Più procediamo nella nostra esperienza nei te’ filosofici alla sala da te’, più mi ritorna in mente la prima volta che in quella sala sono entrato. Fu in occasione di un seminario di Augusto Sabbadini (persona preziosa, spero di riuscire a coinvolgerlo nei nostri incontri). Una piccola introduzione all’IKing di cui Sabbadini è un profondo conoscitore. Mi tornano in mente queste cose perché ho l’impressione che l’esperienza che stiamo facendo si tessa secondo leggi tutte sue. Non certo le leggi della logica e della programmazione a tavolino. Emergono nessi sincronici che mi evocano appunto più l’ IKing che non una comune programmazione culturale.
Pensando il percorso svolto fin qui non è immediato cogliere un nesso che invece per chi abbia partecipato è sorprendente. Siamo partiti dalla bellezza sostenibile. L’abbiamo trovata come il giusto modo, per ciascuno di abitare il proprio corpo. Il corpo quindi come la prima casa dell’uomo. Siamo quindi passati alla riflessione sull’abitare. Che cosa è quindi che ci fa sentire a casa. La casa è anche quanto non ci fa sentire fuori posto, fuori luogo, in un non-luogo. La casa come domicilio dell’identità. Il linguaggio come casa dell’essere. Abbiamo quindi esplorato il versante opposto. L’alterità, il viaggio che ci può portare in un territorio altro che la casa. Inconsueto, straniante. Domenica scorsa, Mario Biondi, che non era dettagliatamente al corrente del lavoro svolto, ha esordito affermando che il libro è una casa e quindi si costruisce architettonicamente. I suoi libri nascono da esperienze di viaggi. I suoi viaggi sono modi di conoscere altro e l’altro. L’esperienza del viaggio è un modo della conoscenza che tiene insieme teoria ed azione. Ma sopratutto una partecipazione di tutto il corpo alla conoscenza. Conoscenza della testa, del cuore, della pancia e dei piedi. La biografia stessa dell’autore incrocia polarità distanti. Un uomo di studi economici che ben presto si rivolge alle lettere e ai viaggi, appunto, come avventura del conoscere alternativa allo studio acccademico. Attinge il patrimonio sapienziale dell’antico oriente valutandone le connessioni con quello europeo e pervenendo ad una visone unitaria della cultura indo-europea. Il tutto senza intellettualismi, fedele ad una integrità della conoscenza umana. Intelligenza della mente, del cuore, della pancia e dei piedi. E’ questa una esigenza che a partire dal secolo scorso irrompe con prepotenza nella scena filosofica e culturale. Domenica prossima, 14 novembre, alle ore 11 sempre presso la sala da Te’ Maison du Mekong presso Cargo, Milano, via Meucci 39, ci attende un nuovo incontro con un autore, Italo Bertolasi. Si tratta ancora di un libro di viaggi, ma il punto di vista è molto diverso. Lo specifico è più visivo che letterario. Il titolo recita in modo suggestivo “Nell’anima del mondo” In esergo una promettente citazione del grande Bruce Chatwin, di cui già abbiamo parlato negli incontri precedenti. “La vera casa dell’uomo è la strada. La vita stessa è un viaggio da fare a piedi” Altre testimonianza del nostro lavoro potete trovare nel blog di Barbara Beonio Brocchieri che ringrazio e segnalo. Vi aspettiamo con grande piacere!
2 pensieri su “Pensare con tutto il corpo (Te’ filosofico del 14 novembre 2010)”
buongiorno, volevo sapere se domenica 6 marzo 2011 ci sara’ un tè filosofico e su che tema. grazie in anticipo
No, caro massimo. Per ora l’esperienza dei te’ filosofici è sospesa. E comunque viene sempre annunciata dal sito e dalla mailing-list di Cargo.
Ci saranno altri eventi ma più occasionalmente.
La stagione primaverile esorta ad altri intrattenimenti domenicali!
Grazie dell’attenzione!