La casa dei libri addormentati

La casa dei libri addormentati

LEGGERE COME PERDERSI, SCRIVERE COME RITROVARSI. Parte prima. Da molti anni medito su come spesso leggere mi appaia come un modo di perdersi, scrivere come un modo di ritrovarsi. Leggere e scrivere, allontanarsi o riavvicinarsi a sé stessi, risultano allora atti respiratori analoghi all’inspirazione o all’espirazione.

Un discreto monumento alla mia modesta persona.

Un discreto monumento alla mia modesta persona. Così mi appare questo sito nel momento dell’inaugurazione. Francamente non me l’aspettavo. Se ancora non è arrivato, sicuramente sta arrivando. Forse lo avrei pensato prima. Quando non sapevo di non essere in grado di sostenerlo. Un monumento, se pur discreto, ha il suo peso. Sicuramente, acquisita questa consapevolezza, lo avrei immaginato dopo. Siamo alle solite. Ah, Vertiginedeltempo! #Sappiatelo: per me è una interiezione frequente. Almeno quotidiana. Se accade ora non è solo per qualcosa che io abbia deciso o determinato. Arriva adesso perché altri, nei modi più diversi, lo hanno determinato. Fosse stato per me…. Alla fine è davvero bello arrendersi a questa evidenza. Siamo fatti d’altro. Siamo altro da ciò che pensiamo. Siamo determinati dall’incontro con l’altro. L’ immagine di noi stessi più fedele di cui possiamo disporre è sicuramente quella che attingiamo chinandoci sullo sguardo dell’altro. Lo specchio di Narciso è l’occhio dell’altro. Non il nostro occhio che mai potrà percepirci. Gli organi di senso son tutti rivolti all’esterno. Ma tornando al monumentino in cui mi trovo eretto, tornando a lui, tornando a quel legno (spero non a quel marmo) la prima cosa che mi vien da pensare è quel verso di Dante, poeta che pur non frequento…. Io non so ben ridir com’io v’entrai tanto ero pieno di sonno a quel punto Ma quel punto lo ricordo comunque. Sfuma tutto il resto. Sfuma nelle nebbie del sogno il percorso da quel punto in poi. E i punti importanti sono sempre punti apparentemente accidentali. Era la metà degli anni 90 e per caso mi trovavo in riva al mare a Cesenatico. Erano i primi di settembre, accompagnavo la mia prima moglie ad un convegno di insegnanti cui non partecipavo. Riflettendo, in uno di quei posti davanti al mare, pensai con determinazione […]

I nanetti calzolai. Per il Te’ filosofico del 17 ott. 2010

Maison du Mekong

Con queste poche parole vorrei invitarvi al te’ filosofico di domenica prossima. Da due settimane ci manco. Una prima volta per turno di riposo, la seconda per malattia. Di questa mi dispiace particolarmente. Domenica scorsa è partito il secondo segmento del nostro percorso di navigazione. Quello che ci porta a chiederci cosa significhi abitare. Abitare un casa, una città, un pianeta. Per un verso ciascuno viene qui a Cargo per perfezionare il proprio abitare, la propria abitazione, per altro verso la domanda “che cosa significhi abitare” potrebbe trovarci imreparati. Forse non abbiamo nemmeno intenzione di porcele. Non è che se non ce lo chiediamo non continuiamo a “costruire la nostra casa” interiormente o esteriormente. Ciò che è umano ha questa ambiguità fondamentale. Possiamo fare un passo filosofico è chiederci perché, cos’è, come? Possiamo continuare senza chiedercelo. L’intuizione di cosa ci serve per “sentirci a casa” lavora silenziosamente in noi. Depositata sul fondo. Inconsciamente, se siamo in vena di psicologismi. Altrimenti va bene lo stesso. Lavora di notte come i nanetti calzolai al desco del calzolaio addormentato. Non so se ci sarò domenica. Lo vorrei molto. Altrimenti sarò il calzolaio addormentato. E la parte dei nanetti calzolai la faranno le amiche fidate. Le colleghe BBB e VV. Barbara Beonio Brocchieri e Viviana Paramithiotti. BB ha compilato con diligenza un sommario e lo ha pubblicato sul suo blog. Per parte mia, se ci sarò, come spero, interrogherò! Eh, eh…. la grande arma degli insegnanti! Scherzo! Vorrei invece concludere con una riflessione che mi sta a cuore. Se, come mi auguro, sarò presente domenica, vorrei chiedere ai partecipanti di raccontarmi che cosa ricordino dei due precedenti incontri precedenti. Prova cruciale per tutti. Esperimento che ci mette a nudo e che verifica il senso del nostro cammino. Anni fa, quando insegnavo storia delle religioni al […]

Il tema dell’ABITARE al Te’ Filosofico di domenica 10 ottobre

Cari amici, il circolo virtuoso indicato le settimane scorse in precedenti posts prosegue e sembra consolidarsi negli appuntamenti del Te’ Filosofico la domenica mattina alle 11 alla Maison du Mekong presso Cargo a Milano. Domenica scorsa non ero presente e non posso darvi testimonianza. Spenderei invece volentieri qualche parola per invitarvi alla presentazione di un libro del prof. Silvano Petrosino edito da Jaka Book di cui trovate una scheda qui. Come il mese scorso, prendiamo spunto dalla presentazione di un libro, il cui autore si presti ad intervenire personalmente prestandosi al dialogo filosofico. Dialogo che poi proseguirà per altri incontri di approfondimento della riflessione. I temi che avevamo annunciato come prioritari, oltre al tema già svolto della cosiddetta bellezza sostenibile (estetica/etica), erano quelli della “fenomenologia” dell’abitare e della relazione di coppia e dell’educazione dei figli. Cominciamo così domenica 10 ad affrontare il tema dell’abitare. Essendo Cargo un luogo prevalentemente indirizzato all’arredamento della casa. A rendere il nostro abitare coerente con il nostro stile di vita, con la nostra estetica, con le esigenze del nostro abitare. Ma, a questo proposito: che cosa significa abitare? Quando abbiamo la sensazione di sentirci “a casa nostra”? Che cosa ci fa sentire “orientati” e abitanti questo mondo? Sono domande che non solo possiamo porci in modo concreto pensando alla nostra esperienza, sono domande che attraversano la filosofia contemporanea dopo Nietzsche. Penso ad Heidegger, Levinas, Derrida ed altri. Che cosa significa abitare, costruire (o de-costruire), coltivare, pensare? Sentirsi a casa o sentirsi in uno stato di straniamento? In sintonia o meno con la città o con l’ambiente. Inizieremo questa riflessione con l’aiuto di Silvano Petrosino, Professore associato confermato di Semiotica, Facoltà di Lingue e letterature straniere dell’Università Cattolica di Milano, incaricato di Filosofia Teoretica presso la Facoltà di scienze della formazione della sede di Piacenza. L’appuntamento, […]