Diciotto anni – La fioritura dell’individualità

Diciotto anni

Proseguendo la nostra traversata tra le tappe biografiche che ho definito “le guerre di indipendenza per la conquista dell’individualità umana”, ci avviciniamo a guardare più da vicino la battaglia dei 18 anni.
È una tappa importante. Tanto visibile ad una illuminazione concreta e radente, quanto ad una indagine “esoterica” che ne interpreti i recessi più reconditi. I misteri dell’individualità.
A 18 anni, in questa epoca, si diventa maggiorenni. Si accede, dopo il compimento del diciottesimo anno, a personalità giuridica interamente compiuta.
Si possono svolgere ruoli sociali, effettuare pagamenti e contrarre debiti di cui rispondere personalmente. Non si è più soggetti all’istituto della “patria podestà”. Si può decidere per la prima volta che cosa fare della propria vita.
Si vede qui riconosciuto il riflesso di quello che l’Antroposofia indica come l’Io, l’individualità più sacra di ogni essere umano.

La battaglia dei 18 anni

Ma intendo partire dalla più radente delle illuminazioni e guardare la scena per come la vediamo nella vita più quotidiana.
Il diciottenne affronta l’esame di maturità: affronta l’esame finale che conclude la sua formazione scolastica.

Una volta veniva definita la “licenza liceale” e pochi vi avevano accesso. Solo gli individui di buona cultura. I futuri professionisti. Quelli che avevano diritto di voto. Il “suffragio universale”, in Italia data 1945.
Oggi è richiesto a qualunque lavoratore di aver compiuta la formazione scolastica che si conclude con la prova di maturità.

Prodigando una illuminazione ancora più radente, mi piace ricordare i racconti di mio padre, diversamente da me, ottimo studente presso un collegio di Gesuiti nell’Italia meridionale.
Quando digeriva male, raccontava di rivivere in sogno l’incubo di affrontare l’esame per la “licenza liceale”.
Evidentemente era un esame che induceva un panico tale che un uomo più che cinquantenne poteva conservarne nell’anima una traccia.

In qualche modo è così anche adesso. I liceali vivono comunque l’esame di maturità come un momento decisivo per la vita.
La cosa che mi colpiva di più negli anni in cui ho insegnato nei licei steineriani è che mentre il diciottenne vive l’incubo dell’esame di maturità, trascura inevitabilmente di approfondire i capitoli finali della storia della cultura in cui siamo immersi.
Quale maturando dedica abbastanza tempo a studiare la cultura della seconda metà del Novecento: i decenni che definiscono l’identità del presente.

Lo studente

Ma da noi gira così. Non usciamo dalle scuole molto preparati al presente. Abbiamo studiato  bene, nel migliore dei casi, solo il passato. Lo abbiamo esplorato in tutte le direzioni tematiche, ci hanno familiarizzato con tutto il passato ma…

Fino a quel momento tutti i fanciulli sono condotti per mano in una formazione il più completa possibile ed parallela, se non uguale per tutti.
A tutti si offre una idea di tutto.

Il clamore adolescenziale allora spesso insorge dichiarando la propria insofferenza per questa o quella materia per cui non si ha alcuna predisposizione. Non verrà mai in mente di dedicarvisi. Anche se non è detto. A volte anche questa, come ogni evidenza, si capovolge.

Ma perché dover studiare anche quelle? Perché dover frequentare tanto pedantemente, penosamente, questo tempio del sapere universale, questa biblioteca di Babele, questo inventario del passato in cui ogni cosa trova il suo posto in uno sguardo d’insieme?

Come sempre, nelle tradizioni bene acquisite, delle buone ragioni non mancano ed è importante considerarle.

La pianta
“…la biografia umana può contemplare lo sviluppo di una pianta nel tempo.”

La biografia umana

Quando introduco il tema della biografia umana nei seminari di formazione degli insegnanti steineriani, non manco di esordire dicendo che per un verso la biografia umana può contemplare lo sviluppo di una pianta nel tempo. Uno sviluppo progressivo che assomiglia al dispiegarsi dell’organismo del tempo.
Come ogni cosa vivente si sviluppa nel tempo accogliendo le vicende del suo cammino. Come ogni storia. Con ricchezze acquisite ma anche ferite, cicatrici.

D’altro canto l’organismo biografico vivente può essere pensato anche come un seme che contiene già in sé un destino, una identità che (per chi ci crede) può avere significato in relazione alle vite passate.
Un organismo, comunque che contiene il sé un progetto che dorme già nel seme alla nascita.
Quale spazio, allora, rimane alla libertà individuale? Domanda cruciale!

 

Nel diciottesimo anno assistiamo, per la prima volta in modo compiuto, al taglio di un cordone ombelicale che collega l’individuo al tutto da cui proviene.

La direzione
“…si sceglie una unica direzione..”

A diciotto anni si sceglie una unica direzione che da quel momento potrebbe essere riconosciuta come la propria.
Ci si avvierà ad una professione piuttosto che ad un’altra, lasciando tutte le altre possibilità esplorate nell’ombra.
Il ragazzo sceglierà le lettere o la scienza come campo di una missione individuale, destinale.

L’attraversamento della soglia dei nodi lunari

E questo gesto viene interpretato dalle tradizioni spirituali astrologiche antiche o da visioni esoteriche più moderne come l’attraversamento della soglia dei cosiddetti nodi lunari.
Quelli di cui già abbiamo visto qualcosa nella crisi degli 8-9 anni. Giusto la metà del nodo lunare.
Sarebbe complesso e richiederebbe troppo tempo parlarne esaurientemente qui. Chi già possiede queste nozioni potrà proseguire la riflessione da solo, per tutti gli altri, la maggioranza a cui mi accodo, mi limito ad abbozzare un paesaggio celeste con tinte-pastello.

Nodi lunari

Nel momento della nostra nascita la Luna ed il Sole occupano una certa posizione nel cielo. Un mese dopo la Luna tornerà in quella posizione ma il Sole no. E un anno dopo sarà il Sole a tornarci ma, di nuovo mancherà l’appuntamento con la Luna che, come sappiamo, procede secondo un calendario differente da quello solare.
Il calcolo astronomico, prima delle interpretazioni astrologiche, riconosce che la ricorrenza della configurazione tra Terra, Sole e Luna si ripresenta nel tempo umano vissuto ad un ritmo di 18 anni, 7 mesi e 9 giorni.
Solo ogni diciotto anni, Terra, Sole e Luna, torneranno a configurarsi nella stessa forma assunta al momento della nascita. Qui a lato ne trovate una rappresentazione della tradizione astrologica indiana.

E seguendo il procedere di questi punti astronomici (i nodi lunari, Rahu e Ketu, secondo l’antica astrologia indiana) ci accorgiamo che questa progressione non segue la direzione solare del tempo, dall’Ariete ai Pesci, ma una direzione contraria.
Per ora dovete prendermi in parola. Sarebbe troppo complicato da argomentare qui!
I nodi lunari procedono in senso inverso a quello del tempo vissuto. Procedono in una sorta di contro-tempo.
Un destino che sembra venirci incontro dal futuro al presente per sprofondare poi nel passato. Il tempo del contrattempo. Forse quello del destino.

Quando il diciottenne varca la soglia in cui sceglie la professione, il campo in cui esprimere il proprio destino individuale, vive nell’atmosfera di questo transito. Di questo evento essenziale nella modulazione della qualità del tempo.

La professione
“…la soglia in cui sceglie la professione…”

La Luna ritorna ogni mese, il Sole ogni anno, ma solo ogni diciotto anni si ripeterà tra loro la configurazione del momento della sua nascita.
Un compleanno tutto particolare che ricorre la prima volta dopo il compimento del diciottesimo anno. L’incontro-scontro tra il tempo storico della costruzione con il tempo di un destino che risiede altrove e procede da una direzione del tempo che ci viene in contro. Dal futuro verso il presente, in una sorta di contro-tempo.

Ho scritto la prima parte di questo articolo guardando le cose con l’illuminazione radente dello sguardo sulla “vita comune”.

La seconda l’ho scritta per i lettori della nostra rivista che prediligono la cosiddetta “indagine occulta”.
Per me sono due visioni abbastanza equivalenti e sostanzialmente convergono nella mia considerazione.

Proviamo ora, come esercizio finale, a calcolare l’incidenza e la convergenza dell’una sull’altra.
Probabilmente si chiariscono e argomentano a vicenda.

Il ragazzo percorre i primi diciotto anni allevato come un figlio dell’universo stellato. Ogni individuo nasce sotto lo stesso cielo. A ciascuno viene indicato lo splendore di ogni astro. Il valore della medicina, della fisica, della scrittura o della tecnologia.
Tutto questo serve per prepararlo al momento in cui, intorno ai diciotto anni, taglierà il nastro, sceglierà la sua direzione, una sola su 356! Sarà il campo in cui sviluppare il proprio operare per il resto, forse, della sua esistenza.

Il nastro
“…intorno ai diciott’anni, taglierà il nastro…”

E questo incontro e questa scelta a volte avviene in modo imprevisto e imprevedibile.
I “visionari”, i mistici, gli astrologhi lo attribuiscono al transito dei nodi lunari ma con o senza questa immaginazione il risultato non cambia.
Tizio farà il dottore, il tal-altro preferirà il mondo degli affari piuttosto che la tecnologia o l’artigianato.

Per un verso questo gesto sarà il risultato di una lunga preparazione. Lo abbiamo preparato mostrandogli quello che sceglierà e molto altro affinché possa essere ben preparato alla scelta.
La scelta però è spesso sorprendente. Il ragazzo sceglie qualcosa che non prevedevamo. In qualche caso sceglie qualcosa che nemmeno gli abbiamo mostrato.
Ci arriva da solo chissà per quali vie.

Ma d’altro canto il mago Merlino di turno mostra di saperlo da sempre.
Piccoli gesti, fin dalla nascita, o dalla prima infanzia appaiono rivelatori. Presagi del mistero.
Lo si capiva da sempre che ha l’aria di saperla più lunga degli altri. Non potrà che fare l’avvocato. Magari delle cause perse, ma l’avvocato!
E non che non ci avevamo pensato.
Era scritto dall’inizio. E a poco a poco, dal futuro, una immagine ci viene incontro e impatta nel presente nel diciottesimo anno.

Era scritto fin dall-inizio
“…Era scritto dall’inizio…”

Giusto dove Robert Gorter, dipingendo il suo quadro in maniera toccante, indica che una finestra sul cielo si apre per qualche mese in corrispondenza del transito dei nodi lunari.
Ma quella finestra sul cielo si apre su un secondo cielo. Non quello della storia terrena. Quello scritto nel destino che dal futuro ci viene incontro.

Così tempo e contrattempo si danno appuntamento nel primo momento in cui il soggetto, per la prima volta, manifesta la sua libertà. Ma è una libertà relativa. Sarà l’incontro tra due “determinismi”.
Quello che proviene dalle ragioni della terra e quello che proviene dalle ragioni del cielo in cui proiettiamo, immaginiamo sia scritto il destino dell’uomo. Quella cosa così difficile da spiegare per le ragioni della terra. A volte persino imbarazzante per una persona civile. Per un “democratico”.
A tutti le stesse possibilità, si spera, ma poi ognuno deve andare per la propria strada e spesso si allontana di molto. Ma forse solo dalle nostre aspettative.

Resta una questione importante. Mi pare molto significativa.
Io che scrivo non sono diventato “maggiorenne”, non ho assunto personalità giuridica a diciotto anni ma a ventuno.
Ero già grandicello quando un decreto giuridico ha spostato la soglia di questa “iniziazione”.
Che significato può avere questo spostamento?
Ne parlerò affrontando la prossima battaglia. Quella del ventunesimo anno.

 

Fotografie di Roberto Tani, la maggior parte delle quali è stata scattata in Ucraina pochi anni fa.

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