Dalla grotta di Prospero. Prosperità e de-crescita (Solstizio d’estate 2016)

Solstizio d'estate 2016

Si avvicina a grandi passi il solstizio d’estate 2016, la festa di San Giovanni! La festa dei fuochi accesi in terra per essere visti dalle stelle più lontane. Un appello ad essere salvati dalla perdizione solare del solstizio d’estate. Il “Sogno di una notte di mezza estate” o “La notte di San Giovanni “ di Ibsen rappresentano bene questa confusione maniacale che ci rende vacanti da noi stessi, letteralmente fuori dalla nostra testa.
Per questo abbiamo bisogno di lanciare le nostre richieste di soccorso. Di essere visti nell’oscurità dalla stelle più lontane a cui innalziamo i nostri fuochi in questa notte speciale. Notte di streghe e incantesimi. Vacanzieri!

[divider] Quando ero bambino mi hanno insegnato a santificare le feste.
La domenica con mio padre si andava a messa in Duomo. Mio padre non era uno che per la chiesa si scaldasse e sospetto che l’aperitivo che contestualmente assumeva, con qualche stuzzichino che offriva anche a me, fosse più sacra del pane e del vino, del corpo e del sangue di Cristo, la cui presenza era garantita nella comunione del rito eucaristico. A casa intanto la mamma preparava maccheroni al sugo e pollo arrosto con patate. Io avrei preferito il risotto giallo ma mio padre era un terrone e se non vedeva la pasta rossa… Già da allora quel pomodoro cotto lo digerivo male.

Dopo i trent’anni ho imparato a sacralizzare ogni respiro. Sedendomi sulla riva del fiume ho imparato a riconoscere che ogni cosa viene e va. La pasta rossa o il risotto giallo.
Tutto respira. Le sensazioni iniziano, attraversano un punto massimo, un solstizio, poi declinano. A volte hai l’impressione che vogliano dirti qualcosa. A volte ne dubiti.
L’importante è restare e guardare con attenzione l’unico attimo davvero sacro: il presente. Lì non c’è più domenica, Pasqua o Natale, estate o inverno.

Dopo i quarant’anni, ho imparato a riconoscere che anche la terra su cui poggio i piedi mentre respiro è un essere vivente e respira anch’essa. Malgrado sorregga tutto il nostro peso.
Ma se il mio respiro è corto, il suo è lungo, molto più lungo.
Un atto respiratorio della terra impiega un intero anno.
I due solstizi sono il punto di massima inspirazione o espirazione.
La festa del solstizio d’estate è il culmine dell’espirazione.
Le foglie sono tutte soffiate fuori, sono tutte in rigoglio, come l’aria che espiriamo dai polmoni pieni.
Come indicavo in quest’ultimo anno, siamo soffiati da un vento che ci butta fuori di testa. In vacanza. In istato vacante.

Riguardando quest’ultimo ciclo respiratorio della terra, quest’ultimo anno, mi sento fortunato. Malgrado abbia avuto soddisfazioni e frustrazioni sono riuscito a santificare le feste comandate. Ciascuna a modo suo. Senza particolari ritualismi stereotipati.
A san Michele, equinozio d’autunno, ho parlato dell’Antroposofia ad un pubblico di filosofi.
A Natale, per l’Avvento non ho acceso candeline della corona ma ho acceso le fiammelle dei led dell’Ikea dietro le radiografie istoriate dai segni di una amica artista e per tutto il periodo di Natale sono rimaste accese ed esposte nello spazio intorno a me.
Per Pasqua mi è toccato di risorgere dalla frattura di un piede e solo ora, a Pentecoste suonata, riesco ad emergerne.

E alle soglie del solstizio d’estate mi sorprendo a considerare, fino a pochi giorni fa non ne ero cosciente, che nei giorni del solstizio d’estate mi troverò felicemente coinvolto in una impresa teatrale.
Un anno dopo la felice esperienza della presentazione del mio libro in forma teatrale, il seme del teatro ha lavorato per un intero anno su un terreno, dio sa quanto, già fecondato in me da anni.
L’affetto e la stima per Paola Giacometti e la compagnia degli Off-blu mi ha motivato ad approfondire questa esperienza.

[frame src=”http://francescopazienza.it/wp-content/uploads/2016/06/il-mondo-magico-di-Shakespeare.jpg” width=”IMAGE_WIDTH” height=”IMAGE_HEIGHT” lightbox=”on” title=”Il mondo magico di Shakespeare” align=”center” ]

 

Un anno fa, sulla scena, ho raffigurato me stesso nell’esercizio della mia professione.
È stato relativamente facile.
Questa volta però mi è stato chiesto di interpretare il ruolo di Shakespeare in persona e, sinceramente, mi è venuto da ridere.
Per fortuna però la sceneggiatura di Paola prevedeva uno Shakespeare che, nella tempesta, abbia perso la memoria.
Qui ho cominciato a sentirmi un po’ più a mio agio.
Ho cominciato a mettere in questo personaggio la mia parte più “stordita”. Grazie ai traumi cui la mia vita mi ha sottoposto, avevo ed ho discreto materiale.
L’ho investito con tutto il cuore per impersonare uno Shakespeare-stordito che ha perso la memoria e crede di essere Prospero. Il personaggio della sua ultima commedia.

Prospero che nasconde nel nome quella promessa di Prosperità così connaturata allo spirito della società industriale di cui Shakespeare ha vissuto l’aurora.
Una prosperità garantita dalla scienza combinata in un certo modo con la tradizione magica mai estranea alla storia dell’Europa moderna. Fatta di sovrani intriganti ma anche di ombre di streghe e di studi magici. Il principe di Machiavelli ma anche Cagliostro e l’illuminismo dei Rosacroce. Il Prospero shakespeariano trascura la cura dello stato per dedicarsi ai suoi studi segreti. Ancora oggi lo fanno in molti. La domanda di senso dell’esistenza prende le pieghe più imprevedibili. Si insegue la domanda di senso di sé fin nell’occultismo!

L’esito di tutto questo è sotto gli occhi di tutti. L’aspettativa di una Prosperità crescente sta lasciando il posto alla percezione imprevista della de-crescita. Se il PIL è sinonimo di prosperità… sembra che nemmeno lui ce la faccia ad espandersi all’infinito. Forse scopriamo che anche lui respira… Cresce e de-cresce. Ma questo qualcuno non l’aveva previsto!

Viviamo nelle ore in cui addirittura temiamo la Brexit. Un anno fa paventavamo analogamente la Grexit, espulsioni eventuali che comunque danno molto da pensare: la Grecia o l’Inghilterra!
Allora questo spirito così attuale, lo Shakespeare-stordito, affetto da diffusione della personalità verso i suoi stessi personaggi, costituisce un emblema toccante.

Si, a fare lo Shakespeare-stordito ci sto provando anche se è ben diverso trasfigurare sè stessi in un personaggio o incarnare qualcosa d’altro. Che comunque, come ho mostrato, rivela qualcosa di sé. In questo caso lo Stordito che mi è ben più congeniale.

Solo ora, pochi giorni prima mi rendo conto che probabilmente il teatro è il mio modo di celebrare il solstizio d’estate, la festa di san Giovanni e i suoi fuochi.
Comincio a capire che è il mio modo di celebrare il Solstizio d’estate. Il mio modo di perdermi e di lasciarmi andare.
Ma ho vissuto momenti molto difficili in queste settimane e una cosa mi ha sempre sostenuto e non mi ha mai fatto pensare di desistere. Malgrado acciacchi e inconvenienti piuttosto vistosi.
Mi ha sostenuto la fiducia e soprattutto la pazienza della compagnia degli attori che ha tollerato fin troppo bene i miei limiti evidenti.
E l’intuizione della regista-sciamana.
Mi prendo la libertà, spero a Paola non dispiaccia, di condividere un brano di una nostra conversazione privata:

“Non ho sbagliato ad attribuirti la parte perché sono sempre più convinta che tu sia Prospero che deve rinunciare alla sua magia per darsi alla preghiera, al perdono e alla comprensione… Credo che ti sia data una possibilità meravigliosa in questo gruppo che ti ha accolto a braccia aperte e che ti ha offerto il suo aiuto, ascoltali e coglilo, sii parte di loro senza narcisismi e lasciando il Pazienza psicanalista e autore nel suo letto e troverai qualcosa di più magico ancora della tua magia, ne sono sicura, ma devi lasciarti andare, devi aprirti a loro… a noi… perché non l’hai ancora fatto veramente… “

Mi si chiede così la sfida ancor più grande di quella di interpretare una parte impegnativa.
Non è forse ancor più difficile lasciare andare sé stessi o ciò a cui ci aggrappiamo forsennatamente pensando a noi stessi?
Paradossalmente al senso di Sé è meglio non pensarci troppo.
È meglio lasciare andare…

Non so davvero quanto e come riuscirò in questa impresa ancor più magica dello scatenamento della Tempesta.
Non è la tempesta, i venti apocalittici che ci spaventano. A questi ci stiamo abituando.
L’opera magica più grande non è scatenare o sopravvivere alla Tempesta.
La grande opera che ci viene chiesta e di lasciare andare sé stessi!

Che senso ha allora questa pagina che ho compilato?
Ha il senso paradossale di un coscienzioso catalogo di tutto quanto mi è chiesto di lasciare andare.
Nel monologo finale dovrò pronunciare la fatidica frase che Shakespeare mette in bocca a Prospero:

“Questa rozza magia io adesso abiuro!”

Chissà quanto ci riuscirò? Per fortuna non starà nemmeno a me giudicare.
Continuo a provarci con ostinata determinazione.
Ma il mistero della festa di San Giovanni, i fuochi accesi nella notte d’estate è il mistero della perdizione!
A questo proposito da qualche parte un amico poeta non smette di ripetere:

Non ci si perde mai abbastanza e mai come uno vorrebbe!

In questo cammino di perdizione mi sono stati di grande aiuto i sonetti di Shakespeare. Due versi in particolare, l’esordio del terzo sonetto…

“Guarda nel tuo specchio e di’ al volto che ci vedi
che ora è il tempo per quel volto di formarne un altro”

Il mio riferimento è evidentemente umoristico.
Mentre il sonetto approda alla generazione di un figlio, conduce al volto di un neonato e di un bimbo, io ci ho trovato i panni di un vecchio stordito e una parrucca d’argento!
A tingermi i capelli però non ho mai pensato.

Per chi mi voglia accompagnare in questa curiosa follia ecco la locandina per quanti potranno e vorranno intervenire

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PS. Il riferimento all’idea del corso dell’anno come ciclo di respirazione della terra, è reperibile, per chi lo voglia riprendere, nelle opere di Rudolf Steiner “L’esperienza del  corso dell’anno in quattro immaginazioni cosmiche” e “Il calendario dell’anima“.

3 pensieri su “Dalla grotta di Prospero. Prosperità e de-crescita (Solstizio d’estate 2016)

    1. Grazie dell’attenzione! Ti vedrò con immenso piacere, provo a non intimidirmi nemmeno per il tuo giudizio!
      Sarà pur sempre una notte di s. Giovanni!
      Sulla locandina c’è un indirizzo email e il cellulare di qualcuno di noi per informazioni ma non siamo in grado di gestire prenotazioni!
      Il teatro è in un complesso che sta tra il circolo di quartiere s.Rita-Barona e un centro sociale.
      Il teatrino è discreto ma non prevediamo di riempirlo. Quindi se vieni per tempo non dovrebbero esserci problemi.
      Un abbraccio affettuoso!

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