ancora arrivato un Darwin della situazione a raccontarci che solo gli uomini che sceglievano le giuste erbe, tra tanti che sbagliavano, sono guariti ed hanno generato una sana e potente progenie!?
Io penso che la mappa, la carta geografica di questa passeggiata, sia la circumnavigazione della propria Anima.
Da qui la necessita che l’uomo si rispecchi nella natura per trovar sé stesso.
Scoprire l’esatta dimensione della propria immagine ritagliata nella natura.
Se l’uomo è stato strappato dal giardino, ci sarà nel giardino una lacerazione che porterà l’orma della figura umana.
L’erborista e il floriterapeuta passeggiano nel bosco all’alba per contemplare l’immagine della propria anima rispecchiata nel verde. Per accordare la natura interiore a quella esteriore.
Sia l’una che l’altra precisano i termini di questo rispecchiamento specificando che la regione delle radici di una pianta possiede forze per curare nell’uomo la regione del capo, la regione del tronco e delle foglie la parte toracica, la regione dei fiori cura il ricambio ed ha un effetto sul mondo dei sentimenti. L’intuizione popolare, del resto, ha sempre associato il mondo dei fiori a quello dei sentimenti.
Anima e giardino, pertanto continueranno a richiamasrsi in eterno.
E forse non è solo l’uomo a rimpiangere il Giardino. Può essere che anche il Giardino, che porta tutt’ora una cicatrice a forma di uomo. Può essere che il Giardino voglia chiamare l’uomo, ma si sa…. Non trovi le parole. Forse perchè non le ha mai conosciute.
Sublime e muto.

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