Inglese, scuola ed esami. Parlare di corda in casa dell’impiccato. Esercitano comunque una grande attrazione se un paio d’anni fa decido di iscrivermi ad una ottima scuola. Wall Street Institut. Meglio sputare subito il rospo. All’esame son stato bocciato. Ultima tranche del III livello. Bocciato. Lo riscrivo per convincermene. E loro son bravi. Son solo io che non funziono. Ne ho collezionate diverse di bocciature. Ora però non ero più abituato. Ora mi promuovono sempre. Per questo è preziosa questa esperienza. Ora mi promuovono a prima vista. Mi chiamano anche “prof.”. Ogni volta preciso che non son laureato. Niente da fare. Mi devo arrendere. Per la verità non son stato proprio bocciato. Mi son bocciato da solo.
Mi son ritirato entro un paio di minuti perché sentivo che non ero in grado di affrontare la prova. Mi sono bloccato. Non mi era mai successo. Si può fallire in tanti modi, ma forse non avevo mai fallito un esame. Bocciato per mancanza d’impegno durante l’anno. Quello sì. Tante volte. Fannullone. Flaneur (oggi mi appare figura sublime). Negli esami davo sempre il meglio di me. Grande affabulatore. Furbetto. Ma solo all’esame. Mai nella vita. E solo per salvarsi la vita! Nei pochi esami universitari che ho affrontato avevo messo a punto una strategia collaudata. Interrogare e non farsi interrogare. I docenti spesso apprezzavano. E poi, se non sono bastardi, si annoiano anche loro di far sempre le stesse domande. Le mie domande apparivano le curiosità di uno studente che avesse approfondito. Invece niente. Non avevo nemmeno aperto il libro. Funzionava! Ma l’altra settimana le cose mi si son presentate in tutt’altro modo. I libri li avevo aperti. Eccome! Forse è questo che porta male! Fatti tutti i tests e gli esercizi on-line e a matita sul libro. Niente da fare. Mi sono bloccato. Non lo avevo mai provato. Ad alcuni studenti succede spesso. Il panico. La sfiducia. La stanchezza. Il pianto era lì dietro la porta. Occhiali appannati. Due anni fa mi ero scavato la fossa, creato la gabbia. Iscritto al corso d’inglese per imparare ad essere pragmatico come la mia vita e la mia età mi chiedono. Grande passione il pragmatismo. Stanco di affabulare. In questo ormai son maestro. Così mi creo la gabbia da solo programmando e pagando due o tre anni di studio. Anche questo porta male. Mi sono ammalato subito. Come alla scuola elementare. Tutto si è rallentato. Ho perso il filo. Ho meno forze anche se molto meglio indirizzate. Sempre più indirizzate nel senso di conficcarmi nella lingua madre. Di non riuscire ad evaderne. Niente da fare. Da questa prigione non si scappa. E forse è anche bello e sano arrendersi ai propri limiti. Conoscerli e accettarli. Amare anche la propria piccolezza.
Non lo so se troverò la forza di riprendere. Con tutto che quella scuola mi piace davvero. Persone simpatiche. Competenti. Parlano l’inglese proveniendo dalle nazionalità più diverse. E questo mi affascina molto. Ma non è detto che io ce la faccia. Non è detto che non mi faccia bene piangere su un limite che non riesco ad oltrepassare. In fondo la vita mi ha dato molto. Mi chiamano professore comunque. Perchè non accettare di essere inchiodato, conficcato, crocifisso nella lingua madre? Perchè chiedermi anche di parlare l’inglese? Inutile invocare l’attenuante di Ceronetti. Lui che odia l’inglese e spara arguzie sublimi. Se le ripetessi, se cercassi di farle mie, mi sentirei solo ridicolo. Eppure spesso facciamo così. Usiamo gli argomenti degli altri a modo nostro! Attenzione, amici! Non possiamo dimenticare che Guido Ceronetti rifiuta l’inglese, ma è uno degli uomini che conoscono il maggior numero di lingue antiche. Non mi riesce di definirle morte. Ha tradotto diversi trattati vetero-testamentari. Legge e traduce, pubblicato da Adelphi parti di Bibbia dall’originale. Se io son conficcato nella lingua madre, lui è conficcato nella lingua di Madri ancora più antiche. Chissà come si sta! A giudicare dal suo libro che leggo più volentieri, (“Il silenzio del corpo”) si tormenta più o meno come tutti noi! Il destino non si elude iscrivendosi a un corso. Chi ha orecchie per intendere, intenda!
2 pensieri su “Precipitato nella lingua madre”
so my darling our next brunch will be in english then..
love and peace from the hot country side..looking forward to
seeing you soon..your sundays friends
Ci ho messo un po’ a capire… ma mi sembra proprio un invito a un brunch in campagna da parte di una signora! Waho! Speriamo che parli anche italiano ;-))