La lontananza visible al buio – Psicologia del Natale 3
La lontananza visibile al buio. La luce delle stelle nella notte di Natale.
La lontananza visibile al buio. La luce delle stelle nella notte di Natale.
Riprendo con questa paginetta sia la riflessione sull’inverno come camera oscura in cui si sviluppano le immagine scattate nella foto-camera del cuore, sia la riflessione sulla psicologia del Natale.
Il Natale è collocato nel momento cruciale del solstizio d’inverno.
Vorrei provare a dire qualcosa sul Natale prescindendo inizialmente da ciò che riguarda la Cristianità. Non mi piace spiegare il cristianesimo con altro cristianesimo, con la teologia, con l’Antroposofia, con l’occultismo. Come ammoniva Jung, non spieghiamo cose già oscure con altre ancora più oscure!
La meditazione di cui vi offro è la traccia di un percorso immaginativo. Una meditazione che parte dal respiro, ma che amplia poi in un suggerimento guidato di elementi immaginativi proprio di altre forme di meditazione in contesti anche differenti. La prima parte che voglio condividere è una meditazione sul Natale come il compleanno del Sole. Colloca il momento così particolare nel corso stagionale dell’anno.
Avvicinarsi al Natale sembra ogni anno più difficile. Per fortuna ho scritto delle pagine utili per intuire di cosa si parli quando si parla del Natale.
Le fratture, nella biografia umana, secondo la Medicina Antroposofica, costituiscono un potente richiamo dell’Io a riparare l’elemento saturnino dell’osso. Quella lavanda dei piedi che il Sole prodiga al Saturno dell’osso.
Le fratture sono eventi. La nostra biografia non riesce a farne a meno. Quali fratture hanno costellato il corso del tempo della nostra biografia? Che lavoro può essere il lavoro interiore di un fratturato?
Quella delle notti sante è una narrazione che mi tocca sempre profondamente. Quella che indica le dodici notti tra il Natale e l’Epifania come il seme dei dodici mesi dell’anno avvenire. E proprio nelle vacanze di Natale mi sono ritrovato a sfogliare il quaderno nero in cui ho appuntato temi ed immagini estive e mi sono reso conto che una minima parte di quegli spunti l’ho portato qui a compimento. Sviluppo e fissaggio.
Da una prima felice estrazione è nata la paginetta che sto preparando e che leggerete le prossime settimane.
Nel frattempo però, mi trovo per le mani gli scatti che l’impareggiabile amico e collaboratore Roberto Tani ha eseguito in occasione della inaugurazione della mostra di Barbara Santagostini.
Abbiamo mai riflettuto sull’etimologia di questa parola? Eccola. Viene dal verbo vacare. Essere vacante. Non esserci più. Non stare. Vagare. Forse sognare.
“Sono vivo ed è solo l’inizio!” Pare che lo abbia esclamato anche il bambino sopravvissuto alla strage di Erode!
Forse, se ne abbiamo così tanto parlato, c’è in tutti noi il desiderio inconscio che il mondo finisca.
Il Mondo ha bisogno dell’ offerta del lavoro umano. Ma che cosa davvero so fare? Che cosa ho da offrire al Mondo?
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